La verità sulla Siria

siria-aleppo-guerra-ansa-ap

Il vicario apostolico di Aleppo sgrida Ue, Usa e Onu

di Leone Grotti

«Siamo entrati nel sesto anni di guerra e qui sembra l’Apocalisse: senza acqua, senza elettricità e in balìa a di gruppi armati che, pur non essendo l’Isis, sono tutti radicali. Vogliono tutti lo Stato islamico». Bastano poche parole per descrivere la situazione di Aleppo, «città martire» della guerra siriana, divisa in due tra un’area controllata dal governo di Bashar al-Assad e una in mano alle milizie ribelli. Queste sono quelle scelte da monsignor Georges Abou Khazen, vicario apostolico della città, che lui definisce la «Milano siriana».

UN PAESE DESERTIFICATO. Il paragone è azzeccato dal momento che il vescovo ha parlato ieri della situazione della Siria

a Palazzo Pirelli, ricevuto dal presidente del Consiglio regionale, Raffaele Cattaneo, davanti a una schiera di consiglieri di diversi partiti. L’incontro ha preceduto di qualche ora quello serale aperto al pubblico, promosso dal Cento culturale di Milano. Oggi però l’originalità di Aleppo rischia di essere spazzata via per sempre: «In Siria c’erano 23 gruppi etnici e religiosi diversi, che io ho sempre paragonato a un bel mosaico colorato. Ora cercano di ridurlo a un colore unico: quello nero della bandiera islamista. Avevamo 43 mila piccole, medie e grandi imprese. Ora sono chiuse e i loro macchinari sono stati rubati dai capannoni e venduti in Turchia. La stessa fine ha fatto il grano contenuto nei silos. E ora mancano sia il pane che il lavoro».

L’OPERA DELLA CHIESA. Con i ribelli sostenuti «da potenze estere» che tagliano la fornitura di elettricità e acqua al resto della città, la Chiesa si prodiga per aiutare i pochi siriani rimasti, cristiani e musulmani: «Abbiamo distribuito alle famiglie bidoni di plastica per attingere l’acqua ai pozzi, cisterne da 250 o 500 litri per tenere sempre una scorta, portiamo l’acqua agli anziani e agli ammalati a domicilio, aiutiamo le famiglie a pagare l’abbonamento ai generatori di corrente elettrica, anche per permettere ai giovani di avere luce per studiare, distribuiamo un pacco alimentare mensile a chi ne ha bisogno, cuciniamo 12 mila pasti al giorno per i più poveri, aiutiamo chi non riesce più a pagare il mutuo perché non c’è lavoro e formiamo falegnami e fabbri, perché di loro avremo bisogno per ricostruire Aleppo».

ASSAD E I TABÙ DEL MONDO. Alle tante domande dei consiglieri regionali lombardi, monsignor Abou Khazen risponde sempre con franchezza, senza risparmiare le critiche, spesso fornendo una lettura diversa dei fatti rispetto a quella diffusa dai media italiani ed europei. Il regime di Assad? «Lui non è certo la regina di Inghilterra, e noi non amiamo le dittature, ma la Siria è forse l’unico paese musulmano ad avere un governo laico, aperto e moderato dove tutti possono convivere, a prescindere dalla religione. E poi Assad è l’unico dittatore del mondo ad essere criticato da altri dittatori per la mancanza di democrazia…». I colloqui di pace? «La Russia ha insistito molto per farli ed è quello che ci serve. Come dicono i cinesi, anche un viaggio di mille miglia comincia con un passo. Le difficoltà sono tante ma la gente è stanca della guerra. Tutti. Più di 500 villaggi hanno chiesto ai ribelli di andarsene e hanno trovato accordi con il governo». L’Isis? «Adottano una corrente radicale dell’islam, quella wahabita. Fanno le stesse identiche cose dell’Arabia Saudita, crocifissioni incluse, ma questo non si può dire. È tabù».

GLI ERRORI ONU, USA, UE. Quanto al ruolo dell’Europa, Abou Khazen ricorda che «siamo vicini di casa e abbiamo molti legami culturali, ma da voi ci aspettavamo molto di più. Soprattutto in favore della pace». Invece l’embargo imposto alla Siria anche dall’Unione Europea è per il vicario apostolico di Aleppo «un crimine che danneggia soprattutto la popolazione. Obama a Cuba ha detto: “Le sanzioni sono state un errore”. Perché ripetere quell’errore con la Siria oggi?». Anche sul problema dei profughi monsignore prende in contropiede il suo pubblico: «Aiutateci a stare a casa nostra. La metà della nostra popolazione è sfollata, ma speriamo che i milioni fuggiti all’estero tornino a casa. Bisogna curare le cause per fermare gli effetti. Però non ci fidiamo di voi, perché l’Onu ha concesso i visti ai siriani a patto che per cinque anni non tornassero a casa».

Georges-Abou-Khazen-lombardia

CRISTIANI IN VIA DI ESTINZIONE. Nei confronti dei cristiani secondo Abou Khazen «è in atto un genocidio e noi siamo come una specie in via di estinzione. Ma l’Occidente non ci aiuta e non ci ascolta per non vedere e avere la coscienza pulita». Anche sull’integrazione il vicario apostolico ha un consiglio “controcorrente” da offrire a Milano e alla Lombardia: «Voi avete accolto tanti profughi, più di altri: grazie. Non abbiate paura di ciò che è diverso, se siamo cristiani dobbiamo considerare gli altri come fratelli. Ma siate voi stessi: esprimete la vostra identità e fatela rispettare. Loro si adatteranno».

UN INCONTRO IMPREVISTO. La conclusione è dedicata al ruolo dei cristiani in Siria e alla possibilità di convivenza tra cristiani e musulmani. Più che alla teoria, il vescovo si affida a due aneddoti: «Ad Aleppo cristiani e musulmani hanno sempre convissuto. Ma in quartieri distinti. Con la guerra molti musulmani si sono dovuti trasferire nei nostri quartieri e ci hanno conosciuto più da vicino. Si sono accorti di come viviamo e molti mi hanno detto: “Voi siete diversi”. Prendiamo il rispetto della donna. Di solito, la donna musulmana cammina sempre qualche metro indietro rispetto all’uomo. Vedendo i nostri uomini e donne andare fianco a fianco, hanno cominciato a farlo anche loro. Anche molti giovani si sono avvicinati: abbiamo due sale adibite allo studio. Ma sono fuori dalla chiesa, perché vengono anche tanti musulmani. Dopo aver visto le atrocità di Isis e Al-Nusra, molti si sono chiesti: “Ma è questo l’islam?”. Tanti si interrogano e vogliono sapere che cos’è il cristianesimo».

da Tempi

Print Friendly, PDF & Email
Se questo articolo ti è piaciuto, condividilo.

Autore: Libertà e Persona

La nostra redazione si avvale della collaborazione di studiosi attenti alla promozione di un pensiero libero e rispettoso della persona umana, grazie ad uno sguardo vigile sulle dinamiche del presente e disponibile al confronto. Nel tempo “Libertà e Persona” ha acquisito, articolo dopo articolo, un significativo pubblico di lettori e ha coinvolto docenti, esperti, ricercatori che a vario titolo danno il proprio contributo alla nostra rivista online. Gli articoli firmati "Libertà e Persona" sono a cura dei redattori.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

quattro + 4 =