“FAME D’AMOPRE” E FAME DI VERITÀ

“Fame d’amore”, puntata del 21.11.2022

Una mamma scrive a Rai3 Francesca Fialdini Ballandi Arts dopo aver visto la puntata del 21 novembre di “Fame d’amore”

Spett.le Rai 3,
mi è capitato di seguire negli anni passati alcune delle vostre puntate della docu-fiction ‘Fame D’Amore’ dedicate alle fragilità dei giovani (in maggioranza ragazze adolescenti) che si manifestano sotto forma di disturbi dell’alimentazione. In generale ero stata colpita dal taglio coinvolgente ma anche delicato e rispettoso delle storie raccontate. Ieri sera ho seguito la terza puntata della quarta stagione, che ora

allarga il campo di interesse ai disturbi mentali dei giovani in generale, non solo quelli legati all’alimentazione, dal momento che, come dal vostro comunicato stampa del 21/11/22, tali disturbi sono in aumento nella nostra società.

Mi ha colpito il modo in cui è stata presentata la storia di Harold, l’adolescente che desidera intraprendere un percorso di transizione di genere. Sono mamma a mia volta di adolescente che mette in discussione la sua “identità di genere” e vi debbo dire che le sequenze dedicate alla storia di Harold mi hanno lasciato sconcertata e ferita per la loro apparente “semplificazione” e leggerezza.

Nella puntata del 21/11 viene dapprima presentato un breve colloquio di Harold con lo psichiatra, nel quale quest’ultimo fa riferimento alla presunta ‘determinazione” dell’adolescente, a seguito della quale avrebbe avuto inizio di lì a breve il percorso [presumibilmente la somministrazione di ormoni cross-sex]. Successivamente Harold commenta in modo compiaciuto tale decisione, sottolineando come abbia dedicato tutta la sua vita a questo obiettivo. Infine aggiunge che la felicità sarà ancora maggiore con l’asportazione chirurgica di seno, utero e ovaie.

Non è mio intento, nè rientra nella mia competenza, giudicare l’autenticità o meno degli intendimenti dell’adolescente, di cui non è possibile in ogni caso conoscere in modo approfondito, attraverso le poche sequenze presentate, la storia pregressa, le eventuali altre (psico) patologie pre/co – esistenti, ma sentire liquidate con apparente naturalezza questioni tanto serie ed impattanti (fisicamente e psichicamente) mi ha fatto profondamente male.

Credo sarebbe stato opportuno, accanto alle legittime affermazioni dell’adolescente, aggiungere qualche commento, qualche precisazione sui rischi, sulle pesanti implicazioni psicologiche, sociali e fisiche/mediche che la transizione porta con sè, magari accennare all’irreversibilità del percorso presentato, e sulla necessità di discernere e trattare le eventuali altre problematiche preesistenti che potrebbero condizionare la percezione dell’adolescente.

Far passare il messaggio che a seguito della manifestata “determinazione” dei ragazzi è possibile accedere al percorso di transizione è a mio avviso preoccupante e pericoloso e non rende conto di tutte le serie implicazioni a breve ma anche a lungo termine cui queste persone vanno incontro. In particolare perchè si tratta di giovani, non di adulti che possono avere raggiunto un livello presumibilmente maggiore di maturità e consapevolezza.

Così come per i disturbi dell’alimentazione nelle vostre storie mettete in risalto disagi e traumi scatenanti per lavorare su di questi e cercare di superarli, così mi sarei aspettata di vedere l’approccio verso i problemi legati all’identità di genere nei giovani: lavorare su eventuali disagi e traumi, approfondire, considerare la persona nell’insieme, aiutarla ad acquisire consapevolezza e a stare bene, senza precludere nulla, ma nemmeno presentando una unica presunta soluzione e omettendo di menzionare rischi e implicazioni che pure sono innegabili.

Nicole

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Autore: Libertà e Persona

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