L’amore conosce per intuizione

pre morte

…Ebbene, ritorniamo alle NDE (esperienze di pre-morte), per il solito confronto. Cosa dicono i “ritornati”? Che non hanno le parole adatte a descrivere ciò che hanno visto e provato. Il loro linguaggio è, appunto, incompleto. Dicono inoltre, di solito, che la loro comunicazione con le anime dei cari defunti, con gli angeli, con gli esseri di luce incontrati, non è avvenuta tramite parole (necessarie, lo si ripete, in un incontro tra menti-nel-cervello), ma in altro modo: “affermano- scrive Moody- di non aver sentito l’essere pronunciare parole o suoni distinguibili e di non aver risposto attraverso suoni

o parole udibili. Si parla piuttosto di una diretta trasmissione del pensiero, senza limiti ed ostacoli…”[1].

Il prof. Facco, analogamente: “I soggetti appartenenti alla nostra casistica, in accordo con i dati della letteratura internazionale, hanno riferito che la comunicazione con le entità incontrate è generalmente non verbale, spesso definita in termini di vibrazioni o di telepatia: la comunicazione non appartiene quindi alla convenzionale sfera logico-concettuale verbale, ma ad un livello più diretto, intimo, profondo, ed appare spesso molto rapida…”[2].

Possiamo comprendere meglio tutto ciò con un’ analogia: non è forse vero che più due persone si conoscono e si amano, più sono capaci di intendersi e di comunicare tra loro anche senza parole, con un solo sguardo? E non è questo l’esempio più evidente di come la conoscenza generi l’amore (si ama solo ciò che si conosce) e l’amore a sua volta generi e rafforzi la conoscenza? Più conosciamo, più contempliamo, più amiamo; più amiamo, più conosciamo.

In conclusione, quindi, la forma più alta di conoscenza è l’amore; che tanto più è grande quanto più è in grado di conoscere per intuizione, attraverso una visione meno mediata (basta uno sguardo), che giunge subito al cuore, senza bisogno di molti passaggi intermedi. E’ per questo che la teologia ha sempre spiegato, come fanno i “ritornati”, che in Paradiso conosceremo tutto, in Dio, che è Luce “ da sé vera” e Amore, “immediatamente”, senza cioè mediazione alcuna.

Quanto a Dio, Conoscenza e Amore sommi, la comunicazione tra l’uomo e Dio, nella teologia cristiana, sin dalle origini, passa dalla conoscenza della realtà (l’uomo, attraverso la creazione, sale al Creatore) e dall’amore diretto tra Creatore e creatura (Dio ama l’uomo e l’uomo ama Dio). Dio illumina la mente che vuole conoscerlo, mostrandogli la Sua presenza dietro le cose, e si rivela parlando al cuore che vuole amarlo. Un parlare fatto, di norma (a meno di eclatanti miracoli), non di suoni, non di parole umane, ma di “illuminazioni” che generano “intuizioni” profonde[3]. Come scriveva la già citata Teresa, quando Dio lo vuole, “Dio e l’anima si comprendono, come due amici che per manifestarsi il grande amore che si portano non hanno bisogno di parole”[4].

Da: Sorella morte corporale. La scienza e l’aldilà, La fontana di Siloe, ottobre 2014 (http://www.lindau.it/schedalibro.asp?idLibro=1521)

[1] In una delle testimonianze raccolte da Facco, la n. 6, il “ritornato” descrive l’incontro con esseri di luce, e afferma: “Loro comunicavano, non parlavano…” (op. cit., p. 42). In altre testimonianze i ritornati dicono di aver sentito delle “voci”. Non è sempre chiaro se intendano suoni, o se utilizzino voce come sinonimo di comunicazione, per farsi capire, secondo il linguaggio abituale.

[2] p. 67

[3] Dal catechismo della Chiesa cattolica: “Con la sua rivelazione, «Dio invisibile nel suo immenso amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi per invitarli ed ammetterli alla comunione con sé ». La risposta adeguata a questo invito è la fede. Con la fede l’uomo sottomette pienamente a Dio la propria intelligenza e la propria volontà. Con tutto il suo essere l’uomo dà il proprio assenso a Dio rivelatore. La Sacra Scrittura chiama « obbedienza della fede» questa risposta dell’uomo a Dio che rivela” (punti 142-143).

[4] L’amore tra Dio e uomo come amicizia, è ben comprensibile: “Non è forse cosa naturale e desiderabile tra due persone che si amano il contemplarsi a vicenda? L’immagine biblica così semplice e profonda della beatitudine celeste è tutta qui. Essa è presa dai rapporti umani d’amore, di amicizia, di fraternità, di confidenza, di dialogo, di fiducia, di intimo scambio o comunione di idee e di sentimenti. Non siamo creati a sua immagine? Ebbene, perché non immaginare il rapporto con Lui sul metro del rapporto tra di noi, salve ovviamente le debite proporzioni? La dottrina della visione beatifica si risolve in questa immagine così facile da comprendere per chi ama il rapporto umano in profondità” (padre G. Cavalcoli). Per una disamina dell’amore cristiano: Giorgio Maria Carbone, Ma più grande di tutte è la carità, ESD, Bologna, 2010.

Print Friendly, PDF & Email
Se questo articolo ti è piaciuto, condividilo.

Autore: Francesco Agnoli

Laureato in Lettere classiche, insegna Filosofia e Storia presso i Licei di Trento, Storia della stampa e dell’editoria alla Trentino Art Academy. Collabora con UPRA, ateneo pontificio romano, sui temi della scienza. Scrive su Avvenire, Il Foglio, La Verità, l’Adige, Il Timone, La Nuova Bussola Quotidiano. Autore di numerosi saggi su storia, scienza e Fede, ha ricevuto nel 2013 il premio Una penna per la vita dalla facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, in collaborazione tra gli altri con la FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) e l’Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana). Annovera interviste a scienziati come  Federico Faggin, Enrico Bombieri, Piero Benvenuti. Segnaliamo l’ultima pubblicazione: L’anima c’è e si vede. 18 prove che l’uomo non è solo materia, ED. Il Timone, 2023.