In difesa dell’umano

Nella sentenza di Milano, che impedisce la fecondazione eterologa a pagamento è espressa una realtà sulla quale credo sia bene riflettere. Se avessimo dovuto dar credito allo strombazzare e al vibrar di cembali, dei supposti paesi civili, “ quelli che in fatto di diritti sono più avanti” rispetto a noi, poveri italiani ancora imbevuti di ancestrali visioni cattoliche della vita; se avessimo inseguito il supposto nuovo, anche in Italia avremmo un fiorente mercimonio di embrioni. Chiunque si periti di documentarsi sul vergognoso mercato degli embrioni sa benissimo come per ottenerli si usi violenza nei confronti di povere donne, spinte a vendere “ una parte di se” per dar da mangiare ai propri figli.

Sappiamo altresì assai bene come il bombardamento ormonale teso a produrre più embrioni, anziché uno, come comunemente accade, possa generare innumerevoli patologie. Ma nel ricco occidente l’unico problema sembra essere rappresentato dal diritto ad avere un figlio.

Curioso, prima i figli non si vogliono, tanto che in casi estremi, si é parlato di aborto come diritto umano fondamentale; poi si vogliono “troppo” e allora si ricorre ad ogni mezzo pur di realizzare un diritto, che un diritto non è, perché nessun essere umano può essere oggetto di diritti, su di esso accampati da terzi. Rosmini definì l’uomo, con perfetta intuizione: il diritto sussistente.

Ora, in Italia, nel paese dove ha sede la Chiesa Cattolica, si afferma che un embrione non può essere oggetto di compravendita. Di questo dobbiamo essere grati, certamente a tutti quei pensatori cristiani, che portano un contributo di civiltà dentro un mondo dominato da logiche mercantili e darwiniane. La sentenza di Milano è un pronunciamento laico, nel quale però, mi vien da pensare trovi maturazione una precisa antropologia. Un’antropologia che affonda le radici nel buon senso e nella recta ratio della sana teologia morale cattolica; faro irrinunciabile che rimanda il nostro pensiero a guardare al diritto naturale e a chi, di questo diritto ne ha fatto una bandiera in difesa dell’uomo e della civiltà. E questo, contro lo strapotere rapace, del potere della tecnica slegato da ogni principio di ordine morale. Eccolo dunque, ancora una volta, il contributo di buon senso e umanità, che come per osmosi è penetrato nello spirito di un popolo che non si arrende al dominio dei forti sui deboli.

Dal blog di Marco Luscia. Il racconto dell’uomo.

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