Cattolico? No. Centro-destra e centro-sinistra

«“La Chiesa deve diventare credibile”. Così come suona, il concetto è mal formulato e inaccettabile, perché fa delle esigenze e delle persuasioni degli uomini il metro per giudicare l’azione e la realtà dei cristiani, mentre l’unico metro resta il Signore Gesù e la sua verità. La Chiesa deve sforzarsi di essere sempre più credente; in tal modo diventerà sempre più credibile agli occhi dei non credenti ben disposti, che ricercano la verità, e sempre più incredibile agli occhi dei non credenti che non hanno nessuna voglia di credere.» (Card. Giacomo Biffi)

di Luisella Saro

“Cristiano cattolico” è una parolaccia? Badate che non pongo la domanda agli “altri”: a chi cristiano cattolico non è, e prova, nei confronti dei credenti, indifferenza o astio. La domanda è rivolta ai battezzati; a quelli che la domenica vedo a messa davanti, dietro, in parte a me. A chi si impegna in parrocchia. Ai colleghi di scuola, ai politici, a chi opera nel sociale, a coloro che appartengono a un qualsiasi movimento ecclesiale… A noi.
Se “cristiano cattolico” non è (ancora) una parolaccia, il sentore è che, questi, siano comunque diventati aggettivi inconsistenti: senza sostanza.
Faccio degli esempi.
Ho assistito a incontri e dibattiti sulle difficoltà attraversate in questo periodo dalle scuole paritarie, dall’infanzia in su, e mi è capitato di ascoltare anche per più di un’ora relatori (sacerdoti compresi) che mai – dico mai – hanno pronunciato l’aggettivo “cattolico”. Mai. Per rilanciare quelle scuole, per salvarle dall’estinzione, per sottolinearne il valore si è parlato di potenziamento dell’offerta formativa, di “qualità”, di apertura alle nuove richieste della società che evolve, di inclusione, di rispetto del diverso, del dialogo con le altre identità che sono sempre una ricchezza, e via discorrendo. Mai un cenno alla loro, di identità. All’identità “cattolica”.
Cosa capisco? Che scuola “cattolica” non si può dire. Forse per il rischio che si iscrivano meno studenti, o perché nell’epoca postmoderna va di moda il genere neutro: politicamente correttissimo ma bugiardo, perché il genere neutro non esiste nella lingua italiana e non esiste nella vita. Neutri non si è mai.
Capisco anche che in quelle scuole (e università) l’identità è occultata, rinnegata, annacquata, azzerata, e siccome una scuola e un’università non sono fatte dalla scritta che hanno sull’uscio, ma dagli educatori che percorrono un tratto di cammino con i ragazzi, se penso ai loro volti me li immagino così: come i manichini di De Chirico. Inespressivi. Perché non si percepisca – per l’amor di Dio (anzi no: per amor del dubbio) – che Gesù Cristo loro l’hanno trovato ed è presenza così significativa che è impossibile non vederla. Negli occhi, nel modo di stare in classe, di fare lezione, di guardare il mondo, di vivere la vita…
Ancora. Lavoro a scuola, una scuola statale, e chi è cristiano cattolico (lo so perché lo vedo a messa, o perché fa catechismo in parrocchia…) non lo senti mai definirsi tale. Magari ti dice se è di centro-destra o di centro-sinistra, ma quando in sala insegnanti si discute di qualcosa che è accaduto in Italia o nel mondo, non c’è verso che il giudizio che esprime sia “cattolico”. Uscito di chiesa, terminata la riunione del Consiglio pastorale o l’ora di catechismo ai bambini, guadagnata l’uscita dall’oratorio… libero (finalmente?). Si conforma all’habitus mondano e vive mimetizzato, etsi Deus non daretur. Senza l’orpello “cristiano cattolico”, senza radici, senza zavorra. Più leggero.
Scusi, lei, niente da dichiarare? No, niente, si figuri… Io, con quello lì, Gesù Cristo, non c’ho niente da spartire. Mai visto, mi creda. Mai incontrato. E’ vero… domenica, a messa… Sì, in effetti… l’abitudine… Ma sono laico, lo giuro. Laicissimo. Nessuno saprà mai di domenica, in chiesa. Neanche dell’eucaristia. Roba mia. Roba privata. Una debolezza…

Mentre scrivo, penso alla bellezza dei patronimici greci, romani, russi…
Ciascuno pronuncia il proprio nome e poi, subito, con fierezza dice “sono figlio di…”. Unico e irripetibile, sa però da dove viene. Fa parte di una famiglia, di una stirpe, di una storia. Si sente un privilegiato perché gli han dato fiducia. Ha ricevuto il “testimone” e un compito indelegabile. Ora tocca a lui.

Fonte: www.culturacattolica.it

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Autore: Libertà e Persona

La nostra redazione si avvale della collaborazione di studiosi attenti alla promozione di un pensiero libero e rispettoso della persona umana, grazie ad uno sguardo vigile sulle dinamiche del presente e disponibile al confronto. Nel tempo “Libertà e Persona” ha acquisito, articolo dopo articolo, un significativo pubblico di lettori e ha coinvolto docenti, esperti, ricercatori che a vario titolo danno il proprio contributo alla nostra rivista online. Gli articoli firmati "Libertà e Persona" sono a cura dei redattori.

Un commento su “Cattolico? No. Centro-destra e centro-sinistra”

  1. Quanta verità, purtroppo, in questo articolo: anch’io vivo e vedo tutti i giorni ciò, provo ad essere un cattolico coerente,a testimoniare la mia fede anche nel mio ambiente di vita e di lavoro che si trova sul versante opposto, ma quando trovi i tuoi fratelli di fede, compresi diversi sacerdoti e vescovi, che fanno a gare per piacere al mondo e a non dire nulla di cattolico, lo sconforto ti assale ed è difficile, molto difficile perseverare: per fortuna che c’è una forza più grande di noi al nostro fianco, Cristo stesso…

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