GESÙ E I BAMBINI DI OGGI ACCOSTANDO LE FONTI.

Amore e scuola

Si dice che Gesù amasse i bambini e minacciava guai a chi li scandalizzasse. Devono essere molto preziosi ai Suoi occhi.

Nella mia professione di insegnante di Religione, nella scuola elementare, vedo come i bambini, anche quelli più difficili da accompagnare nel percorso educativo, spesso stupiscono per la loro capacità di incontrare Gesù nella profondità della Sua Persona e del Suo messaggio.

Accostare una fonte speciale

Ogni anno, in classe IV elementare, studiamo la parabola del Padre misericordioso, spesso già  conosciuta

dagli alunni grazie alla catechesi. È una occasione anche per capire la differenza metodologica tra catechesi e studio della religione a scuola.

Guido Reni, San Giovanni Evangelista, prima metà 1600

Dato che gli allievi, in quarta, già iniziano l’analisi e la comprensione di un testo, utilizziamo le loro competenze applicandole allo studio del Vangelo inteso come fonte. Sono piccoli, ma intelligenti. Lavoro di concentrazione, attenzione, collaborazione, anche in gruppi ristretti.

Inizialmente invito i bambini a soffermarsi su Lc 15, 1-2 di introduzione alle tre parabole della Misericordia. Questi versetti costituiscono non solo l’introduzione, ma la condizione per capire e vivere l’inizio del Regno dei Cieli:

 

Gli stessi farisei e scribi definiscono il modo di essere di Gesù, il Maestro. Dinnanzi a pubblicani, che svolgevano il proprio lavoro disonestamente, ed a peccatori di ogni tipo, Gesù li riceve e mangia con loro. L’opposto di quanto proposto dalla Legge. Non per andare contro la Legge, ma proprio perché essendo Dio può avvicinarli, riceverli e stabilire con loro la comunione, tanto che un allievo così realizza la scena e la commenta dicendo:

1 Fabio A.

«Sono stato ispirato dall’Ultima Cena

perché anche in Chiesa i Cristiani,

che “mangiano” con Gesù,

sono peccatori». (Fabio A.)

e un altro:

«Mi sono ispirato alla grande sala nella quale

Gesù mangiò l’Ultima Cena.

Gesù non solo mangia con i peccatori,

ma prepara per loro una sala speciale».

 

Dalla suddivisione della parabola in diverse sezioni, si arrivano a definire, quasi attraverso una gara impegnativa, dei sottotitoli, che evidenziano gli aspetti più pregnanti del testo: lo sviluppo del percorso interiore, il cambiamento, che l’uomo ed il cristiano possono percorrere.

Spesso, i piccoli colgono delle intuizioni cui io stesso non ero ancora giunto. Anche loro restano stupiti di ricavare nuove conoscenze senza essere né adulti, né insegnanti. Ma  il bello viene quando, terminata l’analisi, e colta una possibile suddivisione in scene da loro titolate e da rappresentare, i piccoli si cimentano in disegni personali.

Dalle loro opere, realizzate nello spazio di massimo due ore, nella lezione successiva essi sapranno trarre singolari e simboliche interpretazioni, che aggiungono ulteriori novità alla comprensione. Scoprono che la verità della parabola è inesauribile. Naturalmente questo processo è un vero processo di apprendimento, creativo, quindi comporta una valutazione, che sempre li sorprende.

Non è poi un caso che anche bambini, spesso in difficoltà nelle lezioni cosiddette “frontali” (in realtà le lezioni frontali sono una leggenda paesana, più che metropolitana),  si scoprano inaspettatamente capaci.

Ho visto bambini, che fanno scena muta nelle interrogazioni –molto utili anche queste- o nelle verifiche scritte –anche esse importanti e formative- dare, invece, il meglio di sé: un meglio che non sapevano neanche che esistesse, oltre che di averlo.

 

Gesù insegna

Una bambina, per esempio, ha proposto un disegno di valore scenico e teologico-esegetico di gran pregio, mentre Gesù racconta questa parabola.

Gesù parla dall’alto, rivolto alle persone, viste da dietro: testa e spalle. Non si vede il loro corpo intero perché ancora devono incamminarsi sulla Via e sembrano anonime. Solo dopo, avvicinandosi alla méta, si potrà vedere la persona intera.

Il dialogo tra il fratello maggiore, indignato, vestito di scuro, del colore della terra, ed il Padre, vestito del colore del Cielo, si svolge nella parte alta della scena, sotto la luce del sole divino. Questa scena, fondamentale nella parabola, è collocata al di là di due alberi. Sono gli alberi del Paradiso terrestre: l’albero della Vita e l’albero della Scienza del Bene e del Male. Solo Cristo Vita, infatti, può insegnare all’uomo a distinguere il bene ed il male, ciò che è bene o male per l’uomo. Una bambina di questa età non riuscirebbe a giungere a simili significati per via argomentativa, ma per via intuitivo-artistica, a quanto pare, sì.

 

Era morto, ma è risorto.

Oppure, un bambino scopre che il figlio più giovane, maltrattato dal padrone dei porci, dopo essere rientrato in sé stesso, deciderà di alzarsi. Ma da quale posizione? Da seduto? Da sdraiato?

 

Alla luce delle parole del Padre si capirà che egli era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato e, quindi, egli è … risorto. Per questo l’alunno lo illustra non seduto a pensare, come sarebbe spontaneo, ma a terra, supino, come un morto. E nella nuvoletta inserisce la citazione di Lc 15, 17-19: «17Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; 19 non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni».

Il bambino, senza conoscere il significato del testo greco del vangelo, ha capito che “levarsi” significa risorgere.

Un peccatore si ricorda di essere Figlio

Curato nei particolari, -l’abito liso, il fagotto ridotto al minimo, i piedi scalzi, come quelli dei discepoli, secondo il vangelo di Mc 10, 10, il disegno di questa bimba esprime la decisione del giovane per la conversione: egli ritorna sui propri passi. Ha peccato, ma sa che il Padre lo accoglierà. Torna con il proposito di riconoscere la propria colpa e lo farà. Ma il Padre anticipa la risposta, tendendogli le braccia. Questi gesti, così rappresentati e colorati, sono eloquenti e trasmettono serenità.

 

Un Dio discreto

E ancora. Una bambina, molto riservata, descrive l’incontro tra il figlio ed il Padre, non nel modo più ovvio e verista, mettendoli uno di fronte all’altro, ma così: una grande figura celeste, che si mette all’altezza del figlio, visto come un bimbo bisognoso di sostegno. Non si fa vedere, così come è vero che Dio spesso non si mostra, e, però, sostiene.

Il bambino guarda in alto verso un mondo da scoprire, che neanche avrebbe immaginato. È nuovamente capace di stupirsi. Allora è vero: Gesù predilige i bambini e non vuole che si rechi loro scandalo perché, loro non lo sanno, ma sono i custodi di un grande segreto.

 

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Autore: Marcello Giuliano

Nato a Brescia nel 1957, vive a Romano di Lombardia (BG). Dopo aver conseguito il Baccelierato in Teologia nel 1984 presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e il Diploma di Educatore Professionale nel 2001, ha lavorato numerosi anni nel sociale. Insegnante di Religione Cattolica nella Scuola Primaria in Provincia e Diocesi di Bergamo, collabora ai cammini di discernimento per persone separate, divorziate, risposate ed è formatore per gli Insegnanti di religione Cattolica per conto della stessa Diocesi. Scrive sulle riviste online Libertà & Persona e Agorà Irc prevalentemente con articoli inerenti la lettura simbolica dell’arte ed il campo educativo. Per Mimep-Docete ha pubblicato Dalla vita alla fede, dalla fede alla vita. Camminando con le famiglie ferite (2017); In collaborazione con Padre Gianmarco Arrigoni, O.F.M.Conv., ha curato il libro Mio Signore e mio Dio! (Gv 20, 28). La forza del dolore salvifico. Percorsi nella Santità e nell’arte, (2020). Di prossima uscita Gesù è veramente risorto?

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