Da Religionenlibertad – Quotidiano spagnolo online – 12 luglio 2021
Niall Ferguson si confessa ateo, ma considera la fede cristiana essenziale perché la nostra civiltà possa reggere.
L’evidente declino sociale e culturale del cristianesimo desta preoccupazione non solo tra i cristiani, ma anche tra alcuni illustri pensatori atei, preoccupati per il suo impatto sulla scomparsa della morale e sul danno alla stessa convivenza sociale.
Jonathon Van Maren ha parlato di questo tema con alcuni dei grandi rappresentanti dell’agnosticismo e dell’ateismo in ambito anglosassone, e le conclusioni coincidono: se il cristianesimo scompare dalla civiltà occidentale, non sopravvivrà a lungo. Il suo pensiero è espresso in un articolo pubblicato da Convivium:
Uomini seri di fronte a una fede seria
Di recente ho parlato al telefono con Niall Ferguson, storico scozzese e Milbank Family Senior Fellow presso la Hoover Institution della Stanford University, per una recensione che stava scrivendo sul suo ultimo libro, Disaster, Storia e politica delle catastrofi. Nel primo capitolo, l’autore si è riferito più volte alla religione come “pensiero magico”. Per questo gli ho chiesto se avesse una sua struttura metafisica per comprendere gli eventi; e, in caso contrario, quale preferirebbe che le persone avessero. La sua risposta è stata affascinante.
Niall Ferguson
“Non è che sono diventato ateo, è che sono cresciuto come tale“, mi ha detto. “Considero l’ateismo la fede religiosa con cui sono stato cresciuto. È, ovviamente, una fede importante quanto il cristianesimo o l’Islam. Sono cresciuto in un ambito calvinista, ma poi i miei genitori hanno lasciato la Chiesa di Scozia. Fondamentalmente sono cresciuto in un contesto etico calvinista, ma senza Dio. Questo aspetto ha avuto i suoi vantaggi perché mi ha incoraggiato a pensare in modo molto critico alla religione e anche alla scienza, ma come storico sono riuscito a capire che una società non può essere basata solo su questo. Soprattutto nella sua forma attivista, è davvero un quadro metafisico molto pericoloso per una società“.
“So che non posso raggiungere la fede religiosa”, ha continuato, (E chi lo può dire con certezza? Ndt), “ma penso che dovremmo andare in chiesa. Non credo che abbiamo un sistema etico evoluto. Non credo nell’idea che l’evoluzione da sola possa darci una morale. È possibile modificare il comportamento, ma ci sono troppe prove che in realtà, quando le restrizioni della civiltà vengono a galla, fanno sì che l’essere umano agisca nel modo più selvaggio nei confronti degli altri. Da anni abbiamo però una struttura piuttosto buona con cui lavorare”.
Roger Scruton.
Che uno dei maggiori storici del mondo – lui stesso un agnostico – dica che dovremmo andare in chiesa è abbastanza sorprendente, ma i sentimenti di Ferguson sembrano essere parte di una tendenza in crescita. Il defunto filosofo Sir Roger Scruton iniziò a frequentare la chiesa e, nonostante avesse problemi con la fede, egli suonava regolarmente l’organo alla All Saints Church di Garsdon. I suoi amici laici dicono che la sua fede era ancora culturale; altri non ne erano così sicuri. Quello che sappiamo è che credeva che il cristianesimo fosse, in molti modi, la linfa vitale della civiltà occidentale e che il concetto, UNICAMENTE CRISTIANO, del perdono fosse assolutamente indispensabile alla sua sopravvivenza.
Douglas Murray
L’amico di Scruton, Douglas Murray, lo scrittore conservatore che è cresciuto nella Chiesa prima di lasciarla da adulto, si è occasionalmente definito un “ateo cristiano“. In una recente discussione con il teologo N.T. Wright si è descritto come “un agnostico scomodo che riconosce le virtù e i valori che la fede cristiana ha portato“, osservando che in realtà è irritato dal modo in cui la Chiesa d’Inghilterra sta fuggendo dalla sua eredità, “rinunciando ai suoi gioielli” come ” la Bibbia di Re Giacomo e il Libro della preghiera comune” in cambio di devozioni progressiste.
“Il mio timore è che la Chiesa non faccia quello che molti di noi, da fuori, vogliono che faccia, cioè predicare il suo vangelo, affermare le sue verità e le sue virtù morali, che non sono più di moda “, ha detto. Bene, questa è un’altra cosa che è scomparsa, come assolutamente tutto in questa era. Sono un non praticante deluso.” “The Enraged Mass” (La Messa fatta in fretta e furia), di Douglas Murray è una delle opere più importanti pubblicate negli ultimi anni sui flagelli della cultura contemporanea. Clicca qui per leggere la recensione di Francisco José Contreras su questo lavoro. (Tutti i link di approfondimento sono nella versione spagnola. Ndt).
Murray crede che il cristianesimo sia essenziale perché i sostenitori della laicità sono stati finora totalmente incapaci di creare un’etica dell’uguaglianza conforme al concetto che tutti gli esseri umani sono creati a immagine di Dio. In un articolo su The Spectator, ha osservato che la società post-cristiana ha tre opzioni. La prima è abbandonare l’idea che tutta la vita umana è preziosa. Un’altra è lavorare freneticamente per definire una versione atea della santità dell’individuo”. E se questo non funziona? “Allora c’è solo una terza opzione, ed è quella di tornare alla fede, che ti piaccia o no”. In un recente podcast è stato più energico: “La santità della vita umana è una nozione giudaico-cristiana che potrebbe facilmente non sopravvivere [alla fine della] civiltà giudeo-cristiana”.
Charles Murray
Anche lo scienziato e agnostico americano Charles Murray mi ha detto in un’intervista che crede che sia improbabile che la repubblica americana sopravviva se il cristianesimo non riemerge. Facendo eco a John Adams, ha sottolineato che la Costituzione degli Stati Uniti e le libertà che la sostengono, può funzionare solo se praticata da un popolo religioso.
Tom Holland
Il magnifico libro dello storico Tom Holland, Dominion, una nuova storia del cristianesimo, pubblicata nel 2019, fa un caso simile. Per anni Holland – da agnostico – ha scritto storie avvincenti sugli antichi greci e romani, ma ha osservato che le loro società erano piene di crudeltà socialmente accettate nei confronti dei deboli, che lo stupro e l’abuso sessuale della massa degli schiavi era una forma di vita indiscutibile e che lo sterminio di massa dei nemici era considerato una routine. Questi popoli e la loro etica, scrive Holland, gli sembravano totalmente estranei (alla civiltà cristiana).
“Dominion” di Tom Holland: un’interessante analisi storica sul cristianesimo. (A questo punto appare la foto della copertina del libro. Ndt).
Guardando alla civiltà occidentale con la sua anima cristiana sminuita, molti sono ora pronti a dire: “Abbiamo bisogno di Cristo“. Quello che non possono dire, per il momento, è: “Ho bisogno di Cristo“. Ma questa visione deve riflettersi nell’ambito politico personale. Peterson sembra capirlo sulla base di questa realtà.
Chesterton e la “morte” del cristianesimo
Per ora, storici come Niall Ferguson riconoscono che il cristianesimo è un baluardo fondamentale della fragile civiltà che abitiamo. “Penso che l’idea che possiamo affrontare queste sfide con oltraggiosa fortuna, senza alcuna consolazione e certezza sia praticamente sbagliata“, mi ha detto. “Io sono una di quelle persone che non sono arrivate all’ateismo per scelta, e ci sono quasi uscito studiando la storia. Le più grandi catastrofi che probabilmente dovremo affrontare sono legate al totalitarismo, perché questa è la lezione che ci viene dal XX secolo. Le pandemie hanno ucciso molte persone nel XX secolo, ma i totalitarismi (e le ideologie) ne hanno uccise molto di più“. (Basta pensare allo sterminio censurato e silenzioso dei bambini non nati a causa delle leggi abortiste. Ndt)
“Mi preoccupa il fatto che, per molti aspetti, il totalitarismo stia guadagnando sempre più terreno“, ha detto Ferguson. «Il totalitarismo era negativo per molte ragioni, e una delle manifestazioni del suo male era il suo attacco alla religione. Quando vedo che il totalitarismo sta guadagnando terreno, non solo in Cina, ma in modi sottile anche nella nostra società, mi rendo conto che questo sia il vero disastro che dobbiamo evitare. Perché non sono né conservatore né progressista? Perché il progressismo classico non fermerà la cultura da lui risvegliata nel totalitarismo. Non è abbastanza forte. In definitiva, abbiamo bisogno delle idee ereditate da ciò che di meglio ha saputo esprimere la nostra civiltà, perché è una delle maggiori difese contro quella particolare forma di disastro».
È stato il cristianesimo, conclude Holland, a cambiare tutto ciò con una rivoluzione così completa, a tal punto che gli stessi critici del cristianesimo devono prendere in prestito i precetti dal cristianesimo per farlo. Senza il cristianesimo, scrive, “nessuno si sarebbe svegliato. (Svegliato dall’antica barbarie)“. Egli ha difeso brillantemente questa tesi in un dibattito che ha avuto con il filosofo ateo A. C. Grayling, che sembrava molto irritato per l’idea. Il tema infatti era: “È dal cristianesimo che abbiamo ricevuto i nostri valori umani?”. Non molto tempo fa, i non credenti come il defunto Christopher Hitchens sostenevano che “la religione avvelena tutto“, ma questo è un sentimento che sembra svanire mentre entriamo nell’era post-cristiana.
(Uno dei totalitarismi tuttora vigenti, il comunismo, anche nelle sue moderne trasformazioni, afferma che “La religione è l’oppio dei popoli”. Ma al giorno d’oggi è la droga libera, la pornografia, l’abuso della televisione e dei social, la libertà e l’autodeterminazione senza verità, che sono diventati l’oppio dei popoli. Tutto ciò è favorito da quella che possiamo definire come “Nuova religione umanitaria”, o “Nuova dittatura sanitaria”, o “Nuovo umanesimo cosmopolita”, ma senza Dio, voluto dai fautori del Grande Reset mondiale. Il credente però sa che questi progetti satanici saranno sconfitti da Colui che ha vinto il mondo. Ndt).
Giordan Peterson
Hitchens sosteneva spesso di non essere ateo, ma “antiteista“: non credeva in Dio ed era contento di non crederci. Direi che è affascinante vedere intellettuali che, appunto, si manifestano con il sentimento opposto: non credono, ma in qualche modo vorrebbero credere. Lo psicologo Jordan Peterson, che parla spesso del cristianesimo, ne è un buon esempio. Discutendo con Jonathan Pageau della storicità del cristianesimo, ha detto, cercando di trattenere le lacrime: “Probabilmente ci credo, ma il fatto di credere mi stupisce e non capisco perché“.
E ha continuato dicendo: “In un certo senso, penso che tutto ciò non si possa negare, sai? Si, perché è il cristianesimo che ci dà un senso narrativo del mondo. È quel mondo della moralità, che in definitiva ci dice come agire. Infatti lo trattiamo come se fosse reale. In linea di principio si suppone che il massimo esempio di ciò sia Cristo. Non so cosa dire, ma mi sembra stranamente plausibile perché è una realtà troppo spaventosa, (per la profondità del mistero), per crederci completamente. Non so nemmeno cosa accadrebbe se non ci credessi affatto”.
Un cambio di tendenza?
Non molto tempo fa gli atei che si ritiravano e si barricavano nelle loro torri darwiniane, erano lì per scagliare le loro frecce ai fedeli. I loro silos intellettuali erano un rifugio di fede perché non volevano che il cristianesimo fosse vero. Lo odiavano e pensavano che saremmo stati meglio senza di esso. Come Hitchens, erano felici di trovare argomenti che avrebbero permesso loro di rifiutarlo.
Sempre più intellettuali di tutte le discipline – storia, letteratura, psicologia, filosofia – fanno capolino da quello che un tempo era un rifugio e desiderano, in qualche modo, di poterci credere. Hanno capito che il cristianesimo è indispensabile e bello, ma sono solo dei limiti intellettuali che impediscono a molti di loro di accoglierlo come vero.
La sopravvivenza del cristianesimo è essenziale per la sopravvivenza dell’Occidente. La cattiva notizia è che questa scoperta arriva a tarda notte. (Questa “tarda notte” simboleggia la situazione di buio e di confusione in cui è immerso il mondo. La situazione, per molti, è talmente compromessa dall’orgoglio e dalla supponenza umana, da ritenere che solo un intervento della Messaggera di Dio, Maria, possa salvarci. Ndt). Ma la buona notizia è più semplice: «Il cristianesimo ha avuto una serie di rivoluzioni e in ognuna di esse è stato colpito a morte», ha scritto G.K. Chesterton ne L’uomo eterno. «Il cristianesimo è morto molte volte – prosegue il grande scrittore – ma è sempre risorto perché aveva un Dio che conosceva la via d’uscita dalla tomba».
Traduzione di Elena Faccia Serrano.
Traduzione dallo spagnolo di Claudio Forti