Sinodo 2012, l’intervento del Patriarca Moraglia

 

I lavori del Sinodo per la Nuova Evangelizzazione proseguono, di seguito l’intervento di S.E. Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia.  Il contributo mette al centro il rapporto tra fede e ragione come chiave ineludibile per ridare slancio alla vita ecclesiale. Da leggere con attenzione.

 

 

“L’intervento riguarda i nn. 153-157 dell’Instrumentum laboris: il punto “Fede e conoscenza”. Sulla linea del magistero costante della Chiesa e, più recentemente, di Giovanni Paolo II (Fides et ratio) e di Benedetto XVI (Lectio magistralis, Regensburg, il 12 settembre 2006), auspico che la nuova evangelizzazione riservi maggior spazio alla catechesi, con speciale attenzione alla complementarietà fede, ragione.

Siamo grati all’impegno di chi con competenza e sensibilità si fa carico della pastorale dell’alta cultura, favorendo il dialogo con gli intellettuali e gli scienziati cristiani, con quanti sono in onesta ricerca. Anche sul piano della catechesi ordinaria ci si deve incamminare verso una più condivisa coscienza circa la dimensione culturale della fede, affinché il credente non viva una sudditanza psicologica e si percepisca in ritardo sul quadrante della storia.

Non di rado, il cattolico vive una sorta di complesso d’inferiorità nei confronti della modernità e postmodernità per un personale, non risolto conflitto tra fede e ragione. Il silenzio del cattolico-medio, nel dare ragioni della sua speranza, è fragorosissimo. Oltre a potenziare il primo annuncio, la lettura della Bibbia, la lectio divina, – sulla linea della Dei Verbum e dell’esortazione post-sinodale Verbum Domini- ritengo necessario, in ordine alla nuova evangelizzazione, rinsaldare il legame strutturale tra ragione e fede.

Si tratta di far entrare la cultura nella pastorale ordinaria; ciò, oggi, risponde a una diaconia cristiana nei confronti della storia, di fronte a una cultura che si elabora sempre più a partire dal sapere delle scienze e della tecnica, generando un pensiero strumentale e funzionale. In tale situazione, in Italia, la maggioranza dei giovani, compiuta l’iniziazione cristiana smarrisce il rapporto con la Chiesa, la fede, Dio. Molteplici le cause; ritengo, però che, in non pochi casi, la fede non sia supportata da una catechesi amica della ragione, capace di una vera proposta antropologica e in grado di legittimare la plausibilità della scelta cristiana.

E’ necessario rilanciare il CCC [Catechismo della Chiesa Cattolica, NdR] dando maggiore spazio ai contenuti affinché la fede non si riduca ad una fede “fai da te”; la fides quae non di rado è carente nelle nostre catechesi; è importante la metodologia ma non a scapito dei contenuti o dell’esperienza elevata a luogo teologico. Se con Dio o senza Dio tutto cambia, è doveroso ricentrare la catechesi su Dio e su quanto la rivelazione cristiana dice di Lui, non dimenticando che il Dio di Gesù Cristo – come ricorda Benedetto XVI – è insieme Agape e Logos. “

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Autore: Libertà e Persona

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4 pensieri riguardo “Sinodo 2012, l’intervento del Patriarca Moraglia”

  1. Mi pare perfettamente centrato un obiettivo capitale per la nuova evangelizzazione.

  2. Ottimo intervento Eminenza!
    Auspichiamo che alle parole, fortemente condivisibili, seguano i fatti da parte di tutti gli interessati a partire dai vescovi fino ad arrivare ai catechisti (passando dall’anello più problematico: i preti).
    E il grosso della partita passa anche dai seminari perchè diventa fondamentale anche la formazione dei futuri preti.

  3. Possiamo pregare affinché nei seminari si oda forte la voce del Card. Piacenza, prefetto della Congregazione per il clero e paladino della fede.

  4. Scusate non capisco, come si dovrebbe presentare il catechismo in pratica? e come si evidenzia l’aspetto razionale della fede, nella dottrina?

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