1° Maggio, da falce e martello a gender e spinello

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Sempre più anacronistica la festa del lavoro mostra la metamorfosi di una società che passa dalla ripartizione in classi all’atomizzazione in singoli individui. Le rivendicazioni delle parti sociali sono ormai sostituite dall’ideologia dei “diritti” individuali.

La Festa del lavoro o Festa dei lavoratori viene celebrata il 1º maggio di ogni anno in molti Paesi del mondo per ricordare l’impegno del movimento sindacale e i traguardi raggiunti dai lavoratori in campo economico e sociale.” Basta questa definizione di Wikipedia per avere l’immediata impressione di quanto ciò che si va a festeggiare non corrisponda alla realtà.

Le parti sociali erano le componenti definite “solide” di una realtà che le vedeva confrontarsi con l’autorità dello Stato per la tutela delle classi povere e una più equa distribuzione della ricchezza. Ma tutto questo oggi non esiste più se non sulla carta. La globalizzazione e la nascita della UE hanno reso prive di contenuto le parti coinvolte, lo Stato ha subito un continuo e inarrestabile svuotamento della sua funzione tramite l’attribuzione delle proprie prerogative ad autorità sovranazionali e questo ha avuto come effetto immediato la perdita di efficacia e di senso stesso delle organizzazioni sindacali rimaste con un interlocutore non più in grado di agire.

I diritti dei lavoratori sono infatti divenuti diritti subordinati a delle pretese “leggi” dell’economia che impongono allo Stato degli stretti limiti di bilancio, e così il diritto all’assistenza sanitaria, ad un orario di lavoro rispettoso della vita privata, ad una retribuzione dignitosa ad un’istruzione efficiente ecc… sono caduti di fronte alla “impossibilità” di una copertura finanziaria stabilita da una ferrea e apodittica scienza dell’economia. Quello che avviene su larga scala in in Grecia,ma anche in modo sensibile in Italia,  ne è l’applicazione pratica.

Quello che rimane sono i cosiddetti “diritti” del singolo, anch’essi apodittici e sovranazionali, stabiliti e giustificati da ricerche scientifiche e sociologiche di comodo che creano un cittadino non più identificato in una tradizione o in una classe sociale ma che indossa di volta in volta la maschera che ritiene opportuna. L’interlocutore di questo cittadino cosmopolita atomizzato non è più lo Stato con le sue leggi ma il Giudice che con le sue sentenze, emesse anche contro le leggi dello Stato, vanno a cogliere i pretesi diritti universalmente proposti dal mondo globalizzato.

E così dalle rivendicazioni sindacali del secondo dopoguerra si è passati a quelle individuali, dalla sanità e l’istruzione si è giunti alla rivendicazione della libera cannabis e al matrimonio gay, quel passaggio della sinistra degli anni ’70 al partito radicale di massa preconizzato dal filosofo Augusto del Noce si è dunque realizzato come modello imposto da un’economia ipercapitalista sovranazionale e da una ricerca scientifica usata come randello contro le resistenze, una scientificità che finisce col diventare la negazione di legittimità per concezioni alternative di vita.

In questo mondo dove i singoli individui ridotti a monadi hanno riconosciuto la sovranità dei diritti stabiliti a colpi di sentenza, il passo finale sarà l’istituzione del TTIP, un trattato che trasferirà a livello di multinazionali il principio del diritto stabilito a colpi di sentenza: con il TTIP lo Stato muore definitivamente. E con esso i sindacati e i diritti delle nazioni.

Questo stato di cose viene oggi rappresentato dal “Concertone” del 1° Maggio, un’evento dal quale sono spariti i discorsi dei capi della “Triplice” per lasciare posto ad un pubblico festante di birra, canne e rivendicazioni sessuali.

Buon 1° Maggio

 

Critica Scientifica

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