Ma dove vanno i 5 stelle sugli immigrati (e soprattutto dove li mettono)?

m5s-banderuola

di Marco De Palma.

13 giugno. 48 ore dopo la batosta elettorale al primo turno delle comunali. Nel Movimento 5 Stelle tira una brutta aria. Tutti cercano di minimizzare una sconfitta che c’è e si fa sentire: su 111 comuni al ballottaggio, i pentastellati sono in gioco per la vittoria finale solo in 10. Un flop, è evidente. Ma ci pensa Virginia Raggi – tanto per cambiare – a spostare l’attenzione mediatica su un altro tema. “Bisogna limitare i migranti a Roma”. Boom. In una lettera inviata al Prefetto di Roma, infatti, la sindaca in virtù degli “elevati flussi di migranti non censiti” auspica “che le valutazioni sulle dislocazioni di nuovi insediamenti tengano conto della evidente pressione migratoria cui è sottoposta Roma Capitale”.

Una Raggi così dura e cruda non si era mai vista, soprattutto su un tema delicato, come quello dei migranti, dove il Movimento non ha mai fatto capire da che parte sta veramente. Passano alcuni giorni, 13 per l’esattezza, e, in effetti, la posizione di Raggi & Co. inizia a vacillare, tanto che ieri sera, dopo l’incontro con il Ministro dell’Interno Minniti sull’“emergenza migranti” sollevata dalla Sindaca, Virginia se ne esce dicendo che ora la soluzione è ospitare i migranti nei comuni della Provincia di Roma, accogliendo di fatto il “modello Minniti” che prevede un’“accoglienza, sostenibile, equilibrata e diffusa”.

L’ennesima giravolta pentastellata è servita. Dal “basta” all’ “accogliamoli in provincia” sono bastate solo quattro chiacchiere con il Ministro dell’Interno. Per cui, dopo il piano di ricollocamento e redistribuzione dei migranti dell’Italia e della Grecia varato dall’Ue, ecco nascere il modello di ricollocamento romano. E il paragone è tutt’altro che casuale. I segnali che portano a pensare che il progetto sostenuto dall’amministrazione pentastellata possa fare la stessa fine del piano dei ricollocamenti dell’Unione Europea, ovvero andare incontro al fallimento, non mancano di certo. Dei 121 comuni della Provincia di Roma, solo una decina oggi ospita migranti. E tra quelli che hanno chiuso la porta c’è anche Civitavecchia, comune amministrato proprio dal M5S. Per cui, non vorremmo che, alla fine dei conti, i comuni romani, Civitavecchia inclusa, facciano la parte che Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca hanno messo in scena nel teatro europeo, rifiutando di accogliere i migranti.

Accoglienza a parte, ciò che è certo, però, è che stiamo assistendo, come già detto, ad una nuova giravolta che ormai fa parte dello stile grillino. Giusto per rinfrescare la memoria, sempre sul tema migranti, mentre la base, qualche tempo fa, aveva detto sì alla depenalizzazione del reato di clandestinità, poi “il capo” ha fatto dietrofront. Oppure sullo ius soli: Grillo ora definisce la legge in discussione in Parlamento “un pastrocchio invotabile” e “un provvedimento senza capo né coda”, ma ad inizio legislatura i suoi avevano presentato in Parlamento (proposta di legge c. 1204 del 14 giugno 2013) una proposta quasi identica, anzi ancora più favorevole per i figli degli immigrati.

Insomma, alla luce di ciò, una domanda sorge spontanea: ma sull’immigrazione da che parte vanno i 5 stelle? Stando ai fatti, si accettano scommesse sulla risposta.

Fonte: l’Occidentale

Print Friendly, PDF & Email
Se questo articolo ti è piaciuto, condividilo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

15 − 1 =