Custodio Ballester: “In Spagna non c’è libertà religiosa, ma la dittatura del pensiero unico”.

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Da ACTUALL, quotidiano spagnolo di informazione online. Direttore Alfonso Basallo – 30 novembre 2017

Padre Custodio Ballester, come San Paolo, ha combattuto la sua battaglia e ha mantenuto la fede in un ambiente di asfissia laicista. Per 30 anni è stato un faro nella difesa della libertà religiosa e per un sano patriottismo in una Catalogna che sta passando un tempo convulso.

Padre Ballester ha ottenuto il premio di HazteOir.org 2017, per la sua difesa della libertà religiosa.

Il sacerdote Custodio Ballester è stato per tre decenni parroco della chiesa dell’Immacolata Concezione nella località barcellonese de L’Hospedalet de Llobregat. Ha predicato il vangelo e la dottrina cattolica senza lasciare la più piccola concessione alla correzione politica.

Per questo motivo è stato obiettivo di una sanzione emessa dalla Direzione Generale sull’Uguaglianza, (Area per la Uguaglianza di trattamento e non discriminazione delle persone LGBT della Generalidad (Governo), della Catalogna, e di una investigazione della Procura per i Delitti di Odio, da cui è uscito senza macchia.

Padre Custodio è anche un conosciuto difensore del diritto alla vita e della libertà religiosa, che non ha dubitato nel mettersi in prima fila per difenderla nelle adunanze e negli atti pubblici. Catalano e spagnolo a tutto tondo, il sacerdote Custodio Ballester è conosciuto anche per aver presieduto a processioni con le immagini col Cristo della Buona Morte, custodito nella località catalana nella quale è stato parroco. (Nel testo originale, che si trova aprendo il link alla fine della traduzione, ci sono altri link di approfondimento per chi conosce lo spagnolo. Ndt).

Non è affatto strano che la sindaca de El Hospedalet e la Generalitat, (il Governo) della Catalogna e l’establishment in generale, assieme ai radicali e ai violenti, abbiano segnalato questo coraggioso prete come un nemico da abbattere. Ora però riceve il premio HazteOir 2017 per la categoria “libertà religiosa”, che gli verrà consegnato sabato prossimo in una festa di gala in considerazione del suo impegno a favore della libertà religiosa e di coscienza, di fronte ai furibondi attacchi da lui ricevuti.

Come ha vissuto l’espediente accusatorio a lei rivolto dalla Generalitat di Catalogna a motivo della sua omelia del 24 giugno, quando ha detto che l’omosessualità è un peccato gravissimo?

L’ho vissuto come un caso in più nella persecuzione ideologica contro la Chiesa, con l’intenzione di intimidirla perché rinunci, di fatto, alla sua dottrina, quando essa è in contrasto con l’ideologia ufficiale dell’Unione Europea, che considera l’ideologia di genere come un segno di progresso, mentre la tradizione della Chiesa è considerata come segno di regresso.

C’è oggi libertà religiosa in Spagna?

Si c’è un alto livello di libertà, che è quella che ci ha permesso di mantenere le marce Pro Vita il 25 di ogni mese. In questo caso sono stati squisiti, ma questo non era concesso in rispetto della libertà religiosa, ma in rispetto della libertà civica, indipendentemente da quale fosse il contenuto di ogni manifestazione.

Dal momento in cui lo Stato ha incorporato la sua propria ideologia e la finanzia costantemente attraverso la legge, non possiamo parlare di libertà religiosa, ma di dittatura del pensiero unico.

Pensa che gli spagnoli difendano sufficientemente i loro valori?

Assolutamente! Erano talmente incorporati nella nostra cultura, da non renderci più conto che erano dei grandi valori. Ci nuotavamo dentro come i pesci nell’acqua. Ci siamo accorti del pericolo solo quando lo Stato e le forze ideologiche da cui sono sostenuti, ce li hanno cambiati. Sono riusciti a farli infiltrare attraverso le leggi, i mezzi di comunicazione e la scuola. E sono valori diametralmente opposti a quelli cristiani. Hanno continuato ad ingannarci (A fregarci, dice il testo originale. Ndt.), fin quando ci siamo resi conto dell’inganno. Ma quando ce ne siamo resi conto era già troppo tardi, perché siamo rimasti disarmati.

Che cosa pensa dell’arrivo nelle aule parlamentari della ideologia di Genere?

Tremendissimo! Contro natura. Una perversione assoluta! È la corruzione di minori istituzionalizzata. Solo 10 anni fa nessuno si sarebbe azzardato a prevedere tali aberrazioni. Ma ormai siamo al patto compiuto. Ma poiché il terreno era già stato preparato molto bene, nessuno ha reagito.

La società, compresa la Chiesa, è come anestetizzata, intontita. E pare non rendersi conto di ciò che le sta cadendo addosso. E non ha sperato nemmeno che gradualmente se ne andassero: così è stato gradualmente introdotto nella scuola il conflitto totalmente artificiale dell’identità sessuale. Già stanno sacrificando un gran numero di bambini alla perversione del cambio di sesso con qualsiasi pretesto. Sono già impegnati a distruggere, partendo dalla scuola, la divisione naturale dei sessi, senza preoccuparsi del numero di bambini che dovranno sacrificare. Sono degli incoscienti! E sono quelli che ci governano!

È facile essere cristiani in spagna, e in concreto, in Catalogna?

È molto difficile essere cristiano, ma per una ragione di base. Siamo stati cristiani per tradizione, perché all’inizio non c’era altra opzione. Quello era un modo molto debole di vivere la fede cristiana.

Per questo è stato molto più facile smontare la tiepidezza dei fedeli spagnoli, rimpiazzandola con un’altra proposta tanto simile a una religione, e cioè con una proposta politica. E la politica è ingannata dai disertori della Chiesa. Gli stessi che hanno contribuito a offrire ai loro fedeli, nella politica, un’altra prospettiva religiosa.

In Catalogna però la cosa è più grave perché il nazionalismo ha delle forti connotazioni religiose, (ora credono di aver trovato salvezza e liberazione nell’indipendenza). Per questo motivo sono molti i chierici che hanno abbracciato quest’altra fede, come possiamo vedere. (Tanto che, come si vede in una foto nel testo originale, si sono aperti dei seggi anche in alcune chiese. Che disastro quando si perde la fede! Ndt). La fede nazionalista ha sostituito la fede cattolica, cominciando tante volte dagli stessi pastori.

Che cosa pensa degli attacchi laicisti che stanno accadendo in questi ultimi anni in Spagna?

Chiamarli “laicisti” è una benigna concessione del linguaggio. In fondo il laico è semplicemente colui che non fa parte del clero, non l’anticlericale e nemmeno l’antireligioso. Ciò che succede è che si è messo in moto un movimento revanscista rispetto, non alla Guerra Civile – questo è solo per depistare -, ma rispetto alla rivoluzione anticattolica che, dopo anni di esercizio e di molte migliaia di morti, finì con la Guerra Civile.

Bisogna dire che c’è una certa nostalgia per quella rivoluzione negli eredi di coloro che vi parteciparono con diversa intensità dal 31 al 39. Sognano di ripetere la stessa rivoluzione, anche se adesso non c’è bisogno che uccidano, (ma forse potrebbero anche essere disposti, dato il loro grido di guerra: “Arderete come nel 36!”). Hanno metodi autoritari di un’efficacia da far paura.

Come possiamo por fine a tutto ciò?

Il primo passo è quello di mobilitarci per fare in modo che non siano loro a farla finita con noi. Per questo è necessario riarmarci dottrinalmente, vista la debolezza con cui ci muoviamo, e con una tremenda inclinazione al compromesso, anche dottrinale, col nemico. E, una volta armati con lo scudo di una fede operosa e cosciente, avere il coraggio di uscire, in primo luogo sapendo entrare senza paura nelle università. Perché se il nostro messaggio è attrattivo, certamente non mancheranno gli adepti. E dalle università, agli altri livelli di insegnamento, fino ai media.

Un movimento dal basso all’alto, non dalla gerarchia o dai concordati e compromessi con i politici, che, come abbiamo visto, serve solo a farci addormentare e intontire. Non è necessario che andiamo contro di loro. La soluzione è che noi diventiamo più forti e consapevoli.

Come vive la situazione politica della Catalogna?

Guardi, nonostante tutto con una enorme speranza. Mi ha molto colpito un articolo del giornale Catholic  Herald sulla situazione della Catalogna, intitolato: “Il mondo non ha bisogno di un’altra repubblica atea”. Mi ha sorpreso che dall’altro lato dell’oceano si siano resi conto di una realtà che quasi nessuno vuole affrontare. La Repubblica Catalana nasce sotto il marchio dell’anti-religione, con l’aborto libero e l’ideologia di genere. E non ammetterà opinioni contrarie.

D’altro canto, l’attuale impegno per l’indipendenza, non mettendo assieme le minime condizioni, provocando più male che bene al popolo che dicevano di amare e liberare, ha provocato il risveglio di un enorme gigante. Un gigante buono, ma un gigante.

Certo, la Catalogna e in Spagna, questo è chiaro, e con una forza che nemmeno i più grandi sognatori si sarebbero azzardati a sospettare. Dalla notte alla mattina la Catalogna si è riempita di spagnoli che portavano con orgoglio la loro bandiera. (Nell’originale si vede una donna che sta baciando la bandiera spagnola. Ndt).

E sono talmente tanti questi spagnoli che potrebbero presumere di essere solo essi i catalani e quelli che in questa terra hanno i diritti. Questo farà sì che la politica non sia più la stessa. L’inerzia spingerà i politici a continuare a fare quello che facevano. Ma adesso è venuto alla luce un nuovo attore che non difende nessun partito politico. Prima tanti si chiedevano chi più gli toglie e chi più li inganna.

E questo nuovo attore della politica catalana è venuto per rimanere. I politici cadranno uno dopo l’altro, però la Spagna che si è alzata in Catalogna è lì per rimanere e per iniziare da lì la necessaria riconquista.

Lei pensa che siano molti gli indipendentisti, o che le cifre siano esagerate?

In questo momento non importa sapere quanti siano gli indipendentisti. Non importa nulla, perché tutto è relativo. Quanti indipendentisti? Di fronte a quanti spagnoli? E appare chiaro che gli spagnoli non volevano dare battaglia. Adesso sì.

E il numero di spagnoli non smetterà di crescere. E lo farà nella misura in cui riusciremo a vincere sui politici. No alle bande indipendentiste, si, invece, alla nostra parte! Perché con amici così nessun nemico è temibile. E non lo sono gli indipendentisti, che hanno già iniziato un declino inesorabile.

Succederà in Catalogna quanto è accaduto in Quebec nell’ultimo referendum: orgogliosamente si misero a contare i voti, ma le imprese se ne andarono e la provincia perse molta ricchezza. Ormai non ha più la forza di ritentare. Il futuro della Catalogna è esattamente lo stesso. Perché non succeda è imprescindibile una vittoria sui nostri politici. Vincerli, non convincerli; perché si rendano conto che la loro scelta è impossibile.

Che sentimenti ha provato nel ricevere il premio HazteOir 2017?

Bene, come sapete, eccomi qui in silenzio, secondo il mio miglior modo di intendere da sacerdote cattolico e da patriota spagnolo, che non debbono essere incompatibili. E con questo, voi sapete molto bene che come sacerdote sono con il Signore risorto, vincitore del peccato e della morte. Questa è la cosa essenziale. E come sacerdote spagnolo mi sento rivestito e riconfortato.

Il fatto che l’organizzazione che in Spagna più sta facendo per la difesa dei nostri valori, riconosca gli sforzi di un sacerdote che cerca di proclamare quel Vangelo che in tanti vorrebbero mutilare o accomodare secondo il gusto dei nemici della Chiesa, mi conforta è mi dà speranza nella vittoria. Il Vangelo in Spagna, e ciò che è della Spagna, in Spagna.

Fonte: https://www.actuall.com/entrevista/laicismo/custodio-ballester-en-espana-no-hay-libertad-religiosa-sino-dictadura-del-pensamiento-unico/

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