Renzi e quei rapporti “antichi” con il Qatar

C’è qualcosa di non detto del tutto nell’attuale Qatargate. Troppi personaggi di seconda fila, da Panzeri a Cozzolino, sembrano occupare la scena. Davvero il potente stato del Qatar si è limitato, in questi anni, a perseguire i suoi affari tramite codesti personaggi, senza mirare più in alto?

Il dubbio viene andando con la memoria ad avvenimenti passati.

Matteo Renzi e il Qatar

Il 20 marzo 2017, l’Espresso, settimanale di sinistra, pubblica un’ indagine sul premier PD Matteo Renzi così intitolata: Matteo Renzi e la Qatar connection. Questo invece il sottotitolo: Aerei. Armi. Ospedali. Alberghi di lusso? Visite ufficiali e incontri riservati? C’è uno stretto legame tra l’ex premier italiano e la casa reale dell’emirato.

Basta cercare un po’ nella rete e i documenti abbondano. Ci restituiscono, per esempio, l’esultanza di Renzi per la fine dell’embargo in Qatar – così commentata da Il Fatto quotidiano: Renzi giubila per la fine dell’embargo in Qatar: “In quella zona del mondo si scrive la storia”. La sua parla di rolex, gettoni e affari degli’emiri – ma anche la passione calcistica condivisa dal politico fiorentino con l’emiro Al Thani: solo pochi giorni prima dello scoppio dello scandalo, il 6 dicembre, forse allo scopo di vantare le sue alte amicizie non ancora così imbarazzanti, il leader di Italia Viva annunciava che “l’emiro del Qatar tifa per la Lazio” (La Gazzetta dello sport, 6/12/2022).

In passato, invece, sembra che Renzi avesse chiesto al Qatar di comperare la Roma (come svelò un’indagine del La verità, poi rilanciata il 1 luglio 2019 da Il Fatto quotidiano con il titolo: “Csm, l’intercettazione di Palamara: “Lotti mi ha detto che Renzi è in Qatar per far comprare la Roma calcio all’Emiro”).

Draghi e il Qatar

Tralasciando per brevità le relazioni, note, tra Renzi e l’Arabia Saudita, e i connessi pagamenti sauditi per “consulenze esterne”, non si può non notare che anche Mario Draghi, una volta premier, è ricorso repentinamente al Qatar, senza remore e con notevole trasporto.

Poco dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, più che dedicarsi a sforzi diplomatici per fermare il conflitto, del tutto assenti, il banchiere prestato alla politica si è recato in Qatar per sostituire il gas russo con quello qatariota. Ai tempi nessun giornalista ha provato a chiedere se fosse poi così opportuno legare economicamente l’Italia ad un paese che finanzia i Fratelli Musulmani e viola ordinariamente i diritti umani dei suoi cittadini. La stampa si è limitata a riportare i fatti.

Ad esempio la Repubblica del 5 marzo 2022 informa i lettori che Draghi “tratta col Qatar per aumentare la fornitura di gas” mentre il suo ministro degli Esteri Luigi Di Maiovola in Qatar con l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi, per una missione preceduta da una telefonata di Draghi all’emiro Tamin Bin Hamad Al Thani. Doha è per l’Italia il primo esportatore di Gnl, il gas naturale liquefatto, con 6,9 miliardi di metri cubi l’anno, pari al 9,8% del totale dell’import: ha già promesso di aumentare di 2 miliardi le forniture ma potrebbe dare di più”.

Sbirciando a destra e a manca, insomma, sembra di capire che le vicende qatariote vadano ben oltre quello che per ora veniamo a sapere e possono suggerire un quesito inquietante: il fatto che l’emirato del Qatar sia oggi, secondo le parole di Federico Fubini sul Corriere della Sera del 17 dicembre, “il primo vincitore della guerra in Ucraina”, non suggerisce qualcosa?

Il dubbio è il seguente: è possibile che i vari Di Maio, Draghi, Renzi, per stare in Italia, e tanti altri, in Europa, non abbiano mosso un dito per fermare la guerra in Ucraina, anche perchè interessati a sostituire la dipendenza europea dal gas russo con quella qatariota? Ed è davvero impensabile che tale interesse, possa essere stato, almeno per alcuni, più personale che geopolitico o ideale?

Potrebbe sembrare fantapolitica, ma non è detto: come la Russia, in passato, ha gestito le sue relazioni energetiche con la Germania anche cooptando l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder negli affari di Gazprom, così oggi potrebbe essere accaduto qualcosa di simile, con nuovi mandanti, il Qatar, e nuovi attori. E così ancora una volta, come in Iraq e Libia, il controllo dell’energia e il flusso di soldi connesso avrebbero contribuito a portare alla guerra, o quantomeno a non fare nulla per fermarla. In ogni modo, rimanendo per ora fermi a ciò che è certo, possiamo riconoscere che non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Lo dicevano già i romani: pecunia, etiam aliena, non olet.

Vedi anche: https://www.libertaepersona.org/wordpress/2022/12/il-qatar-gate-e-i-radicali/

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Autore: Francesco Agnoli

Laureato in Lettere classiche, insegna Filosofia e Storia presso i Licei di Trento, Storia della stampa e dell’editoria alla Trentino Art Academy. Collabora con UPRA, ateneo pontificio romano, sui temi della scienza. Scrive su Avvenire, Il Foglio, La Verità, l’Adige, Il Timone, La Nuova Bussola Quotidiano. Autore di numerosi saggi su storia, scienza e Fede, ha ricevuto nel 2013 il premio Una penna per la vita dalla facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, in collaborazione tra gli altri con la FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) e l’Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana). Annovera interviste a scienziati come  Federico Faggin, Enrico Bombieri, Piero Benvenuti. Segnaliamo l’ultima pubblicazione: L’anima c’è e si vede. 18 prove che l’uomo non è solo materia, ED. Il Timone, 2023. Ha una pagina youtube: https://www.youtube.com/channel/UC4keWMPfcFgyMAe3ke72HOw  

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