Annuncio e dialogo nel Vaticano II

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Sentiamo ripetere quotidianamente che la Chiesa di Francesco sta camminando nel solco del Vaticano II. In particolare nel rapporto dialogico con le altre religioni. Nelle intenzioni per la preghiera di gennaio il Santo Padre ha diffuso un video in cui viene sottolineato come buddisti, islamici, cattolici e ebrei siano tutti figli dello stesso Dio in quanto credono tutti nell’unico amore. Siamo davvero sicuri che il concetto di “amore” sia identico per ogni credo? Che il Dio venerato sia lo stesso (si noti che il buddismo non ha neppure un Dio Creatore). Ma se così fosse, Gesù sarebbe soltanto uno dei tanti. E perchè allora venire sulla Terra? Non bastavano le innumerevoli religioni presenti?

Siamo sicuri, poi, che questo “modo operandi” derivi tout court dal Vaticano II?
Andiamo a rivedere qualche documento:
“La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni.

Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini. Tuttavia essa annuncia, ed è tenuta ad annunciare, il Cristo che è « via, verità e vita » (Gv 14,6), in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con se stesso tutte le cose.” (Nostra Aetate, n.2)

“Anzitutto, il sacro Concilio professa che Dio stesso ha fatto conoscere

al genere umano la via attraverso la quale gli uomini, servendolo, possono in Cristo trovare salvezza e pervenire alla beatitudine. Questa unica vera religione crediamo che sussista nella Chiesa cattolica e apostolica, alla quale il Signore Gesù ha affidato la missione di comunicarla a tutti gli uomini, dicendo agli apostoli: « Andate dunque, istruite tutte le genti battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto quello che io vi ho comandato » (Mt 28,19-20). E tutti gli esseri umani sono tenuti a cercare la verità, specialmente in ciò che concerne Dio e la sua Chiesa, e sono tenuti ad aderire alla verità man mano che la conoscono e a rimanerle fedeli.”(Dignitatis Humanae, n. 1)

“L’attività missionaria è anche intimamente congiunta con la natura umana e con le sue aspirazioni. Difatti la Chiesa, per il fatto stesso che annuncia loro il Cristo, rivela agli uomini in maniera genuina la verità intorno alla loro condizione e alla loro vocazione integrale, poiché è Cristo il principio e il modello dell’umanità nuova, cioè di quell’umanità permeata di amore fraterno, di sincerità, di spirito di pace, che tutti vivamente desiderano. Cristo e la Chiesa, che a lui con la sua predicazione evangelica rende testimonianza, superano i particolarismi di razza e di nazionalità, sicché a nessuno e in nessun luogo possono apparire estranei. Il Cristo è la verità e la via, che la predicazione evangelica a tutti svela, facendo loro intendere le parole da lui stesso pronunciate: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15). E poiché chi non crede è già condannato, è evidente che le parole di Cristo sono insieme parole di condanna e di grazia, di morte e di vita. […] Ora nessuno di per se stesso e con le sue forze riesce a liberarsi dal peccato e ad elevarsi in alto, nessuno è in grado di affrancarsi dalla sua debolezza, dalla sua solitudine o dalla sua schiavitù tutti han bisogno del Cristo come di un esempio, di un maestro, di un liberatore, di un salvatore, come di colui che dona la vita. Ed effettivamente nella storia umana, anche dal punto di vista temporale, il Vangelo ha sempre rappresentato un fermento di libertà e di progresso, e si presenta sempre come fermento di fraternità, di umiltà e di pace. Ben a ragione, dunque, Cristo viene esaltato dai fedeli come «l’atteso delle genti ed il loro salvatore»”. (Ad Gentes, n.8)

“Anche lo spirito ecumenico deve essere favorito tra i neofiti, nella chiara convinzione che i fratelli che credono in Cristo sono suoi discepoli, rigenerati nel battesimo e compartecipi di moltissimi tesori del popolo di Dio. Nella misura in cui lo permette la situazione religiosa, va promossa un’azione ecumenica tale che i cattolici, esclusa ogni forma di indifferentismo, di sincretismo e di sconsiderata concorrenza, attraverso una professione di fede – per quanto possibile comune – in Dio ed in Gesù Cristo di fronte ai non credenti, attraverso la cooperazione nel campo tecnico e sociale come in quello religioso e culturale, collaborino fraternamente con i fratelli separati, secondo le norme del decreto sull’ecumenismo. […] Non basta però che il popolo cristiano sia presente ed organizzato nell’ambito di una nazione; non basta che faccia dell’apostolato con l’esempio: esso è costituito ed è presente per annunziare il Cristo con la parola e con l’opera ai propri connazionali non cristiani e per aiutarli ad accoglierlo nella forma più piena”. (Ad Gentes, n.15)
Gianburrasca ;-)

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