In questi giorni a Trento si discute per la partenza della Comunità di San Patrignano, per tanti anni così preziosa per tante persone che hanno trovato in essa una casa, un rifugio, un luogo in cui rinascere.
Mentre come tanti mi dispiaccio per la fine di un’ esperienza così significativa e preziosa, vorrei segnalare che una nuova cittadella della speranza sta sorgendo nella nostra città. Presso il convento di San Bernardino, in via Grazioli, là dove per tanti anni ha vissuto il carisma del “più santo degli italiani” e del “più italiano dei santi”, Francesco d’Assisi, infatti, viene inaugurato in questi giorni il centro Kaire di Nuovi Orizzonti.
Si tratta di una realtà che ho conosciuto alcuni anni orsono -quando Nuovi Orizzonti aveva sede, nel nostro Trentino, solo presso Cei-, grazie ad una suora del Sacro Cuore, e ad alcune alunne adolescenti, che un giorno mi chiesero di accompagnarle in quella comunità per drogati e disperati. Meglio: in quella comunità di risorti. Fu per me, allora, una esperienza di grazia. Credo, infatti, di vivere in un tempo di smarrimento e di buio crescente, in cui spesso le tenebre sembrano sconfiggere la luce; in cui l’odio sembra vincere sull’amore e la disperazione sulla speranza. In cui tutti abbiamo sempre più sete di un luogo e di persone che diffondano intorno a sé luce, forza e conforto.
Ebbene, cosa vidi, lì, allora, a Cei, e cosa auguro di sperimentare a tanti, oggi, presso il nuovo centro Kaire?
Vidi che è proprio vero che “là dove abbondò la colpa, sovrabbonda la grazia”; vidi che coloro che erano precipitati nell’abisso, nell’inferno della droga e dell’auto-distruzione, erano poi divenuti uomini sorridenti, vitali, gioiosi. Vidi che le mie alunne, né drogate, né criminali, ma solo, spesso, come tanti, svuotate di desideri, di fiducia, di speranza, bevevano da quei volti, da quelle storie di resurrezione, un senso di fiducia, uno slancio tutto nuovo. Da allora, quando riesco, partecipo alla “luce nella notte”, quest’esperienza di preghiera comunitaria, tipica di Nuovi Orizzonti, in cui il Santissimo, esposto a lungo agli sguardi, alle lodi, forse anche alle imprecazioni di “sani” e “malati”, è ancora oggi Medico e Maestro come quando camminava per le strade del mondo, duemila anni fa. E’ ancora capace di invitarci, con la dolcezza di allora: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò”.
La vita interiore è tutto, quella esteriore nulla; la gioia vera del cuore vivifica e ricostruisce anche uomini distrutti di cui rimaneva solo un involucro quasi appassito, trasformandoli, come dice Chiara Amirante (nella foto), in “cavalieri di luce“: lì, a Cei, ora anche a Trento, è possibile vederlo, toccarlo con mano. Perché chi aveva bisogno di aiuto, di sostegno, di amore; chi era vicino al naufragio e sembrava perduto, è divenuto oggi -grazie all’incontro con le persone che animano Nuovi Orizzonti con la loro abnegazione e generosità-, dispensatore, ad altri, piagati nell’animo, di un amore decuplicato, che si vuole rovesciare su tutti coloro che lo desiderano.