Family act, in piazza!

 

family

Pochi giorni orsono Gaetano Quagliariello, coordinatore nazionale del NCD, ha annunciato per il 15 novembre prossimo una manifestazione pubblica in piazza Farnese, a Roma (ore 14.30), invitandovi “tutti coloro che credono nella famiglia e nella vita e ritengono che la famiglia possa dare un futuro e una speranza al nostro Paese”. “Vogliamo difendere – ha proseguito – la famiglia formata da un uomo e da una donna che generano dei figli, vogliamo difendere il diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà, vogliamo sostenere questa istituzione naturale che in un tempo di crisi rappresenta il primo ammortizzatore sociale e la speranza della società di avere un futuro”.
Gaetano Quagliariello è uomo compassato, moderato, nei modi e nei toni. Eppure in tanti lo ricordiamo urlare con forza, all’indomani della morte non accidentale di Eluana Englaro. Urlava, Quagliariello, con una foga quasi “eccessiva”,

per noi che siamo ormai abituati a non lasciarci turbare da nulla, assopiti e anestetizzati dalla cultura del nulla. Ecco, in quell’urlo, e forse anche nel suo passato di radicale, si possono scorgere le ragioni di questo azzardo: scendere in piazza per affermare l’importanza dell’istituzione più fondamentale che esista, in un’epoca in cui la rottamazione di tutti i valori sembra ormai definitivamente realizzata. Accanto a lui alcune personalità che da anni si distinguono per la coerenza nella promozione e nella difesa della famiglia e della vita: Maurizio Sacconi, Eugenia Roccella, Carlo Giovanardi, Alessandro Pagano… Li immagino, questa pattuglia di deputati, come un gruppo di amici tolkeniani, che si sentono in dovere di attraversare la terra di Mordor, ben sapendo quali e quanti siano i pericoli.
E non posso che augurare loro di trovare, il 15 novembre, un folto gruppo di persone che hanno colto l’urgenza del momento. Un’urgenza ecclesiale, per i cattolici, perché riprendere coscienza, anche culturalmente, della centralità della famiglia, potrà permettere un giorno di invertire la tendenza verso l’entropia assoluta; un’urgenza politica, perché mai come ora la straordinaria macchina da guerra del relativismo morale raccoglie in un unico abbraccio Bersani-Grillo-Vendola-Berlusconi e Luxuria, passando per una innumerevole quantità di piccoli e medi ufficiali. Ci sarà un popolo, il 15 novembre, a sostenere un grido, non di rabbia, ma di speranza?
Mi auguro di sì, benché si tratti di un popolo potenzialmente numeroso, ma ancora poco organizzato. Perché se è vero che cresce ogni giorno l’ombra nera del relativismo che avvolge e rosicchia, piano piano, due millenni di vita e di tradizione cristiana, è anche vero che non mancano segnali di altro tipo. Penso alle tante persone che ogni anno partecipano alla marcia per la vita di Roma; alle sentinelle in piedi, che hanno vegliato in oltre cento città contro leggi liberticide; penso ai Giuristi per la Vita, guidati da Gianfranco Amato, che percorre l’Italia in lungo e in largo, incontrando ogni sera centinaia e centinaia di persone, e che non si lascia intimidire dalla macchina del fango di chi, reduce da un dibattito onesto e leale, volutamente incolpa l’avversario, falsificando la realtà, di aver paragonato il suo compagno ad un cane (c’è violenza più grande di voler far apparire colui che ti si contrappone con il ragionamento, come un miserabile che dà del cane ad un’altra persona?); penso ai circoli di Mario Adinolfi, il cui libretto rosso, Voglio la mamma, continua a spopolare, a diffondersi come un vecchio samizdat, di mano in mano, anche tra i giovani, come una bomba che spazza la palude stagnante del pensiero unico. Penso, ancora, a tante altre realtà che si stanno organizzando, e che sorgono come funghi, quasi segnale di una vitalità latente che aspettava solo l’ennesima follia (l’utero in affitto? il gender negli asili?…) per liberarsi.
Un popolo per la vita e la famiglia c’è ancora, nel nostro paese. Ma non è politicamente né mediaticamente rappresentato. Alzare la bandiera, lanciare l’anima oltre l’ostacolo e chiamare a raccolta chi ci sta, indipendentemente dall’appartenenza politica, è, da parte delle personalità dell’NCd che lo hanno fatto, a mio avviso, un gesto di coraggio e di generosità. Lo spirito dei tempi, infatti, va in un’altra direzione, ma l’ardire e la fede di pochi, talora, cambia la storia. Seguire chi ha questo coraggio, indipendentemente da ogni altra valutazione, pur condivisibile, è un dovere. Ritirarsi, non entrare in campo, perché “sarebbe stato meglio fare in altro modo”, “sarebbe stato meglio altre persone”, “non è il momento”, è perdere una occasione importante.
In piazza, dunque, il 15 novembre, per il diritto di tutti. Diritto che, secondo i romani, consisteva in questo: suum cuique tribuere. Dare a ciascuno il suo. Ed ora vogliono togliere ulteriormente, più di quanto non accada già, ai bambini, il loro diritto: di avere un padre e una madre. Il Foglio

 

Print Friendly, PDF & Email
Se questo articolo ti è piaciuto, condividilo.

Autore: Libertà e Persona

La nostra redazione si avvale della collaborazione di studiosi attenti alla promozione di un pensiero libero e rispettoso della persona umana, grazie ad uno sguardo vigile sulle dinamiche del presente e disponibile al confronto. Nel tempo “Libertà e Persona” ha acquisito, articolo dopo articolo, un significativo pubblico di lettori e ha coinvolto docenti, esperti, ricercatori che a vario titolo danno il proprio contributo alla nostra rivista online. Gli articoli firmati "Libertà e Persona" sono a cura dei redattori.