Si sente spesso ripetere che preti e suore non dovrebbero esprimersi sull’educazione dei figli in quanto privi dell’esperienza della genitorialità. Questa critica non tiene conto della maternità e della paternità spirituale che, a volte, avrebbe davvero moltissimo da insegnare ai genitori biologici.
Il primo compito della madre è quello dell’accoglienza, la capacità di ricevere l’altro come un dono e un mistero prezioso con gratuità e riconoscenza. Chi, meglio di Madre Teresa di Calcutta, ha saputo accettare, accogliere e sacrificarsi per amore? I suoi non sono stati certamente figli di sangue, ma sono stati tutti figli del suo cuore.
Nella nostra attuale società i ruoli si stanno vistosamente invertendo: padri non più in grado di assumere decisioni e carenti di virilità, donne “gendarmi” che scimmiottano le caratteristiche prettamente maschili… Ecco perché in questa sede è opportuno ricordare a tutte le donne l’insegnamento di Madre Teresa: «Non permettere mai che qualcuno venga a te e vada via senza essere migliore e più contento. Sii l’espressione della bontà di Dio».
Come? Quali sono le credenziali della donna? «Bontà sul tuo volto e nei tuoi occhi, bontà nel tuo sorriso e nel tuo saluto […] Offri sempre un sorriso gioioso. Dà non solo le tue cure ma anche il tuo cuore». Nella loro semplicità queste parole di Madre Teresa esprimono la vera necessità dei nostri tempi; basta guardarsi intorno per vedere quanti bronci e quanta mancanza di tenerezza colmino certi volti di donna, certi volti di madre.
Secondo Madre Teresa bisogna invece condividere la gioia di amare e la gioia di condividere: «la gioia brilla negli occhi, esce attraverso le parole e va… Quando le persone vedranno una felicità continua nei vostri occhi, farà loro scoprire di essere figli amati da Dio. Senza la gioia non c’è amore e l’amore senza gioia non è vero amore». Ma come possiamo offrire sorrisi autentici e carichi di affetto se il nostro cuore è una tomba?
Madre Teresa non amava usare termini intellettuali, ma esprimeva molto bene il concetto di individualismo che oggi troneggia, sapendo che al mondo ci sono degli ammalati non infermi nel corpo, ma nell’anima, che spesso vogliono ammalarsi sempre di più: «c’è moltissima sofferenza nel mondo. La sofferenza materiale è la sofferenza di chi ha fame, di chi non ha una casa, di chi è malato, ma continuo a ritenere che la sofferenza più profonda sia quella di chi è solo, di chi non si sente amato, di chi non ha nessuno. La peggior malattia che un essere umano possa mai sperimentare è quella di non essere considerato».
La sensazione che qualcuno ci ami: ecco qual è la missione della madre. La donna è per natura la creatura che dona la gioia di vivere, la speranza, la sua tenera carezza d’amore. A questo proposito, la piccola matita di Dio, racconta un aneddoto: «Non dimenticherò mai quel giorno. Stavo camminando sulle strade di Londra quando incontrai un uomo apparentemente solo, così solo, così triste. Mi avvicinai, gli presi la mano e gliela strinsi (le mie mani sono sempre calde), lui mi guardò e disse: “Oh, dopo tanto, tanto tempo sento il calore di una mano umana”. Per molto tempo nessuno l’aveva toccato, nessuno gli aveva dimostrato amore: divenne una persona completamente diversa. Mi diede un così grande e bel sorriso perché sentì il calore dell’amore. Per questo dovete pregare affinché impariate questo dono di Dio… poiché Dio vi ha creati per questo. Niente di complicato. Dio ci ha creati per amare, ci ha donato un cuore per amare, perciò usate questo dono di Dio condividendo la gioia di amare concretamente».
Usa proprio il termine concretamente, perché amare non è semplicemente seguire la ricetta dello sperperare sorrisi (avete presente quelle giornate talvolta indette per abbracciarsi fra sconosciuti, senza impegno, senza senso?): «Quando moriremo saremo giudicati per quello che siamo stati gli uni per gli altri. Egli ha detto: “Avevo fame e mi hai dato da mangiare, ero ignudo e mi hai rivestito, non avevo una casa e mi hai offerto un tetto. Se accogli un bambino in Mio nome, tu accogli Me”».
Guardare negli occhi con gli occhi di chi guarda Dio. Non è facile amare come Dio ci chiede. Molte madri, spesso condizionate dall’ignavia di chi le sta accanto, decidono di sottoporsi alla disumana pratica dell’aborto, anche per evitare di assumersi le responsabilità che l’amore comporta. Altre madri vivono mettendo i figli in secondo piano, facendo prevalere il proprio ego e rinnegando il proprio ruolo di delicatezza e accoglienza: «L’amore, per essere vero, deve costare fatica, deve fare male, deve svuotarci del nostro io». Ci vuole coraggio per dare, per donarsi totalmente e pienamente senza riserve all’altro, specialmente ai più indifesi, che non hanno nulla da ricambiare. Dove trovare una fonte e una riserva per questa meravigliosa missione? Dal Fornitore di amore più grande, l’Amor che move il sole e l’altre stelle…
Fonte: Zenit.org
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