“Crescere nella speranza”

Giovanni di Paolo, San Giovanni Battista in carcere visitato dai due discepoli, 1455-1460, t/tavola, 68.3 × 40 cm Chicago Art Institute

Colletta

Guarda, o Padre, il tuo popolo,
che attende con fede il Natale del Signore,
e fa’ che giunga a celebrare con rinnovata esultanza
il grande mistero della salvezza.

Commento artistico-spirituale al Vangelo della III DOMENICA D’AVVENTO – ANNO C – 11 Dicembre 2022

Di don Tarcisio Tironi, Direttore M.A.C.S. (Museo di Arte e Cultura Sacra) di Romano di Lombardia-Bg

«San Giovanni Battista in carcere visitato dai due discepoli» è uno dei sei pannelli – all’origine in numero di dodici, disposti su tre file a formare due porte mobili per custodire all’origine forse una reliquia – che Giovanni di Paolo ha realizzato (1455-1460) a tempera su tavola, per narrare i momenti rilevanti della vita del Precursore del Messia. L’opera si trova all’Art Institute (Chicago).

Nel piano di fondo il profeta è raffigurato mentre lascia il centro abitato e i campi per vivere da eremita nel deserto. In primo piano sta la riscrittura dell’artista senese del brano evangelico narrato da Matteo (11,2-11).

«Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Gesù rispose loro: “Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!”». Questo grande elogio di Gesù al Battista, è la più autorevole conferma di quanto il papà Zaccaria, rispose alla gente che si chiedeva: «Che sarà mai questo bambino?» (Lc 1,66), affermando: «E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade!» (Lc 1,76).
Fedele alla sua vocazione di profeta, Giovanni ha denunciato Erode Antipa che l’ha imprigionato nella fortezza di Macheronte. Il predicatore, dietro la grata del carcere, conforta e rasserena due discepoli, uno in lacrime per la fine del maestro, ricordando la forza del Cristo Gesù che viene per salvare tutti.
Giovanni di Paolo vaticina per il detenuto un’imminente e triste fine umana dipingendo una iena maculata legata esternamente alla parete della cella con una catena ma nel contempo riveste il Battista anche d’un mantello rosaceo quale invito a coloro che osservano la scena a non perdere mai la speranza in quanto ci si affida a Dio. Chi oggi partecipa alla celebrazione eucaristica potrebbe trovare lo stesso colore nell’abito liturgico del sacerdote presidente a ricordare che Gesù di Nazaret, il figlio di Dio, viene tra noi e quindi c’è motivo di avere sempre fiducia. Il pittore contestualizza l’incontro raffigurando un’architettura attenta ai particolari come il singolare meccanismo per sollevare la grata, messo in funzione nel pannello successivo: la decapitazione del profeta nella finestra.
Da un sermone dell’abate cistercense Guerrico d’Igny (XII sec.): «È scritto: “La speranza prolungata fa male al cuore”; ma benché sia stanca per la dilazione del desiderio, tuttavia è sicura della promessa. Sperando in essa e ponendo in essa ogni mia attesa, aggiungerò speranza a speranza».

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Autore: Libertà e Persona

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