TRADIZIONI POPOLARI E RELIGIOSE IN UNA CITTÀ DEL VAL DI NOTO. La preparazione e il fascino (5)

La lumera – Foto originale

Circa un mese prima della festa di San Giacomo, a Caltagirone, le persone addette ai lavori preparano tutto l’occorrente per la luminaria; è un’arte che si tramanda di padre in figlio con i tanti piccoli segreti di carattere operativo. Infatti, tali lavori assumono valore di rito per coloro che vi partecipano.

Sotto la canicola di Luglio

Si preparano con maestria i coppi, incollando con destrezza i vari fogli  di carta, che verranno, poi, lavorati a cilindro tutti della stessa misura; la preparazione e la pittura dei coppi deve assicurare sempre la

trasparenza della carta; si dà stabilità ai cilindri di carta, appesantendone il fondo con della terra asciutta; si collocano le “lumere” di terracotta dentro i coppi, al centro della base del cilindro per evitare di

affumicarlo; si dotano singolarmente le lucerne di stoppini fatti con fili di cotone attorcigliato e tagliato a giusta misura; si trasportano dal luogo di deposito ai piedi della Scala con grandi vassoi di legno, portati a mano  (o sulla testa)  in modo che non abbiano a danneggiarsi; si riempiono con la  “stagnara”  (recipiente di latta con il becco lungo) le  lucerne con la quantità di olio necessario a consentire un paio d’ore di illuminazione.

La notte prima

San Giacomo – Fonte Diocesi di Caltagirone

La notte che precede l’accensione, si provvede a disporre i coppi uno ad uno lungo i singoli gradini, come fossero tessere di un grandioso mosaico che, quando acceso, diventerà vivo e incanterà gli spettatori.

Il nuovo mattino offre lo spettacolo delle ultime fasi della posa dei coppi (“a stirata” del disegno) e induce i presenti ad azzardare pronostici sull’andamento meteorologico della giornata, quasi a scongiurare che qualche inopportuno temporale guasti irrimediabilmente il lavoro fatto, trascinando i coppi all’Acquanuova, cioè, nel punto più basso dell’abitato antico; tale malaugurata ipotesi è rimasta nel popolo come sinonimo di brutto presagio.

I curiosi devono assistere nel più rigoroso silenzio alla solenne “chiamata” del disegno, cioè, il procedere lento, a porre i coppi al loro giusto posto agli ordini del capo-mastro, facendo la massima attenzione a che ci sia un’assoluta rispondenza tra il reticolo del disegno e quello della Scala, in precedenza preparato; si segue il ritmo dei numeri dei vari colori dei coppi, mentre la terminologia “fare colonna” o “fare muschitta” aiuta gli addetti ai lavori nella loro fatica.

Luci tremolanti

Prima di “accendere”, vi è un meticoloso controllo, insieme all’autore del disegno, per accertare che qualche coppo non sia stato spostato dai ragazzi un po’ per gioco e un po’ per monelleria con il rischio di guastare l’unità del disegno.

Purtroppo, non sono mai riuscita ad assistere a questa preparazione e le notizie riportate sono state raccolte qua e là da racconti o da opuscoli sulle tradizioni del paese.

Tutte queste operazioni risultano indispensabili per la buona riuscita della manifestazione, nel rispetto di una secolare tradizione, che è la soddisfazione e l’orgoglio delle maestranze che la realizzano ed il vanto della cittadinanza.

Lo spettacolo di luci tremolanti dà ai coppi e al disegno sensazioni pulsanti di vita. Lo scintillio rende più suggestivo lo spettacolo e questo è il motivo che ha sempre fatto scartare l’idea di sostituire la fiamma ad olio con lampadine elettriche, perché se ne ricaverebbero luci statiche e fredde, prive di vita e di originalità.

E arriva così la fatidica ora

Una grande folla è assiepata in piazza Municipio e attende lo scoccare delle nove e mezza della sera. Io, però, non sono là: faccio parte dello sciame di persone lungo la scalinata; siamo tutti muniti di “busi” (lo stelo secco della infiorescenza di una pianta graminacea volgarmente chiamata “disa”) e, al segnale convenuto, procederemo all’accensione degli stoppini; questa operazione dovrà compiersi nel giro di pochissimi minuti e poi, come per magia, tutti saremo spariti nei “carrugi” ai lati dei gradini.

In men che non si dica, un serpente fiammeggiante incendierà i coppi e offrirà all’ammirazione della folla il disegno pazientemente tracciato. È indescrivibile la gioia e lo stupore per questo miracolo che si rinnova puntualmente

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Autore: Francesca Bronzetti

Insegnante specialista di Religione Cattolica nei licei e di Teologia alla Università Cattolica del sacro Cuore di Milano.

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