I 4 cardinali come don Primo Mazzolari?

cattura

In questi giorni Bergoglio esalta due preti che non furono sempre obbedienti ai loro superiori. Per molti non furono neppure esemplari; e neppure profeti. Non lo sappiamo, e non vogliamo approfondire, ma certo resistettero spesso all’autorità ecclesiastica.

In questi giorni esce una nuova lettera dei 4 cardinali celebri per i Dubia. Chiedono, ancora una volta, una risposta, o quantomeno una udienza.

Chiedono di non essere ignorati; di essere ricevuti.

Da mesi 4 cardinali tra i più importanti al mondo – un italiano che è stato tra i più vicini a Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, Carlo Caffarra; un americano e un tedesco, Burke e Brandmueller, che sono stati tra i più intimi amici e collaboratori di Bendetto XVI, e un tedesco ascoltatissimo ai tempi di Giovanni Paolo II-, chiedono a Francesco un minimo di attenzione, almeno il tempo di un incontro personale, da parte di chi accoglie ogni giorno giornalisti, uomini politici, uomini di spettacolo, signori della rete…Da parte di chi concede interviste a ritmo continuo ai giornali più svariati, ma non ha tempo per coloro che dovrebbero aiutarlo ed affiancarlo nel governo della Chiesa.

No, per loro nè una risposta, nè un incontro. Allora viene da chiedersi: che senso ha esaltare i “disubbedienti” del passato, dar loro risposta e “udienza” postuma, elogiare la loro disubbedienza, smentendo i propri predecessori, e non rispondere a chi pone con umiltà delle questioni evidenti, secondo le leggi della Chiesa, nel pieno rispetto del condice di diritto canonico?

Ha senso dimostrarsi aperti e comprensivi verso chi non c’è più, chiusi e indifferenti verso i confratelli di oggi?

Don Primo Mazzolari, in una celebre lettera ristampata alcuni anni orsono da 30 Giorni, rivista su cui scrivevano Andrea Tornielli e Antonio Socci (non ce ne voglia quest’ultimo, uomo libero e non di potere), già allora vicina al cardinale di Buenos Aires, scriveva:

... Per voler bene al papa [Pio XII] non è necessario rompere i confini, né dimenticare ch’egli pure è un uomo. A me pare che una venerazione, la quale tiene fissi gli occhi anche su quello che vi è d’umano, e ce n’è tanto nella storia della Chiesa, e non lo veli per falsa devozione quando è indegno, né lo esalti troppo quando è magnifico, sia affetto più virtuoso e virile.
Perché esaltarci con espressioni di dubbia lega per dire: «Santità, sono un vostro figliuolo: parlate. Vi obbedirò come obbedisco a Cristo»?…

Sono parole che possiamo adattare all’oggi. Anche se i media laici e laicisti esaltano ogni giorno Bergoglio e i suoi continui gesti di rottura con il magistero precedente, con “falsa devozione”; anche se certi cattolici credono che il papa abbia potere sul depositum fidei, nonostante tutta la Tradizione della Chiesa e il Vangelo stesso lo neghino, i cattolici saggi non dimentichino che il papa “egli pure è un uomo“; che egli pure sbaglia; che egli può pure essere ripreso dai suoi intimi collaboratori, come lo fu Pietro da Paolo; che egli pure può sentirsi dire, da Cristo in persona, come già nel Vangelo: “Vade retro Satana! Tu mi sei di scandalo…Non pensi secondo Dio,  ma secondo gli uomini“.

 

 

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Autore: Libertà e Persona

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