La crisi che crisi non è

Le crisi finiscono. Nascono, si sviluppano, finiscono. Ma questa non è una crisi è un male sistemico, fondato suul’imperio del denaro, delle banche e dei finanzieri d’assalto. Ogni riforma, se non tocca il livello sistemico è un’illusione, la cura palliativa di un cadavere.

Molti studenti vivono con ansia il periodo che precede l’esame di maturità, divisi fra la gioia per un percorso di studi che volge al termine e il timore di affrontare un esame sempre più vissuto come una sorta di resa dei conti capace di decidere del futuro. Ma nulla è più falso di questo, il futuro, oggi, non lo governa alcuna volontà e non lo stabilisce alcuna presunta eccellenza nel rendimento. Conosco studenti che ancor prima della maturità hanno vissuto l’ansia per la scelta della “facoltà giusta”, lacerati tra un’ opzione dettata dal cuore ed una dettata dal calcolo, visto che non sempre “calcolo e cuore” coincidono. La scuola, più che mai oggi, sembra aver dimenticato la propria funzione educativa, smarrendo l’elemento di gratuità che dovrebbe animare la dimensione del sapere, soprattutto durante l’età evolutiva. Così i ragazzi, “diventano adulti” non attraverso l’esperienza della vita, ma attraverso il percorso “violento”che li costringe sin da subito a misurarsi con la precarietà del lavoro;quando un lavoro esista. La scuola, quanto è più prestigiosa, tanto più promette. Promette un futuro di privilegio, un posto di primo piano nelle gerarchie economico sociali, promette un lavoro. Tutto negli anni in cui un ragazzo dovrebbe vivere la dimensione “dell’inutile e del gratuito, si trasforma in calcolo utilitaristico”. Come stupirsi allora delle patologie ansiogene che attraversano il cuore dei ragazzi, come stupirsi delle paure, delle devianze, delle morti improvvise, delle anoressie. Come stupirsi del loro pessimismo e della loro superficialità, dei loro slanci romantici e del loro egoismo. Corpi di ragazzi con teste di adulti preoccupati, ragazzi come “adulti senza storia”, che vivono il riflesso delle ansie e delle ambizioni dei loro genitori. Ragazzi che sentono risuonare una melodia di pacifica tolleranza e collaborazione, rimasticata e vomitata nei molteplici piani delle offerte formative, mentre, nella realtà, vivono dentro la trincea di una lotta senza quartiere. Studenti modello, laureati, specializzati, costretti ad emigrare. I nostri politici tagliano le risorse, tagliando di fatto il lavoro e uccidendo il futuro. Generazioni di eccellenti studenti se ne vanno rendendo il nostro paese sempre più povero. Ma é solo rimanendo è solo costringendo, con la propria intelligenza e passione i padroni del vapore a mutar rotta che questo paese potrà rinascere. Ma precondizione di tutto questo è la ridefinizione dei nostri rapporti con L’Europa, cioè con questa finanza. Una mia ex studentessa è ostetrica con master, gira l’Italia e partecipa a concorsi ovunque, ma teme di doversene andare a Londra. Perché a Londra servono ostetriche? Forse in Italia nascono pochi bambini? Perché ingegneri, ricercatori, tecnici, imprenditori, se ne vanno? Anche se erano bravi studenti, anche se conoscevano le lingue, anche se…paradossalmente, forse, studiare poco e darsi da fare sin da ragazzi, garantirebbe maggiori opportunità di lavoro. Senza moneta sovrana, questo il destino, diventare colonia delle multinazionali, in un mondo che parla solo inglese, con un progressiva distruzione dello stato sociale, cioè del lavoro. Il privato, da solo, non crea lavoro! Le leggi in Italia nascono con la sola funzione di ridurre la spese, gli argomenti razionali poi giustificano, attraverso costruzioni ideologiche, il tutto. Servirebbero medici, infermieri, e mille altre figure, ma le Università hanno il numero chiuso, e sapete perché? Perché bisogna tagliare. Ma senza investimento pubblico, senza riduzione della pressione fiscale e senza abbassamento dell’età pensionabile non si crea lavoro, solo ridicole speranze, solo un tragico inganno, che prepara un conto amarissimo.
Da marcoluscia.it

Print Friendly, PDF & Email
Se questo articolo ti è piaciuto, condividilo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

quattro × quattro =