Don Giussani in “Si può vivere così?”
“Da questa libertà dalle cose, che nasce dalla certezza che Dio compie tutto Lui, scaturisce un’altra caratteristica dell’animo povero che è la letizia, di cui la figura di san Francesco è come l’emblema nella storia del cristianesimo, che ritrova però nel vangelo la Magna Charta, il suo statuto:
«Beati i poveri di spirito», beati. Vi ricordate di quel che dice Mauriac nella Vita di Gesù – altro libro che si può leggere utilmente – vi ricordate la pagina sulle beatitudini, dove Gesù su in alto alla collina dice «Beati… beati…» e intanto tutta la gente arriva e gli ultimi che arrivano sono gli sciancati, i down, i vecchi, e siccome arrivano da ultimo stanno in fondo e tendono l’orecchio perché non sentono bene. L’unica parola che sentono è una parola che Cristo ripete ogni tanto con un’arsi di voce, alzando la voce: «Beati…» e sentono «Beati… beati… beati…» . E questo li tende ancora di più, li fa tendere con tutta la loro anima, ma non sentono il resto.
Così descrive Mauriac quella pagina del vangelo. Dalla libertà dalle cose – che nasce dalla certezza che Dio compie – una condizione di letizia: è qui che la fede fa nascere la letizia. La fede non fa nascere la letizia immediatamente, ma mediatamente: dalla fede nasce la speranza, nella speranza è la letizia, perché la letizia non può essere guadagnata e vissuta se non nella certezza di un futuro. È soltanto una storditezza che può far nascere una letizia e una gioia da qualcosa che si ha in mano nel presente… e domani? Un sentimento è vero quando risponde a tutte le domande di tempo: spiega il passato, chiarisce il presente e assicura il futuro”.