È con un matematico, Pitagora, che secondo alcuni nasce, il termine filosofia. Molto meno noto è che anche il massimo matematico del Settecento, lo svizzero Leonardo Eulero,
era un filosofo. È appena uscito un breve saggio, ‘Leonardo Eulero, il matematico dell’età illuminista’ di Francesco Agnoli, che ricorda l’ampiezza di interessi di un uomo definito “il ciclope della matematica”, il “Mozart della matematica” o, per dirla con François Jean Dominique Arago, l’uomo che “calcolava apparentemente senza il minimo sforzo, esattamente come si respira o, se si vuole, come un’aquila vola in cielo”. Il suo nome, presente in ogni storia della matematica, è noto ancora oggi per: i punti, la relazione, la congettura, gli angoli, il numero, i teoremi, la formula, il diagramma e le equazioni che da lui hanno preso il nome.
Ma Eulero era anche medico e filosofo. Il saggio, in particolare lo colloca nel contesto filosofico dell’epoca: Eulero conosceva e frequentava personaggi come Voltaire, Diderot, Condorcet; si confrontava con le implicazioni filosofiche del pensiero di Newton, Cartesio e Leibnitz. E sposava posizioni teologiche e ideali contro corrente.
Alla sua morte, Condorcet ne tesse l’elogio con queste parole: “Non si è mai vantato di alcuna delle sue scoperte … Non temeva di abbassare la propria reputazione: scriveva senza esitazione su argomenti elementari, se questo era utile… Egli di gran lunga preferiva l’educazione dei suoi studenti alla piccola soddisfazione della loro meraviglia. Avrebbe pensato di non aver fatto abbastanza, se avesse mancato di completare le sue scoperte, con le quali ha arricchito la scienza, con la candida esposizione delle idee che a quelle scoperte l’hanno condotto”.
Nel 1787, quattro anni dopo la morte di Eulero, Condorcet pubblicò in Francia le sue ‘Lettere ad una principessa’. Ma in questa circostanza, dimostrando meno onestà che in passato, sostenne la necessità di intervenire sul testo per motivi di stile: in verità decise di purgarlo dalle considerazioni di Eulero in difesa della religione. Condorcet non le condivideva e, dunque, le censurò.