In bicicletta

di fr. Filippo Maria

Le biciclette (sopratutto le vecchie solide biciclette non le moderne bike fatte essenzialmente per alleviare la fatica) hanno un funzionamento piuttosto semplice, se non va è perché è uscita la catena; a quel punto la cosa migliore è mettersi in ginocchio e rinfilare quello che è andato fuori posto.

Così ha scritto JoeTurner il 3 aprile 2012 alle 13:17 a margine di una delle tante discussioni, qui, nel blog di Costanza. Questa frase mi ha talmente colpito che l’ho subito copiata e incollata nella mia cartella “Testi preferiti”, lì dove conservo quelle frasi, discorsi, articoli che, a mio avviso, sono molto più che interessanti.

L’ho conservata perché, lì per lì, mi ha fatto subito pensare ad una vecchia canzone che io ho conosciuto solo recentemente, seguendo uno dei tanti revival in memoria dell’ineguagliabile Fabrizio De Andrè: Signore, io sono Irish, nella quale la metafora della bicicletta viene stupendamente adoperata come solo i grandi poeti sanno fare; la potete ascoltare qui: http://www.youtube.com/watch?v=xGTBo7j3axM (il passaggio in cui dice: “le labbra di Ester create da Te” è troppo forte!).

E poi perché le metafore sportive mi fanno sempre venire brividi di commozione (sono entrato in convento a undici anni perché si giocava a pallone!). E proprio come una metafora della vita vorrei, con semplicità, riproporla a voi.

Mettiamola così: dopo il peccato originale (non dovremmo mai stancarci di ricordarlo, anche e soprattutto per capire meglio cosa si è inventato Nostro Signore per tirarci fuori da lì) il cammino dell’uomo si è complicato tremendamente; anzi, se prima era uno “stare” con il Signore della vita, adesso è diventato un “andare” verso di Lui, a tentoni, con fatica, ma con l’insopprimibile desiderio di ritornare in quella Patria ormai diventata troppo lontana. La vita di Grazia che riceviamo nel Battesimo è il mezzo che ci viene dato per compiere questo percorso; perché no, una bicicletta, ad esempio. La bicicletta mi sembra particolarmente azzeccata come mezzo per rappresentare il Battesimo perché esso (la bicicletta ma anche il battesimo) non si sostituisce a te e al tuo personale sforzo per andare e compiere la strada (come ad esempio potrebbe fare un’autovettura, una moto, ecc.); è un regalo gratuito, inatteso e che semplifica di molto le cose, tuttavia la bicicletta non solo sei tu a doverla guidare ma, se vuoi farla andare, devi pedalare (credimi Joe, anche con le moderne bike – io ne ho una regalata da mio padre, grande appassionato di ciclismo – se non si hanno gambe e fiato non si va da nessuna parte)! Voglio dire, cioè, che la Grazia di Cristo non ci deresponsabilizza, non si sostituisce a noi! Anche se ci facilita di molto il lavoro, questo lo devi pur sempre fare tu con le tue gambe, con il tuo allenamento costante (ascesi, si chiama… ma adesso sembra che il termine non vada più tanto di moda). E allora, pieni di gratitudine e consapevoli che quella bicicletta non ce la siamo meritata per niente, continuiamo il nostro viaggio e ci accorgiamo che mentre prima riuscivamo a fare una trentina di chilometri al giorno con i nostri soli piedi, adesso ne facciamo quattro volte tanto, con più agilità ed entusiasmo.

Ma (in ogni storia che si rispetti c’è sempre un “ma”) ecco l’inconveniente: quella bicicletta, per funzionare sempre al meglio, ha bisogno di manutenzione costante, altrimenti, riagganciandomi alle parole iniziali di Joe, può capitare che esca la catena o anche di poter forare una gomma; ora la trama si infittisce: per rinfilare la catena bisogna mettersi in ginocchio; per riparare quella gomma bucata bisogna inevitabilmente chinarsi. Quando ero piccolo e mi accadeva questo non c’era altra soluzione che andare da mio padre e lasciar fare a lui, inginocchiarsi con lui per vedere come si ripara una bici, in silenzio, avvitando ora da una parte allentando ora da un’altra, in silenzio e con stupore vedere che c’è uno che si sporca le mani insieme a te e che ora funziona tutto bene, anzi meglio di prima.

In ginocchio, nell’officina del confessionale, possiamo fare questa meravigliosa esperienza quando la fragilità prende il sopravvento, quando gli sbagli diventano peccati, quando tutto quello che faceva funzionare il meccanismo della nostra vita esce dal binario, si sfila, e c’è bisogno di inginocchiarsi, di chiedere aiuto, di riconoscersi impotenti di fronte ai propri limiti… e, in silenzio, stupirsi che c’è Uno che ti ascolta, che ripara, guarisce, ti rimette in sella; Uno che ha tolto dal suo vocabolario la parola “ormai”.

E si va avanti, con le ginocchia dolenti forse (mi piace pensare alla Chiesa come ad un popolo con le ginocchia ammaccate… per le cadute certo ma anche per le volte che ci si è inginocchiati a chiedere perdono, a pregare intensamente, a riconoscersi bisognosi di un Altro) ma con lacrime di gioia che solcano il viso per tanta misericordia ricevuta e sperimentata. E vedere che non si è soli a fare il cammino; siamo tanti, è un popolo dinanzi al quale c’è un uomo vestito di bianco (il “secondo” di Quello che regala e ripara le biciclette) il capofila che conosce la direzione, che sa qual è la strada giusta, che non solo ce la indica ma che ci dice: Vado avanti io, seguitemi!

Spero di non aver banalizzato troppo il Battesimo e la vita di Grazia; ogni metafora ha i suoi limiti e anche chi si avventura ad utilizzarla, come me. Però, mentre rileggevo quanto scritto, mi sono ricordato che anche Gesù parlava attraverso immagini molto semplici… e mi rincuoro!

Signore, io sono fr. Filippo Maria. Quello che verrà da Te in bicicletta!

Da http://costanzamiriano.wordpress.com

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Autore: Libertà e Persona

La nostra redazione si avvale della collaborazione di studiosi attenti alla promozione di un pensiero libero e rispettoso della persona umana, grazie ad uno sguardo vigile sulle dinamiche del presente e disponibile al confronto. Nel tempo “Libertà e Persona” ha acquisito, articolo dopo articolo, un significativo pubblico di lettori e ha coinvolto docenti, esperti, ricercatori che a vario titolo danno il proprio contributo alla nostra rivista online. Gli articoli firmati "Libertà e Persona" sono a cura dei redattori.

3 pensieri riguardo “In bicicletta”

  1. bellissimo articolo, che condivido in pieno forse perche anche io ho amato la bici piu’ di ogni altra cosa da piccolo! e lo stesso facevo con mio nonno per aggiustarla e farla funzionare bene fino a quando non ho imparato a fare da solo.
    viva la bici compagna fedele delle mie piu’ grandi avventure di bambino!

    una considerazione amara pero’ quando ho letto la frase: “In ginocchio, nell’officina del confessionale, possiamo fare questa meravigliosa esperienza”

    oggi di confessionali nelle chiese ce ne sono sempre meno sostituiti da amene stanze con due sedie e rigorosamente senza inginocchiatoio.
    a me non piacciono, e quando confesso i miei tanti e gravi peccati preferisco l’anonimato che mi aiuta a superare la vergogna e lo stare in ginocchio che m aiuta a chiedere perdono.

    una volta a S.Giovanni in Laterano (dove grazie a Dio ancora ci sono i vecchi confessionali) mi stavo confessando quando il prete mi disse :”vieni qua davanti che voglio vedere chi sei ” ma ormai avevo confessato e non ebbi timore o vergogna e il prete mi chiamo’ per benedirmi senza la grata di mezzo. lo apprezzai, ma cio non toglie che il confessionale e’ importante.

  2. Articolo bellissimo, è veramente incredibile come la bicicletta sia una metafora per così tante cose belle. E’ lo sport che pratico abitualmente, anche se non faccio gare, e per me è una metafora della vita. C’è tutto : il senso ti libertà che ti dà il vento che ti accarezza il viso, le difficoltà della strada, gli imprevisti:,forature, guasti vari.Infine la sua pecularietà: la sofferenza che ti porta alla gioia, non oso dire all’ascesi.
    Quando affronti salite impegnative: senti il cuore battere sempre più forte, le gambe che ti fanno male, il respiro che diventa affannato, il sudore che ti brucia gli occhi; guardi in alto e vedi che la vetta è lontana, a volte vuoi mollare, poi, quando scollini ti sembra quasi d’essere in paradiso!
    Paolo

  3. salve
    la bicicletta e la corsa (mia grandissima passione), sono due sport simili se non uguali: si fatica tanto, nessuno ti regala nulla, nel ciclismo puoi avere tutti i gregari che vuoi ma, fatichi esattamente come loro, e giornata dopo giornata, secondo dopo secondo aiutano a conoscerti, interrogarti a porti obbiettivi e dare un senso alla tua vita.
    Perchè? perchè sei tu che devi scegliere e decidere, ti possono aiutare, allenare, spronare ma la scelta è solo tua: il bene o il male.
    saluti
    Piero e famiglia

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