Infelix Austria

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Intervistato da Lafedequotidiana.it, mons. Gerhard Wagner, scelto a suo tempo da Benedetto XVI come vescovo di Linz, alla domanda “In Austria vince l’ultradestra?“, ha risposto: “Chiacchiere, non è affatto ultradestra, ma un partito che correttamente interpreta il volere e le necessità del popolo e dei cattolici”.

Non è necessario conoscere la politica austriaca per capire che occultare i problemi dando del cornuto all’asino non è la soluzione. Il cosiddetto muro austriaco non riesce a far comprendere all’Europa che il problema di un’ immigrazione massiccia non si risove a colpi di slogan? Che quando un paese è costretto a certi atti, è perchè sta succendo qualcosa di grave, e nessuno se ne vuole davvero occupare? O ci accontentiamo del moralismo a buon mercato di un Obama, la cui insipienza, in Siria e Libia, è la cagione principale di queste drammatiche migrazioni?

Sia come sia, un dato è certo: la povera Austria non gode di buona stampa, qualsiasi cosa faccia, da almeno cent’anni. La canea urlante di oggi ce lo ricorda.

Andiamo indietro di un secolo, al 1914: l’impero austriaco era l’ultimo impero multinazionale, multietnico, nel cuore dell’Europa. In esso convivevano austriaci, italiani, slavi, ungheresi, cechi, slovacchi… popoli diversi, con costumi e usi differenti, ma accomunati da una stessa storia e una stessa religione. Un vero pugno in un occhio per le ideologie dominanti dell’epoca: il nazionalismo e il secolarismo.

L’Austria cattolica e multietnica deve morire“: l’urlo eccheggiò tra le cancellerie dei paesi liberali e sulla bocca dei nazionalisti di ogni paese.

Benito Mussolini, allora un perfetto impasto di socialismo e di nazionalismo, vedeva nell’Austria il residuo di un passato medievale da spazzare via; anche un oscuro signore, austriaco di nascita, Adolf Hitler, odiava il suo paese, detestava gli Asburgo, e guardava alla assai più moderna Germania, di cui in effetti diventerà il dittatore. In Francia, in Inghilterra, si pensava qualcosa di analogo.

La prima guerra mondiale spazzò via l’Impero degli Asburgo, e la grande Austria fu ridotta ad un piccolo staterello, al governo del quale giunse, nel 1932, Engelbert Dolfuss.

Chi era costui? Nei testi di storia canonici è dimenticato, oppure etichettato, con la stessa superficialità con cui si guarda oggi alla destra austriaca, con un solo aggettivo: “fascista!”

Ma Dolfuss non era affatto un fascista; era salito al vertice del proprio paese per il suo legame con il mondo contadino e con coloro che non avevano dimenticato gli ideali della felix Austria di un tempo.

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Dolfuss era un cattolico di destra, fieramente avverso al comunismo, al marxismo, alla lotta di classe. Ma anche accerrimo nemico del nazionalsocialismo, in cui vedeva, non a torto, il figlio delle ideologie che avevano abbattuto l’Impero. Per questo, lui che chiamava i comunisti “socialisti rossi” e i nazisti “socialisti bruni”, sciolse il partito nazista austriaco, pagandone caramente le conseguenze: subì un primo attentato, la Germania lo attaccò con il boicottaggio dell’Austria e favorendo attentati terroristici contro gli impianti ferroviari e idroelettrici, i ponti e le persone.

Sino al 25 luglio 1934, giorno in cui Dolfuss venne ferito a morte dai nazisti, che gli negarono non solo il medico, ma anche il sacerdote. Il quotidiano della Santa Sede dichiarò in quell’occasione che il nazionalsocialismo altro non è che “nazional-terrorismo”.

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Dopo Dolfuss, un altro cencelliere di destra austriaco, figlio della cultura asburgica, anch’egli avversario sia del nazismo che del comunismo, Kurt Alois von Schuschnigg (1897-1977), venne costretto da Hitler alle dimissioni, per essere poi imprigionato dai nazisti nella sua casa, per diciassette mesi, tormentato dalla SS, e infine spedito nel campo di concentramento di Dachau prima e in quello di Sachsenhausen poi.

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Il nostro Schuschnigg-scriveva S. Freud il 22 febbraio 1938- è una persona perbene, coraggioso e di carattere...”; ma neppure lui potè nulla contro la Germania di Hitler, anche perchè fu abbandonato dal resto d’Europa. Da un ‘Europa che dopo la fine della guerra verrà ricostruita, tra gli altri, proprio da un ex cittadino austriaco: Alcide de Gasperi.

Forse pochi ricordano un fatto: il politico italiano che viene annoverato tra i padri dell’Unione europea, da giovane era stato anche lui un avversario sia del socialismo che del nazionalismo, e nel 1908, a Trento, si era scontrato più volte contro due avversari dell’Austria, Cesare Battisti e Benito Mussolini. Come deputato trentino a Vienna, de Gasperi aveva lavorato prima del 1914 con persone di varie nazionalità, e proprio lì, proprio a Vienna, aveva imparato la possibilità, per popoli diversi, di vivere in pace in uno stesso stato.

L’Austria multietnica, distrutta dai nazionalismi e dalla I guerra mondiale, calpestata dal pangermanesimo hitleriano, vendicata anni dopo da un suo cittadino?

Forse avremmo potuto dirlo se l’Unione Europea fosse davvero l’Europa dei popoli; di popoli tenuti insieme da una stessa cultura e dalle stesse radici, da una vera solidarietà tra i popoli.

Ma l’Europa di oggi appare, invece, in declino, e se non sarà la piccola Austria, cui manca ormai la visione politica e religiosa di un tempo, saranno gli ex paesi comunisti, dall’Ungheria alla Polonia, a farla saltare, o, comunque, a cambiarla radicalmente. Perchè quei paesi, a differenza dell’Europa occidentale, non tollereranno a lungo che l’Europa sia, di fatto, un’entità mostruosa e dispotica, proprio come l’Urss da cui si sono, recentemente, liberati. Libero 11/5/2016

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Autore: Francesco Agnoli

Laureato in Lettere classiche, insegna Filosofia e Storia presso i Licei di Trento, Storia della stampa e dell’editoria alla Trentino Art Academy. Collabora con UPRA, ateneo pontificio romano, sui temi della scienza. Scrive su Avvenire, Il Foglio, La Verità, l’Adige, Il Timone, La Nuova Bussola Quotidiano. Autore di numerosi saggi su storia, scienza e Fede, ha ricevuto nel 2013 il premio Una penna per la vita dalla facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, in collaborazione tra gli altri con la FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) e l’Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana). Annovera interviste a scienziati come  Federico Faggin, Enrico Bombieri, Piero Benvenuti. Segnaliamo l’ultima pubblicazione: L’anima c’è e si vede. 18 prove che l’uomo non è solo materia, ED. Il Timone, 2023.

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