Donne uccise, ecco cosa fare

di Riccardo Cascioli

Tutti impegnati a bastonare don Piero Corsi per l’articolo sulla violenza alle donne appeso nella bacheca della propria parrocchia a Lerici, non si è prestata molta attenzione a un aspetto molto serio relativo al modo di presentare le notizie sulle uccisioni di donne. In effetti recentemente la cronaca ci ha dato molte notizie di donne uccise da mariti o conviventi, e il succedersi di tali fatti non può lasciare indifferenti.

Però anzitutto è importante comprendere bene il fenomeno. Contrariamente a quanto si sarebbe portati a pensare, gli omicidi nei confronti delle donne sono in diminuzione, almeno a quanto affermano i dati dell’Istat: in questo 2012 le vittime femminili alla fine supereranno di poco le 120 unità, ma nel 2010 erano state uccise 156 donne, 172 nel 2009 e ben 192 nel 2003, che rappresenta il picco degli ultimi dieci anni. Rispetto al totale degli omicidi le vittime donne rappresentano circa il 30%.
Sia ben chiaro, anche un solo omicidio sarebbe già troppo e intollerabile, però è bene guardare la realtà per quello che è. Proprio per questo il dato più interessante – e inquietante – per il nostro discorso è che, per le donne, è aumentato notevolmente il tasso di omicidi cosiddetti di prossimità, ovvero che avvengono in ambito familiare o sentimentale. Nel 2002 per la prima volta le vittime di mariti, conviventi o amanti hanno superato quelle causate dalla criminalità organizzata, e oggi tale tasso ha superato il 70%.

La famiglia è dunque più pericolosa della malavita? Rispondere in modo corretto a questa domanda è fondamentale se si vuole davvero affrontare in modo giusto il problema. In effetti, ad ascoltare i tg e leggere i giornali si ha proprio questa impressione: si parla sempre di omicidi in famiglia, e la famiglia è sempre sotto accusa. Ma se si ha la pazienza di andare oltre i titoli si scopre che gli omicidi non sono generati dalla famiglia, ma dalla crisi della famiglia. Come ha spiegato l’anno scorso il presidente dell’Associazione avvocati matrimonialisti italiani, Gian Ettore Gassani, alla presentazione del rapporto Eurispes: «Nelle coppie l’80% degli omicidi avviene nelle fasi in cui la relazione sta finendo o quando è appena finita. Nell’85% dei casi, l’omicida è l’uomo, sia perché di solito sono le donne a lasciare sia perché per l’uomo è più difficile accettare di essere lasciato. A volte poi ci sono questioni di “onore”, specie nei piccoli paesi, oppure economiche, come la perdita della casa, ma anche di affetto, come le difficoltà per vedere i figli».

Questo è il punto centrale: la criminalizzazione dell’ambito familiare è infatti funzionale a chi vuole distruggere definitivamente la famiglia, tanto è vero che poi si invocano misure e provvedimenti che difendano l’individuo – in questo caso è la donna, ma lo schema funziona anche per i figli – dalla famiglia. Così che l’individuo si trova a dipendere totalmente dallo Stato. Peraltro non è una strategia solo italiana, sono ormai più di venti anni che a livello internazionale le solite lobby anti-famiglia ci provano, e già alla Conferenza Internazionale su Popolazione e Sviluppo svoltasi al Cairo nel 1994 nel documento finale l’individuo prendeva il sopravvento sulla famiglia come cellula fondamentale della società. Ma se si imbocca questa strada – come si sta facendo – si pongono le premesse per un aumento delle violenze.

Se il problema – come è evidente dai dati – nasce invece dalla crisi della famiglia, dalle separazioni e dai divorzi che – contrariamente a quello che ci vogliono far credere le fiction tv – provocano grandi sofferenze, allora l’unica strada per combattere il fenomeno degli omicidi di prossimità è rafforzare la famiglia, sostenerla, aiutare in tutti i modi ad avere relazioni più stabili e durature.

In questa prospettiva va assolutamente rigettato il divorzio breve – e si dovrebbe dire il divorzio e basta -; non ci può essere spazio per il riconoscimento delle unioni di fatto, figurarsi quelle gay; la conciliazione famiglia-lavoro deve essere a vantaggio della prima; va promossa una riforma fiscale che prenda in considerazione il reddito familiare; va rafforzato in tutti i modi il diritto-dovere dei genitori ad educare i figli. E per quel che riguarda la Chiesa, bisognerebbe prestare maggiore attenzione ai contenuti dei corsi di preparazione al matrimonio, che spesso sono una patetica riproposizione di buoni sentimenti e luoghi comuni.

Tutto il resto è solo ideologia e sottomissione al politicamente corretto. E a questo proposito ci si lasci spendere solo due parole sul caso di Lerici. Come pare evidente da quanto scritto sopra, il contenuto dell’articolo appeso dal parroco è come minimo fuori tema, senza considerare che suona come una inaccettabile giustificazione della violenza. Forse spinto anche dalle pesanti pressioni esterne, il fuoco “amico” sul parroco è stato comunque impressionante: sono intervenuti in rapida sequenza, e con parole pesanti, il suo vescovo, il presidente dei vescovi italiani e il neo-presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia.

Poi accade che un gruppo di dimostranti esagitati che vogliono contestare don Corsi, fanno irruzione in chiesa interrompendo la messa e soltanto l’intervento dei carabinieri riporta la calma. Ripeto: irruzione in chiesa e interruzione della messa. Silenzio da parte di tutte le autorità ecclesiali. Qualche settimana prima, 8 dicembre, in un’altra parte della Liguria un prete fa cantare Bella Ciao come canto finale della messa. E ancora silenzio.

C’è qualcuno che ci può spiegare la gerarchia della “gravità” e “tristezza” dei fatti?

Fonte: www.lanuovabq.it

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Autore: Libertà e Persona

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5 pensieri riguardo “Donne uccise, ecco cosa fare”

  1. Dalle mie parti imperversa un prete eretico apostata che non crede più a niente, nemmeno alla divinità di Gesù Cristo (a dir la verità in una predica gli ho sentito dire con le mie orecchie che compito della Chiesa è concorrere all’avvento di un governo mondiale, quindi alla massoneria ci crede).
    Nonostante discussioni, lettere, colloqui coi suoi confratelli (è del PIME), anche bravissimi come padre Gheddo, e ricorso ai suoi superiori è sempre lì. Anzi ha scritto un redazionale a tema famiglia sul bollettino del PIME in cui dice che non si può parlare di famiglia in senso tradizionale o cristiano, perché tanto non esiste più.
    Rincaro la dose delle giuste osservazioni di Cascioli: perché questi restano impuniti e i sacerdoti che predicano la retta dottrina sono fortunati se non vengono ripresi dai superiori?
    Ma che gerarchia abbiamo? Come possiamo far capire ai vescovi che il popolo vuole sentire predicare Cristo, oppure non saprà cosa farsene di vescovi ridotti a pseudofilosofi?

  2. repubblica democratica del vaticano….. in vaticano il Papa e’ solo…..e quando ci sono troppi galli a cantare non si fa mai giorno….

  3. Va bene, signori uomini, alcune verità ve le rivelo perché mi fate pena per la vostra stupidità.
    Ma non capite che noi donne, solidali tra di noi, vi dominiamo attraverso la seduzione sessuale: non da oggi, da sempre!
    Gli uomini ci hanno sempre protette, favorite, esentate da ogni bruttura come, ad esempio, andare al macello in guerra.
    Noi facciamo le vittime per ogni piccolezza e voi, che vi credete i padroni, ci cascate.
    Rende fare la vittima!
    Ormai ogni volta che una donna viene oltraggiata si scatena un caso mondiale.
    E se sono molti di più gli uomini che subiscono violenza: ma chi se ne frega!
    Voi uomini ci assecondate in tutto perché volete fare sesso, volete piacerci, ci amate, siamo tutta la vostra gioia… E intanto fate la guerra tra di voi, anche su questo sito che dovrebbe essere cristiano: vi attaccate furiosamente fra uomini e vi lanciate frasi aggressive ed insulti terribili sfruttando ogni pretesto, persino le questioni religiose!!!
    Fate pure, basta che lasciate a noi donne, che siamo più furbe, il privilegio di goderci la vita sfruttando le fatiche di innumerevoli zerbini o schiavi.
    Ma se solo dite una frase non gradita su di noi, si scatena il finimondo.
    Vi detto queste verità perché sono, a mio modo, cristiana.

  4. Perché il maschio deve essere per forza forte?
    Gesù ci ha insegnato a non disprezzare i deboli, anzi ad essere deboli agli occhi del mondo per essere forti agli occhi di Dio. “Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte” (2Cor 12, 9-10).
    L’uomo non deve essere il cammello che si sobbarca tutti i pesi, orgoglioso di portare gli oneri più gravi, i valori più pesanti, come già vide giustamente F. Nietzsche.
    Le donne si offendono molto più degli uomini per un rifiuto perché, come insegna la psicologia dinamica più avveduta, hanno una libido marcatamente narcisistica: sono capaci di rendere un inferno la vita di un uomo, non solo per un no, ma anche per un semplice sgarbo. Per questo, se riescono, evitano di esporsi con una dichiarazione esplicita e quindi di essere ferite da un rifiuto: preferiscono lasciare questo terribile onere al maschio, che di solito si sobbarca anche questo peso.
    Diversi uomini si illudono di aver “conquistato” l’amore e la stima, per usare i termini di Alias, della propria compagna, che magari cerca solo un sostegno, una compagnia o, peggio, soldi e prestigio o solo qualcuno con cui sfogarsi, in tutti i sensi, la sera. Più di una paziente mi ha confidato di avere ingannato il suo uomo per tutta una lunga convivenza.
    Perché l’uomo deve sobbarcarsi anche la dolorosa fatica di “conquistare” una donna? Le persone non si conquistano, si amano; se l’amore è ricambiato bene; se non è ricambiato, per un cristiano, bene lo stesso.
    Gli uomini devono sforzarsi di vedere le donne come sono, esseri umani fatti di carne e di sangue come noi, e capaci anche di fare il male, anche molto male.
    Molti uomini, invece, continuano ad adorarle dereisticamente come dee: quando poi appare tutta la loro crudeltà e perfidia, sentono che tutte le loro attenzioni verso di loro erano immeritate, e può scatenarsi la violenza.
    Riferendomi ad un fatto di cronaca nera di cui si parla in questi giorni, dubito fortemente che il marito abbia ucciso solo per un rapporto sessuale rifiutato (interpretazione tipicamente femminile secondo M. Warr): dalle intercettazioni è emerso che la moglie lo umiliava in ben altri modi, perché nella coppia aveva “lei” un ruolo dominante (altra interpretazione tipicamente femminile sempre secondo Warr). In conclusione si ricava un’immagine della donna-vittima assai positiva e forte, mentre quella del marito-assassino appare estremamente negativa. Nella realtà i ruoli non si dividono mai così nettamente, così come il torto e la ragione, come insegnava il Manzoni: comunque sulla colpevolezza e sulla necessità di una pena severa non ci sono dubbi.
    Meglio adorare Dio che le donne, secondo il mio modesto avviso, ovviamente.

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