Napolitano premia lo scrittore Eugenio Corti

La notizia ha del sensazionale: il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, a poche ore dallo scadere del proprio mandato, ha conferito allo scrittore cattolico Eugenio Corti la Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte.

Lo scrittore, oramai novantaduenne, ha reagito in maniera molto equilibrata alla notizia della premiazione. Nella sua ottica, infatti, tutto quel che accade trova risposta nel disegno provvidenziale di Dio; inoltre, i riconoscimenti in quanto tali non aggiungono o tolgono nulla al merito di una persona, in quanto le cose veramente importanti nella vita sono ben altre, come, in primis, l’aderire giorno per giorno alla volontà di Dio. Ad ogni modo – ha proseguito lo scrittore –, “sono felice che le importanti traversie attraverso le quali sono passato vengano ricordate grazie ai miei scritti. Per me questo è sufficiente e mi conforta che un tale genere di memoria non venga perduto”.

La Medaglia conferita a Corti da Napolitano è la decima onorificenza attribuita – da diversi organi e per differenti motivi – allo scrittore e va ad aggiungersi al Premio Internazionale Medaglia d’Oro al merito della Cultura Cattolica, ricevuto da Corti nel 2000, e all’Ambrogino d’oro del 2007.

Secondo una ricerca condotta nel 2000, Eugenio Corti è lo scrittore cattolico vivente più amato in Italia. Autore del romanzo Il cavallo rosso (Edizioni Ares, p. 1280), oramai giunto alla ventisettesima edizione e tradotto in ben otto lingue, Corti è anche noto per la sua profonda conoscenza della realtà comunista e per la sua strenua fedeltà al Magistero ecclesiastico. Fine osservatore del mondo contemporaneo, lo scrittore non può che attribuire i massacri occorsi nel Novecento e le derive morali contemporanee – che hanno portato alla legalizzazione del divorzio e dell’aborto, ad un uso sempre più massiccio di droga, e via discorrendo – ad una sorta di “scristianizzazione” della società. Infatti, in virtù di un processo che Corti reputa essere iniziato già nel Rinascimento, Dio è stato relegato ad un ruolo sempre più marginale all’interno della società, mentre al Suo posto è stato innalzato l’uomo. Tuttavia – sostiene ancora lo scrittore –, le società che escludono Dio dal proprio orizzonte finiscono per essere asservite al “principe di questo mondo”, ossia al diavolo, che ha quali caratteristiche precipue quelle di essere omicida, menzognero e scimmia di Dio.

L’unico modo per porre freno alla secolarizzazione è mettere in pratica gli insegnamenti di Cristo. E in tale prospettiva Eugenio Corti – che ha donato tutta la propria vita alla realizzazione del versetto del Padre Nostro che recita: “Venga il Tuo Regno” – è un modello da seguire.

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