L’Istat scatta la fotografia del suicidio demografico italiano

Si ha l’impressione che quando si parla di inverno demografico del continente europeo ed in particolare della penisola italiana non se ne colgano appieno le conseguenze che esso inevitabilmente comporta, come se la drammatica riduzione delle nascite al di sotto della soglia di allarme costituisse, appunto, uno dei tanti problemi o “punti critici” che la società attuale si trova costretta ad affrontare.

Eppure, la dura legge dei numeri non lascia scampo: se non si tenta di invertire l’attuale tendenza la popolazione italiana, assieme a quella di tutti gli altri paesi europei, è destinata prima o poi ad estinguersi. Un’ulteriore conferma ci viene dall’Istat che traccia il bilancio demografico del nostro Paese relativamente all’anno appena trascorso: ebbene, si registra una diminuzione delle nascite di oltre 12.000 unità rispetto all’anno precedente contro 19.000 morti in più, per un saldo generale negativo di circa 79.000 unità.

Tale picco negativo rappresenta una novità assoluta dal momento che mai prima d’ora era stato raggiunto. Di contro, il movimento migratorio con l’estero ha fatto registrare un saldo positivo di circa 245.000 unità e i bambini stranieri nati in Italia sono passati dai 30.000 del 2000 agli 80.000 del 2012. Oltre al fatto ovvio (all’apparenza solo per alcuni) che il generoso contributo dei migranti alla natalità generale non impedisce la inesorabile decrescita delle popolazioni autoctone, c’è da rilevare che tale apporto non riesce in ogni caso a compensare la scarsa prolificità delle donne italiane: infatti, sempre secondo i dati dell’Istat, le donne italiane in età riproduttiva (15-49 anni) fanno registrare una diminuzione della propensione alla procreazione e allo stesso tempo si registra una progressiva riduzione delle potenziali madri, dovuto al prolungato calo delle nascite iniziato all’incirca a metà anni ’70, con effetti che si attendono ancora più rilevanti in futuro.

Malgrado le statistiche parlino da sole non v’è traccia nel nostro Paese di una seria presa di coscienza culturale e soprattutto politica circa l’immane catastrofe demografica che si staglia all’orizzonte. Anzi, le priorità nazionali sembrano essere i pseudo diritti dei gay (i quali notoriamente non possono avere figli), degli animali e di chi abortisce (attraverso il tentativo di boicottare il sacrosanto diritto all’obiezione di coscienza). Le battaglie parlamentari si riducono a ciò, come se alla fine non ci fosse alcun conto da dover pagare …( A. D. M.)

Fonte: www.corrispondenzaromana.it

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Autore: Libertà e Persona

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