Parola, parole e cattolici adulti

Il dibattito innescato dalla critica di Mons. Livi su alcuni scritti del dott. Enzo Bianchi (Priore di Bose) prosegue QUI. Per fornire ulteriore materia alla discussione si propone un ampio stralcio dell’ intervento di Enzo Bianchi su Jesus del febbraio 2012. Tema: liturgia e partecipazione dei laci. In fondo all’articolo, a mo’ di breve commento, un passaggio di una recente conferenza di Mons. Aillet. Sottolineati e grassetti sono nostri.

Presa della parola” JESUS, febbraio 2012
Rubrica di ENZO BIANCHI

Nella vita ecclesiale, nonostante i mutamenti avvenuti con il Concilio Vaticano II – soprattutto quelli legati alla riforma liturgica, una vera benedizione per tutta la chiesa –, manca ancora un modo di «fare chiesa», di costruire la chiesa giorno dopo giorno, di darle un volto che riveli in modo più autentico il suo essere.

Chiamerei questo modo «presa della parola»: in concreto ciò significa fornire occasioni (e non mi riferisco ai consigli pastorali, ai comitati, agli uffici diocesani…) in cui un/a cristiano/a possa intervenire con voce pubblica, in base al dono ricevuto, anche nell’assemblea liturgica.

Si badi bene, non si tratta di sostituire l’omelia fatta da chi presiede la liturgia, ma di creare alcune occasioni in cui sia possibile ascoltare anche le parole dei fedeli i quali, muniti del sensus fidei, sono autorizzati a parlare ai fratelli e alle sorelle. Si pensi solo a un dato: nelle nostre liturgie normalmente parla solo il presbitero e mai un fedele può rivolgere la parola agli altri… Certo, occorre rispettare l’ordine, la taxis liturgica, ma perché non studiare e quindi creare spazi per questo scambio di doni nell’assemblea cristiana?  (…)

Sì, allora era possibile nella sinagoga «dare la parola» a qualcuno. Oggi invece tutto questo pare impossibile, e non perché sia vietato ma perché non si cercano modalità adatte, non si vuole esercitare l’intelligenza per pensare e creare nuove possibilità. La pigrizia e il ripetere «così si è fatto sempre» sembrano paralizzare la vita ecclesiale delle nostre comunità. Quasi tutti sono convinti di dover dare un contributo, di dover essere responsabili, di dover essere cristiani adulti, cioè maturi nella fede, pensanti, ma poi le occasioni per esprimere questa verità sembrano mancare. Solo in alcuni momenti si è cercato di innestare questa prassi, che appare di diritto per ogni comunità cristiana; d’altra parte, va anche detto che quando le cose avvengono perché ci si sente autorizzati a «rapirle» e non a esercitarle in pace e con diritto, questo modo di procedere è causa di patologie all’interno della comunione cattolica. Ma non teniamo confinata la parola dei battezzati a qualche intenzione durante la preghiera dei fedeli, altrimenti se ne distorce la natura e si finisce per ascoltare frasi intricate e omiletiche che nulla hanno dell’invocazione.

Se però vogliamo delle comunità cristiane in cui i fedeli non siano solo quelli che in parrocchia svolgono servizi, ma siano in grado di edificare la comunità cristiana con i loro doni, anche nello spazio liturgico che è il grembo originale della nascita, dell’educazione, del discepolato e della sequela del Signore, allora occorre pensare e cercare…

Si ripete spesso che le nostre liturgie sono noiose, asfittiche, segnate da un massiccio clericalismo. Invece di indulgere a questa sterile lamentela, si cominci a riconoscere che ci sono dei semplici fedeli che possono avere voce e prendere la parola, pur sotto un’unica presidenza eucaristica, quella del presbitero in comunione con il vescovo.

Si trovino le forme convenienti, tutto avvenga con ordine e decoro, salvaguardando la dignità del rito: ma si dia la parola!
A volte mi dico che se Gesù o Paolo oggi entrassero in una nostra assemblea, non ci sarebbe modo di dare loro la parola…

La liturgia è esattamente il luogo (…) del tendere verso Dio che dà alla vita un nuovo orizzonte, il suo decisivo orientamento. Purché noi non la trattiamo come materiale a disposizione delle nostre manipolazioni fin troppo umane, ma osservando, con filiale obbedienza, le prescrizioni della Santa Chiesa.” S.E. Mons. Marc Aillet Vescovo di Bayonne, Francia (Conferenze tenuta presso la Lateranense l’11/03/2012)

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15 pensieri riguardo “Parola, parole e cattolici adulti”

  1. e che vogliamo commentare…. certe idiotaqggini si commentano da sole…il solo fatto che faccia il distinguo tra cattolici pensanti e non la dice lunga sull’umilta di certi individui e sulla loro solo presunta disponibilita’ al dialogo. ricordo a tutti le parole della rosi bindi quando divise i cattolici in pensanti e non!! proprio come il sig. enzo bianchi

  2. Grazie ai vostri articoli ho capito bene perché il signore in questione che, suppongo, usa abusivamente il titolo di Priore, trova tanto spazio sulla stampa laicista.
    Paolo

  3. Non ho capito: ma Enzo Biancjìhii è o non è un monaco? E’ o non è il priore di Bose? E la comunità di Bose è o non è una comunità monastica?

  4. enzo bianchi non e’ un monaco ne un prete , e’ laureato in economia e commercio e la sua non e’ una comunita’ monastica.
    l’appellativo di priore se lo e’ affibbiato da solo.
    e ci sono cattoici che danno piu’ retta a lui che al papa, e ancora peggio ci sono preti che ascoltano piu’ lui che il papa…

    credo che tenga una rubrica su “la stampa”. da dove naturalmente pontifica

  5. ho riletto l’articolo e le idiozie che il priore spara sono talmente tante e volutamente fumose e confuse che si fatica persino a confutarle…..e l’ultima frase e’ il succo del tutto poiche ,prima, parte dal fatto che l’assemblea non partecipa alla liturgia poi fa un gran minestrone di storia delle usanze ebraiche in sinagoga e alla fine paragona Gesu’ a un semplice fedele dicendo che oggi non lo farebbero parlare se si presentasse in chiesa.
    si dimentica pero’ volutamente che Gesu’ e’ rabbino e in sinagoga non solo parla ma insegna e con autorita’ ma e’ anche il primo di tutti i sacerdoti e che quindi in chiesa la messa la celebrerebbe lui stesso ….e alla grande, aggiungo io!
    pone in atto un doppio rigiro di frittata magistrale: prima argomenta in maniera vaga l’idea sbagliata che l’assmblea e’ importante quanto il celebrante sacerdote , poi una volta equiparato il laico al sacerdote equipara il laico con il primo dei sacerdoti e cioe Gesu’ ma non lo fa direttamente ma appunto rigirando i termini del paragone, dicendo che come non fanno parlare noi ,oggi non farebbero parlare nemmeno Gesu’.

  6. anna cara
    non siamao noi che attacchiamo, noi ci difendiamo e di far pace che e’ Pasqua lo dovresti dire a lui. Gesu’ perdona tutti …quelli che si pentono. dei due ladroni uno va i paradiso, quello pentito. e amare non significa “volemose bene”. anzi la pasqua e’ la festa del pentimento e della redenzione.

    e’ il “priore di bose” che maschera bene il suo livore e dice cose ben piu gravi e cattive delle nostre facendo finta di essere buono e mite. punta a distruggere la Chiesa e i cattivi siamo noi……complimenti

  7. chi ha visto il film 300 sa bene di cosa parlo…..il violento non era leonida.

  8. salve
    dopo aver letto quanto detto dal signor Bianchi, capisco perchè ogni tanto mi prende la “malinconia” eremita alla “Nonno di Heidi”…
    Siamo tornati domenica sera dall”isola Capraia dove ho gareggiato nel “I° Capraia Wild Trail” e avevamo ancora la serenità che una vacanza ti lascia (quante belle Chiese nell’isoletta toscana!) ma che non può durare in eterno,,,grazie al signor Bianchi e alle sue farneticazioni, la serenità è definitivamente passata.
    Io resto un “bambino”
    saluti a tutti
    Piero e famiglia

  9. cara Anna ,
    quello dei ladroni era un esempio. se nonostante tutti i richiami che persone ben piu’ autorevoli di me ( e se vuoi ti mando i link) hanno fatto al bianchi sono cadute nel nulla e lui continua a pontificare e ingannare evidentemente non e’ pentito, anzi …. e che siamo in guerra contro i falsi profeti e’ un dato di fatto che ci ricorda Gesu’ nel suo discorso escatologico.
    se uno viene a dettare legge a casa tua glielo lasci fare se pensi che le cose che dice sono sbagliate? e’ lui che per primo ci accusa di stoltezza , di arretratezza e lo fa in maniera bieca spacciandosi per amico. lo stesso livi ne condanna il pensiero e con lui molti altri .
    e livi come faceva Cristo confuta e corregge con pazienza per amore della Verita’ , del fedele che puo essere ingannato e non ultimo proprio di bianchi. e ora mons. livi e’ divenuto piu’ duro poiche’ bianchi fa orecchie da mercante.
    ” Tradidi enim vobis, in primis quod et accepi” , nella Chiesa i cambiamenti non avvengono dal basso ma dall’Alto poiche la Chiesa grazie a Dio non e’ una repubblica democratica ma una monarchia anche se c’e’ qualcuno come bianchi che repubblica la vuol fare diventare mistificando il concilio vaticanoII e ponendo le varie conferenze episcopali (cioe’ la maggioranza) al di sopra del papa vicario del Capo!
    Gesu’ ci parlo’ di Regno di Dio non di repubblica democratica del cielo. e bianchi non ha il diritto di bacchettare la Chiesa essendo un semplice uomo. ora ti prego di non citare S.Francesco, perche la prima sua preoccupazione fu quella di andare dal papa e far riconoscere dalla autorita’ la sua regola .
    un caro saluto.

    pax et bonum

  10. ps.
    un cattolico pensante , adulto , difficilmente comprende la stoltezza della croce e di un Dio che si lascia torturare e uccidere per noi.

    anche io come Alvaro e Piero preferisco esere “bambino”. e semplicemente assistere alla messa proprio come facevo da bambino .

  11. caro Alvaro,

    credo entrambe le cose se ho capito il senso della domanda.
    non penso che sia sbagliato a continuare ad amare le cose semplici ma importanti che amavamo da piccoli conservandone il gusto nel cuore. mio padre io l’ho visto poco soprattutto da piccolo, ma per esempio mi ricordo quando mi portava sulle spalle e io mi aggrappavo ai suoi infiniti capelli ricci. oppure ricordo mio nonno Olivo che mi portava tutte le domeniche a messa . e mi ricordo della messa, che amavo l’odore di incenso , i silenzi , il raccoglimento e i canti piu’ pacati e calmi di quelli di oggi( e parlo degli anni fine settanta inizi ottanta, non la preistoria) tipo “resta con noi signore la sera…” che la nonna mi cantava anche come ninna nanna e che io canto oggi a mia figlia.
    non voglio dimenticare nulla di tutto questo , l’effetto che mi faceva e la pieta’ del crocifisso bellissimo della mia chiesa , immaggine dell’infinito amore di Dio e di suo Figlio, la tremenda bellezza delle via crucis, e non volevo mai andare alla messa per i bambini ma a quella col nonno… ricordare mi aiuta a capire il presente. quado siamo piccoli e’ piu’ semplice intuire che capire…. e contemplare e osservare sono una disposizione naturale dei bimbi. ricordarsi della propria infanzia significa rimanere bambini e continuare ad amare oggi le cose belle e vere che amavamo da bambini. ecco perche non le possiamo negare ai nostri figli…perche se certe cose non le conoscono e non le guardano con gli occhi del bambino difficilmente le potranno amare fino in fondo da grandi.

    insomma tutto quello che oggi non piace ai piu’ della messa di una volta e’ cio che piu’ mi manca nelle liturgie di oggi dove , ma questo e’ un mio pensiero, si e’ passati dal celebrare il sacrificio al celebrare la parola ma non per amore di Cristo quanto del politicamente corretto, poiche piu di tutte le cose che Gesu’ ha detto e insegnato, e’ la sua morte in croce che ci scandalizza, e purtroppo anche i sacerdoti non sono immuni da questo male…..

    un caro saluto Avaro e magari quest’estate quando saro al mare ti vengo a salutare di persona!

  12. p.s.
    era con rammarico vero che dovevo quasi ogni domenica spiegare a mia figlia che la messa non e’ una festa come dice il parroco…il parroco infatti ogni domenica non perdeva occasione di dire ai bambini che la messa e’ una festa dove si canta felici e si ricorda Gesu’. e i canti erano con tanto di coreografia. per fortuna Gaia non e’ piu’ voluta andare a quella messa e ora andare in chiesa le piace di nuovo e la messa che preferisce e’ quella della sera perche il sacrestano suona l’organo e usano l’incenso.

  13. Caro Ruggero,

    sono un po arruginito col latino e il greco!
    ma se non ho capito male, posso dirti che purtroppo anche io trovo tremendamente infantile paragonare il sacrificio eucaristico ad una festa e non pretendo il gregoriano ma non amo balletti e coreografie mentre si canta l’alleluja. il bambino osserva e contempla, ammira il sacrificio e non ha bisogno di essere attirato in chiesa dicendogli che si va ad una festa. la cosa che da piccolo in chiesa piu attirava la mia attenzione era Gesu crocifisso. e poi Lui stesso ce lo disse che quando sarebbe stato innalzato avrebbe attirato tutti a se.allora penso che, piu di tutte le sue parole e’ valso il suo sacrificio!!

    un caro saluto
    rocco

  14. traduco sperando di non sbagliare altrimenti da ruggero mi pendo un 2 in pagella…
    attenti a non diventare ,da cattolici bambini , cattolici infantili

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