Cosa accade in Siria

di Giorgio Bernardelli

DA SETTIMANE si susseguono le notizie sulla carneficina in corso in Siria. Nel momento in cui scriviamo gli scontri a Homs sono tuttora durissimi e la comunità internazionale non sembra trovare il bandolo per riuscire a fermare quella che è ormai una guerra aperta. Perché ai bombardamenti dell’esercito del presidente Bashar al Assad – privi di alcuna remora sulle vittime civili – le milizie degli insorti rispondono con le autobombe. E le notizie che riescono ad arrivare dalla comunità cristiana siriana parlano di attacchi alle chiese e rappresaglie contro i cristiani, che oggi si trovano sostanzialmente presi tra due fuochi. Che cosa sta succedendo, allora, in Siria.

Certamente il regime autoritario di Bashar al Assad si sta macchiando di violazioni gravissime dei diritti umani e l’ostinazione a mantenere con la forza un assetto di potere che nel Medio Oriente di oggi non può tenere più è benzina sul fuoco dei radicalismi. Leggere però la crisi in corso a Damasco solo attraverso lo schema dello scontro tra un dittatore e un popolo oppresso è un’ingenuità che non aiuta a cogliere fino in fondo la gravita della situazione. Perché quella che si sta combattendo sulla pelle di migliaia di innocenti è una guerra che va ben oltre la figura di Bashar al Assad, il giovane ex oftalmologo proiettato nel 1999 dalla morte del padre alla guida di uno dei regimi più autoritari del Medio Oriente.

Vale la pena di ricordare che la Siria è un Paese in cui il potere è in mano a una minoranza – gli alawiti, una setta di matrice sciita, che rappresenta circa il 10 per cento della popolazione – che, grazie al controllo dell’esercito, governa sulla maggioranza sunnita (l’80 per cento). Ma è un equilibrio che si fonda a filo doppio sull’alleanza tra la famiglia Assad e l’Iran degli ayatollah. Ed è osteggiato dai governanti wahhabiti dell’Arabia Saudita, da sempre preoccupati per l’espansionismo sciita seguito alla rivoluzione iraniana del 1979. Così la Primavera araba è stata vista a Rijad e negli altri santuari del jihadismo sunnita come la grande occasione per regolare i conti con Teheran. Senza dimenticare l’altra potenza sunnita emergente, la Turchia di Erdogan, che vi ha visto l’opportunità per tornare a giocare un ruolo di primo piano in un’area cru­ciale per tutta la regione.

PER QUESTI MOTIVI occorrerebbe ricordarsi che, quando si parla di “opposizione siriana”, in realtà si parla di gruppi molto eterogenei, che perseguono obiettivi tra loro anche molto diversi: tra le sue fila, infatti, ci sono sì i giovani blogger o gli storici dissidenti liberali, come nelle altre piazze della Primavera araba. E ci sono i Fratelli musulmani, che già subirono nel 1984 ad Rama una durissima repressione da parte di Assad padre. Ma ci sono anche i curdi, che combattono una battaglia tutta loro. E poi i gruppi jihadisti sunniti che, dal vicino e destabilizzato Iraq, si sono infiltrati con la loro ideologia fanatica, oltre che con le loro armi.

Queste ultime presenze sono l’incubo più concreto dei cristiani della Siria – oltre un milione, minoranza significativa intorno all’8 per cento della popolazione – che temono alla fine di ritrovarsi a vivere la stessa sorte dei loro fratelli di Baghdad. E le notizie che arrivano giorno dopo giorno purtroppo sembrano confermare che non si tratta di una preoccupazione infondata. Perché accanto ai racconti drammatici rilanciati dalla resistenza siriana sugli eccidi provocati dai bombardamenti dell’esercito a Homs, ce ne sono però anche altri che faticano a bucare lo schermo. I cristiani della Siria – ad esempio – hanno già pianto il loro primo martire, il parroco greco-ortodosso Basilios Nassar, ucciso dagli insorti il 25 gennaio mentre portava soccorso a un ferito in una strada di Hama. A Homs hanno subito gli attacchi alle chiese, alle scuole e anche alle stesse loro case: così ai primi di febbraio l’intera comunità è fuggita e ha cercato rifugio sulle montagne o a Damasco. Del resto erano mesi che nelle manifestazioni di protesta del venerdì ascoltavano slogan come «gli alawiti alla tomba e i cristiani in Libano».

A far circolare questo tipo di notizie non è il regime di Assad, ma figure come madre Agnès-Mariam de la Croix, igumena del monastero di Qàra, a novanta chilometri da Damasco. Personaggio dalla storia interessante: libanese, figlia di palestinesi scappati da Nazareth nel 1948, negli anni Ottanta, restaurando un’icona sfregiata dalla guerra che intanto aveva insanguinato il Libano, scoprì dietro all’immagine della Vergine una rappresentazione della Chiesa di Antiochia. Diventò come una rivelazione: nel 1994 si trasferì a Qàra, in Siria, per ridare vita a un antico monastero del VI secolo che giaceva abbandonato. Una ricostruzione che è stato anche un ritorno alle origini, con una comunità monastica che in spirito ecumenico è intitolata all’Unità di Antiochia e vede insieme religiose e religiosi di riti e Chiese cristiane diverse.

In questi mesi madre Agnès-Mariam è stata la principale fonte delle notizie sulle violenze contro i cristiani. Ma non ha mancato nello stesso tempo di pubblicare sul quotidiano libanese L’Orient lejour una lettera aperta ad Assad sulla questione dei prigionieri politici chiusi nelle carceri senza processo.

L’IMPRESSIONE è che – nello scenario della guerra a tutto campo tra sunniti e sciiti – i cristiani siano anche qui quelli che più di tutti avrebbero da rimetterci. In una lunga intervista rilasciata al sito di Oasis, padre Paolo Dall’Oglio – gesuita della comunità di Mar Musa, già minacciato di espulsione dal regime di Assad – ha espresso in maniera chiara qualche settimana fa l’impressione che in questo momento nessuna delle due forze sia in grado di prevalere. E che si corra molto concretamente il rischio di una spaccatura in due del Paese: da una parte la regione montagnosa tra il mare e il fiume Orante – dove è più forte la presenza delle minoranze – sotto il controllo alawita, salda nell’orbita iraniana insieme al Sud del Libano controllato da Hezbollah. Dall’altra una Siria interna sunnita, collegata all’Iraq centrale a Est e alla Beirut di Hariri a Ovest. Uno scenario che se guardato con uno sguardo un po’ più ampio certificherebbe l’estensione a macchia d’olio dell’instabilità e delle lotte settarie, da Baghdad fino alle coste del Mediterraneo. Mondo e Missione n.3 marzo 2012, via Totustuus

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Autore: Libertà e Persona

La nostra redazione si avvale della collaborazione di studiosi attenti alla promozione di un pensiero libero e rispettoso della persona umana, grazie ad uno sguardo vigile sulle dinamiche del presente e disponibile al confronto. Nel tempo “Libertà e Persona” ha acquisito, articolo dopo articolo, un significativo pubblico di lettori e ha coinvolto docenti, esperti, ricercatori che a vario titolo danno il proprio contributo alla nostra rivista online. Gli articoli firmati "Libertà e Persona" sono a cura dei redattori.

21 pensieri riguardo “Cosa accade in Siria”

  1. Quello che accade in Siria è ciò che è accaduto in Iraq , Afghanistan , Libia e che prevede poi l’ Iran , o forse prima quest’ultimo. Si tratta della dottrina del Progetto per un Nuovo Secolo Americano (PNAC) elaborata già nel 2000.

  2. Mai sentito parlare di quel progetto. spero che non sia uno dei complottismi che affermano che le rivolte nei paesi arabi siano, in realtà, manovrate dall’America. Non penso, infatti, che siano così stupidi da sostituire nemici (e in caso dell’Egitto e Tunisia, alleati) con estremisti islamici ancora più ostili a loro.

  3. Sei sicuro che siano ostili a loro?

    “I servizi americani ammettono Al-Qaeda combatte per la libertà dei siriani…”

    “Il ramo di Al-Qaeda in Iraq ha probabilmente effettuato i recenti attentati suicidi in Siria e ha infiltrato le forze di opposizione che combattono il regime del presidente Bashar al-Assad, lo ha detto ieri sera il capo dello spionaggio statunitense”.

    The Telegraph [17.02.2012]

    Quanto al PNAC è certamente roba da complottisti:

    «Inoltre, il processo di trasformazione, anche se porterà un cambiamento rivoluzionario, risulterà molto lungo, se non si dovesse verificare un evento catastrofico e catalizzante, come una nuova Pearl Harbor».

  4. Al-Quaeda sarà ostile ad Assad, ma è ostile pure agli Stati Uniti. Se è naturale che non guardino con occhio cattivo la lotta tra due loro nemici, sanno benissimo che se nel caso dovesse vincere Al-Quaeda la Siria diverrebbe un nuovo “paradiso” per terroristi. Lo hanno sperimentato in Iraq dopo la caduta di Saddam Hussein e non credo che non abbaino imparato la lezione.

  5. La testimonianza non mi pare del tutto imparziale. In particolar modo la frase “i nostri soldati non sono violenti” riferita al regime di Assad è quantomeno da prendere con le pinze. Ad ogni modo non dubito che i ribelli abbiano commesso delle violenze. Come è accaduto in Libia, Egitto, Iraq si rovescerà una dittatura e s’instaurerà un regime fondamentalista.

  6. Gli USA, in Tunisia ed Egitto, hanno sostituito due anziani e screditati alleati, con uomini di loro fiducia. In Egitto il potere è saldamente in mano dei militari che continuano la politica di Mubarak e massacrano il popolo che si era illuso. In Libia si sono serviti di di Abdel Hakim Belahj ex detenuto a Guantanamo. Ora i suoi uomini, tutti jiadisti, sono in azione in Siria. La Libia, come l’Iraq è di fatto divisa in tre aree. (Faccio presente che chi era nemico fino a ieri può diventare improvvisamente amico se utile per i disegni imperiali). Una cosa simile era successa in Somalia, dove fu fatto fuori l’uomo forte Siad Barre. Da allora il paese è in preda a guerre tribali ma gli angloamericani hanno guadagnato il monopolio dell’estrazione di petrolio pagando, molto più economiche tangenti ai vari capi tribù, anziché royalties. Per uscire dal pantano irakeno sono venuti a patti con la maggioranza sciita, legata all’Iran(questo dice tutto) ed, anche qui hanno messo le mani sul petrolio di quello Stato pagando royalties ridicole. Stessa cosa succederà in Libia.
    Per gli ingenui che credono ancora alle guerre umanitarie ed all’esportazione delle democrazia, faccio presente che, da fonte molto in alto, più volte in missione in Irak ed Afghanistan, so che agli USA ed ai loro alleati britannici l’unica cosa che interessa è il petrolio e che le condizioni di vita del popolo irakeno, sotto Saddam Hussein, (anche lui precedente alleato USA e fatto impiccare per non farlo parlare) erano di gran lunga migliori rispetto a quelle odierne.
    Paolo

  7. Uomini di loro fiducia i fratelli musulmani e i jihadisti? Questo è veramente difficile da credere: per loro l’America è il nemico imperialista alleato d’Israele. Tra l’altro in Libia è stata la Francia la prima a voler intervenire e gli altri si sono accodati. Saddam non era un vero e proprio alleato dell’America: hanno armato lui contro Khomeini, ma hanno sostenuto anche Khomeini sperando si distruggessero a vicenda e in Somalia l’America ha guadagnato grane come i 19 soldati morti nel ’93. Fare una guerra per le risorse in Afganistan è da folli. I talebani erano riusciti a sconfiggere persino l’Unione Sovietica e i costi di permanenza dell’esercito sarebbero stati molto più esorbitanti di qualsiasi presunto guadagno. A ben vedere le guerre sono state perse da entrambi i fronti: Karzai si sta allineando su posizioni sempre più integraliste e se è vero che si sono dovuti accodare con la maggioranza scita sostenuta dall’Iran… beh, vuol dire che sono veramente messi molto male. Non importa quali patti hanno stipulato: non vedranno neanche una goccia di petrolio a meno che non di non pagarlo oro.

  8. Che i jihadisti, sono stati usati dagli americani in Libia e che ora vengono usati contro Damasco è cronaca. Che siano guidati da quello che era uno dei loro più grandi nemici come Abdel Hakim Belahj pure, quindi non capisco cosa ci sia di difficile da capire: questa è semplice realtà dei fatti.Un conto è ciò che appare in politica, specie internazionale, un conto sono i fatti concreti, sottostanti.
    In Libia, la Francia ha iniziato i bombardamenti ma tutta la macchina preparatoria era stata messa in moto da Washington. Ex alti esponenti del regime gheddafiano si trovavano negli Usa e a Londra da oltre un anno. senza il consenso USA nessun stato occidentale,non può fare azioni autonome nel Mediterraneo.Obama è in periodo elettorale e non può permettersi d’agire in prima battuta e quindi ha fatto iniziare il lavoro ai francesi. Al tempo della crisi di Suez gli americani appoggiarono il filosovietico Nasser e fermano francesi ed inglesi. Altro fatto inspiegabile con gli schemi delle ideologie e della propaganda. In realtà, gli americani volevano buttare fuori dal mediterraneo la Gran Bretagna e diventare l’unica potenza egemone del campo occidentale. Sempre con il fine di buttare fuori i britannici dal Mediterraneo gli USA, servendosi dell’Italia, appoggiarono il golpe di Gheddafi, per far fuori il filo inglese Re Idris; il golpe fu preparato ad Abano Terme. Poi non tutte le ciambelle riescono col buco e l’anno dopo, Gheddafi, cacciò anche gli americani e le loro compagnie petrolifere, cacciò anche gli eredi dei coloni italiani anche se i rapporti diplomatici e commerciali
    con il nostro Paese rimasero sempre ottimi, di qualunque colore fosse stato il governo in carica.
    Prendere il controllo delle risorse petrolifere della Somalia, pagando il prezzo di sole 19 vite umane, significa fare un’eccellente operazione. Saddam è stato appoggiato dagli americani perché doveva fermare l’Iran, con cui erano in pessimi rapporti; poi dato che non volevano che una nazione, vincendo quella guerra, controllasse tutta quella grande regione ricchissima di petrolio, hanno riallacciato, sottobanco, dei rapporti con il regime iraniano e li hanno riforniti d’armi. Anche questo apparirebbe incredibile non in linea con gli schemi ideologici.
    La cosa si è ripetuta di recente in Irak, con l’accordo con le milizie sciite, anche questa è cronaca ed era inimmaginabile all’inizio del conflitto. Però una cosa è la propaganda, un’altra è la realpolitik. Dici che non vedranno una goccia di petrolio? Per ora ne vedono una marea; ricorda poi che il ritiro dall’Irak non è stato totale, rimangono istruttori e migliaia di “contractors”, nome politically correct dato ai mercenari. In Afghanistan, Karzai è in difficoltà perché non può giustificare i crimini, contro i civili, commessi dai soldati americani, deve pur rendere conto al suo popolo! Anche qui sono in corso trattative tra gli USA ed i tanto demonizzati talebani che chissà quale sorpresa ci riserveranno in futuro.

  9. Andare a dire che le rivolte sono, in realtà, pianificate dagli USA, mi ricorda la menzogna dei sovietici che dicevano che tutte le rivolte anticomuniste come quelle in Ungheria o Polonia erano, in realtà, manovrate da agenti stranieri imperialisti. Dobbiamo pensare che quelle erano dittature sanguinarie e che è impossibile che non abbiano degli oppositori all’interno del proprio paese. Calcolando, poi, che molti di questi dittatori era in conflitto con gli elementi più estremisti del fondamentalismo islamico, non può sorprendere il fatto che siano avvenute queste manifestazioni. Se Mubarak ed Ennhada non erano affidabili, figuriamoci quanto lo possono essere i fratelli musulmani. E riguardo l’Afganista e l’Iraq confermo quello che ho detto: se devono trattare con i talebani e gli sciti significa che la guerra l’hanno persa. Stanno facendo come in Vietnam che, per trattare una resa onorevole, sono dovuti scendere a patti con i comunisti.

  10. Poi i rapporti con Gheddaffi non sono mai stati ottimi con il nostro paese. A parte la cacciata degli italiani, il dittatore aveva inaugurato il giorno dell’odio (contro gli italiani colonialisti), i non poco frequenti incidenti sulle sue coste dove giunse a fare sparare a dei pescatori italiani e a lanciare missili in Italia. Per non parlare dell’ultima sua visita in Italia fatta con grande sgarbo con attaccata la foto di un eroe della resistenza libica ai tempi del colonialismo.

  11. Qui ci si ostina a negare l’evidenza: anche i nostri quotidiani principali hanno riportato le notizie circa la presenza da oltre un anno negli USA e in Gb di ex alti esponenti del governo libico e di un Generale che poi hanno guidato la rivolta. Più pianificata di così!! Mubarak e Ben Alì sono anziani ed erano screditati, quindi era necessario, per l’immagine degli USA presso quei popoli, sostituirli. Sono stati sostituiti da un uomo formatosi in Francia ed ex ambasciatore all’ONU, quindi ben legato a certi interessi, come Fouad Mebazaa in Tunisia e dai soliti generali di fiducia in Egitto. Si è visto bene quello che è successo, quando gli egiziani si sono accorti che non era cambiato nulla: sono tornati in piazza e si sono beccati delle belle mitragliate! Naturalmente Obama e la Clinton non hanno alzato la voce a favore del popolo! Credere che quelle rivoluzioni sono spontanee e fatte, per giunta tramite internet e facebook è estremamente ingenuo. In quelle nazioni manca la corrente elettrica in tanti villaggi e in tante parti di cittadine, la connessione internet l’hanno pochissimi cittadini, le società che gestivano la rete erano e sono in mano allo Stato che poteva sapere tutto ed in Libia, addirittura, la società telefonica era in mano ad un figlio di Gheddafi: complottava contro se stesso? Che dire poi della coraggiosa blogger siriana che lottava contro Assad glorifica per mesi sui media occidentali? Si è poi scoperto che era un uomo residente negli USA. Non si possono paragonare questi fatti, ripeto fatti, con le vecchie menzogne sovietiche relative alle rivolte d’Ungheria, Cecoslovacchia ecc. In quell’epoca, il mondo era diviso in due e gli USA non andarono in soccorso dei rivoltosi, li fecero massacrare.
    I sovietici raccontavano quelle panzane ad uso interno del movimento comunista, per far credere ai loro concittadini che non erano degli oppressori e per farlo credere ai militanti dei partiti comunisti occidentali; anche qualcuno, ora molto in alto e sempre pronto ad obbedire agli USA, sosteneva, in Italia, le tesi sovietiche. In Irak, al momento, la guerra non è persa: il paese è nel caos, diviso tra varie etnie, gli sciiti hanno la prevalenza, grazie agli accordi fatti con gli americani e loro controllano il petrolio irakeno, ovvero hanno raggiunto il loro obiettivo. In Afghanistan la situazione è fluida e diversa da quella che c’era con i sovietici. questi avevano di fronte guerriglieri ben armati ed addestrati dagli americani che usavano anche sofisticati lanciamissili portatili antiaerei. Ora sono male armati, non possono colpire gli elicotteri e gli aerei USA, quando bombardano. Per gli americani trattare con i talebani non significa sconfitta. A parte il fatto che si già servono di jihadisti in Libia ed in Siria, cosa che infrange certi schemi di propaganda ai quali tu sembri credere. Lasciare l’Afghanistan in una situazione di caos vuol sempre dire aver raggiunto l’obiettivo di destabilizzare un’area vicina all’India, all’Iran e alla Cina.
    In Kossovo non hanno fatto lo stesso? C’è un regime islamico presieduto da un uomo implicato in traffici di droga e persino d’organi per trapianti e dove vengono addestrate milizie islamiche, anche in questo caso gli USA se ne infischiano. Hanno raggiunto l’obiettivo: con la guerra alla Serbia, iniziata sulla base di menzogne relative a massacri di migliaia di persone, di destabilizzare i Balcani, storicamente legati alla Russia.(Quella fu il primo esempio di guerra “umanitaria” e di “rivoluzione colorata”) Dopo l’implosione dell’URSS crollò un ordine basato sul bipolarismo e gli USA hanno cercato di sostituirlo con uno unipolare. In aggiunta, per l’area nordafricana e mediorientale c’è in ballo il controllo di vastissima area ricca di petrolio, controllo ritenuto di vitale importanza per gli USA, questo si può trovare scritto ne “Il grande Gioco” libro di un certo Brzezinski e non di un semplice complottista. Per Brzezinski è vitale anche controllare tutte le immense risorse del Caspio, anche da qui parte la politica d’accerchiamento alla Russia.Scrivere poi che i rapporti dell’Italia con Gheddafi non sono stati mai ottimi è affermare una baggianata immensa. E’ vero che cacciò nostri concittadini, eredi dei colonizzatori, ma era una mossa ad uso simbolico interno, voleva affermare che l’era coloniale era finita. Tant’è che i rapporti politico-commerciali rimasero ottimi. Moro, Andreotti e Craxi ebbero tutti ottimi rapporti col Colonnello. Tanto che fu avvertito dal nostro governo dell’imminente bombardamento americano sulla sua residenza e così si salvò la vita.
    ,Per ritorsione lanciò il missile su Lampedusa, ma era diretto sulla base americana non contro gli italiani. La foto dell’eroe della resistenza libica la attaccò per fini interni, per rivendicare l’orgoglio di un popolo che fu colonizzato, il resto della visita fu tutt’altro che sgarbato. Si firmarono rilevanti accordi che favorivano le nostre imprese non solo petrolifere, gli italiani dovevano costruire porti, autostrade, ferrovie, ecc. Fu accolto con tutti gli onori anche sul colle più alto dove il suo occupante, che fu poi il primo ad aderire all’iniziativa bellica USA, lo abbracciò. Modalità analoghe ebbe la sua visita in Francia, tanto che gli fecero installare la tenda nei giardini dell’Eliseo. D’altronde, pare che avesse finanziato la campagna elettorale di Sarkozy. Per i rapporti Italia-Libia e certi lati oscuri della recente storia ti sarebbe utile leggere il libro- intervista fatto da Fasanella al giudice Rosario Priore, ” Intrigo internazionale” della casa editrice di sinistra Chiarelettere, eviteresti di aderire acriticamente ad ogni notizia riportata dalla grande stampa. In Italia si è passati, perché lo ha fatto il Partito, da filosovietismo e da un filostatalismo in economia ad un filoamericanismo e relativo filo liberismo. P.S.: Lo sai che molti giornalisti sono anche agenti al servizio di potenze straniere?
    Paolo

  12. Garbato mica tanto: Fini dovette attendere due ore a vuoto e arrabbiato se ne andò via senza riceverlo e che dire dei suoi sermoni sull’islamizzazione europea? Non mi pare tanto in linea con le vedute del governo italiano. Gheddaffi era bravo a scrivere accordi sulla carta, ma poi quando c’era da adempierli se ne infischiava come quando aveva promesso di limitare gli sbarchi clandestini, mentre invece aumentarono esponenzialmente. E che dire le manifestazioni di Bengasi? In Italia non c’è filoamericansimo: le marce della pace si fanno sempre solo quando le guerre le fa l’America. Seriamente l’America ha da guadagnare nelle rivolte arabe? Come ho detto prima se è vero che Mubarak e Ennhada erano screditati (non so per quale motivo) per quale motivo l’esercito egiziano, che si sta alleando strettamente con i fratelli musulmani e il nuovo governo tunisino che sta reislamizzando la società lo sarebbero di più? In Libia si speravano di cacciare Ghedaffi e d’instaurare buoni rapporti con i capitribù, ma l’infiltrazione di Al Quaeda non è una cosa che possono sorvolare. Poi non capisco come si faccia a non chiamare sconfitta le trattative con i talebani e gli sciti? Hanno fatto la guerra per battere i talebani e ora devono scendere a patti, non è una sconfitta? Hanno sconfitto Saddam e si ritrovano con l’Iraq in preda al caos nella quale possono transitare senza problema terroristi dall’Iran e anche dalla Siria tra poco. Uno stato in preda al caos non è una buona garanzia per gli affari. Tra l’altro non sottovaluterei il ruolo dell’ideologia. è un errore che molti fecero già ai tempi del nazismo e dell’Unione Sovietica e ora si tende a fare con il fondamentalismo islamico: vi possono essere delle tregue, ma non vi sarà mai pace e si arriverà sempre a scontarsi in guerra.

  13. Tu guardi solo alla superficie:scrivi”ma l’infiltrazione di Al Quaeda non è una cosa che possono sorvolare”, allora perché hanno radunato jihadisti e li hanno messi sotto la guida di uno che stava a Guantanamo, Abdel Hakim Belahj? Perché, dopo l’impresa libica li hanno spediti in Siria? Anche la Siria, se andrà in porto la strategia USA, si dividerà in due-tre zone. In Iraq la divisione, di fatto del Paese va a loro favore, conta lo sfruttamento del petrolio! Non se si è trattato con gli sciiti, demonizzati a più non posso prima; quella era solo propaganda bellica per avere l’appoggio della Nazione. Tu credi troppo alla propaganda: conta solo che prima, in Libia ed in Iraq, gli americani non prendevano neanche una goccia di petrolio, ora invece…
    Per quanto riguarda la propaganda pro Islam di Gheddafi, che c’è da scandalizzarsi? Era un leader islamico, quindi era in dovere di farla; se il Papa o il Rabbino Capo di Gerusalemme, quando vanno all’estero, e parlano di Cristianesimo o di Ebraismo offendono la Nazione in cui si trovano? Fino all’aggressione neo-coloniale Gheddafi aveva contenuto le partenze dei clandestini, poi le ha agevolate per ritorsione. Una grande nazione sa che la Libia e l’Iraq sono Stati inventati a tavolino,sui resti dell’impero ottomano e che perciò, senza un leader forte si sarebbero frantumati. Credi che gli strateghi americani non lo sapessero e che non avrebbero messo in conto questo esito?E quindi, delle necessità di mediare con popolazioni prima demonizzate. E’ successo perfino in Europa: divisione della Jugoslavia, della Cecoslovacchia, ecc .Le guerre vanno vendute, ben impacchettate alla propria opinione pubblica.Ricorda che vale sempre il detto: Dividi et impera! Per quanto riguarda le marce della pace si fanno se la guerra americana non è appoggiata dalla sinistra, altrimenti, come è successo per la Libia e la Serbia, i pacifisti, senza se e senza ma, se ne fregano dei migliaia di civili uccisi sotto le bombe al fosforo e sotto quelle all’uranio impoverito, ( guarda su Youtube gli effetti fatti su quei civili, che dovevano essere difesi, stando alla mozione ONU, da armi vietate dalle convenzioni internazionali), e pensa agli effetti che farà per anni l’uranio impoverito; in Serbia, fino a pochi anni fa, nascevano feti umani e di animali deformi.
    P.S.: Mubarak e Ben Alì erano screditati per la corruzione dei loro clan familiari e perché, con la crisi economica che colpiva anche il nord Africa, la gente non accettava più quella situazione. Allora gli USA hanno accellerato il regime change, e ne hanno approfittato per mettere le mani anche sulla Libia con la quale non avevano affari.
    Infine, l’Islam è una religione e non un ideologia. In più Ennhada non era il precedente capo di stato tunisino,che era Ben Alì, ma è il partito islamico che ha vinto le lezioni.
    Inoltre non è detto che un governo islamico porti arretratezza, miseria e guerra.: la Turchia governata per anni dai generali laici e massoni eredi di Ataturk, era un paese povero, con la moneta che si svalutava giorno dopo giorno, tanto che non conveniva cambiare i soldi appena arrivatì lì, e da quando è al governo il partito islamico di Erdogan l’economia cresce a ritmi vertiginosi e non è collusa con il terrorismo islamico come, invece, gli Stati nati con l’aiuto degli USA: Bosnia e Kosovo.

  14. Generalmente io credo alla “Grande stampa”, spesso le notizie alternative sono complottismi privi di fondamento. E per me è priva di fondamento l’ipotesi che le rivolte arabe siano in realtà frutto delle manovre americane. Ben Ali è caduto (mi scuso per la vista) ed è salito Ennhada. Come detto Ennhada è un partito fondamentalista antioccidentale (che di certo non fa piacere all’occidente), ed è salito tramite elezioni. In Egitto i militari si stanno alleando con i fratelli musulmani, anche loro saliti al governo tramite elezioni. In Libia l’occidente è intervenuto, invece, perché voleva sbarazzarsi di Ghedaffi. Il colonello è intervenuto in altre regioni in modo forse anche più estensivo dell’America compreso in altri paesi arabi (e neppure loro devono aver pianto per la sua scomparsa). Rammento poi che Ghedaffi è un capo di stato, non un iman. Lui abbracciava quell’idea di taluni settori estremisti che vogliono islamizzare l’Europa anche con mezzi coercitivi. In Libia l’America si è rifiuta d’intervenire più a fondo non appena la situazione si è fatta complicata e se veramente gli statisti americani non avessero tenuto conto della situazione in Irak, Bush non avrebbe fatto quella figuraccia di esultare per la fine dei combattimenti dopo tre mesi dal conflitto. Infine, non sono d’accordo con la situazione turca: Erdogan non ha fatto passi da giganti per il suo paese e, anzi, lo sta sempre portando più fuori dall’Europa con la sua islamizzazione. Non sarà colluso con il terrorismo, ma di certo le violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giorno (così come la violazione della libertà religiosa contro i cristiani). Le rivolte arabe sono simili a quello che è accaduto in Iran nel ’79 dove al posto dello scià filoccidentale è salito Khomeini e ha fatto diventare l’Iran una teocrazia nemica dell’occidente come sembra stia succedendo anche con i nuovi stati.

  15. Avevo già capito che sei uno che crede alle panzane sparate dalla grande stampa, al servizio dei poteri forti internazionali, basta vedere chi sono i proprietari dei giornali che tu leggi.Quindi per te è casuale che si siano sollevati vari Stati del Nord africa, tutti insieme, e che il merito sia di facebook e di Twitter, complimenti!! In Tunisia le elezioni le ha vinte Ennhada ma al potere c’è il presidente Fouad Mebazaa, filo-occidentale, così come sono filo-occidentali i generali al potere in Egitto. I tuoi giornali preferiti come spiegano il fatto che per occupare la Libia ci sia serviti di jihadisti, reduci da Guantanamo?Perchè volevano sbarazzarsi di Gheddafi dopo averlo accolto con tutti gli onori ed averlo fatto entrare, con i loro voti nel Consiglio dell’ONU per i diritti umani un anno prima? Per la democrazia o perché volevano rubare il petrolio libico? Perché non hanno attaccato tanti altri tiranni molto più brutali di Gheddafi,forse perché non ci sono risorse da rubare? Perché non attaccano la Corea del Nord? Non vedi l’ipocrisia immensa?Non è vero che il colonnello attaccò altre nazioni. La Libia intervenne solo in Ciad contro un regime appoggiato dai francesi, da qui il tentativo di ucciderlo nei cieli di Ustica da parte francese, con aiuto americano, ci andò di mezzo il DC-9 Itavia.
    Lo dice il giudice Priore nel libro citato prima. Aggiunge che tutte le persone che erano in servizio quella sera nelle basi dell’A.M. morirono in strani incidenti e sospetti suicidi; in più i due piloti da caccia che decollarono da Grosseto per identificare gli aerei militari entrati nello spazio aereo italiano, decollati dalla Corsica, e che capirono tutto, morirono, poco prima di testimoniare nell’incidente di Ramstein. Circa un mese fa ne ha parlato pure “Repubblica” del sabotaggio degli aerei delle “Frecce tricolori” in possesso dei due piloti implicati nel “Caso Ustica”. Chi può sabotare, indisturbato, dei caccia acrobatici,in una base USA in Germania?
    In Libia l’America non è intervenuta più a fondo solo per i vili calcoli elettoralistici di Obama. Ti faccio presente che nell’Islam non c’è la distinzione tra Dio e Cesare che c’é nel cristianesimo, da qui la shaaria, quindi un leader politico islamico ha il diritto ed il dovere di parlare dei valori del suo credo, senza che questo costituisca offesa per nazioni laiche o con altre fedi. Dopo aver scambiato l’Islam con un ideologia, questa è un’altra tua perla, però questa è la”cultura” di chi segue i grandi media. In Turchia, Erdogan non sta islamizzando forzatamente nessuno, non mi risultano violazioni dei diritti umani. Ci sono stati due omicidi di sacerdoti, a distanza di anni, da parte di due squilibrati. In Turchia ci sono stato prima e dopo che Erdogan prendesse il potere.
    Il miglioramento dell’economia è enorme, non c’è più quell’inflazione spaventosa che ti costringeva ad andare in giro con le tasche piene di carta e a pagare un pasto milioni di lire turche. Prima dell’avvento di Erdogan ho potuto vedere con i miei occhi che la mattina, all’ingresso dell’Università di Istanbul, circa la metà delle ragazze portava il velo senza essere costrette da nessuna legge anzi contro le indicazioni dei generali laici e massoni al potere, solo per la riscoperta della religione, altro che islamizzazione forzata! Ai media laici ogni vera professione di fede dà fastidio, anche se non cattolica, se poi è cattolica ….
    Per finire ti invito a documentarti meglio prima di scrivere, affermi troppe cose errate palesemente, e ad evitare di ripetere in continuazione le tesi preconfezionate dai pensatoi delle grandi potenze occidentali e girate come velite ai media mainstream a cui ti abbeveri. Ti ho già fatto presente che molti giornalisti sono anche al soldo di potenze straniere. Nel libro ” Il golpe inglese” scritto sulla base di documenti dello spionaggio britannico, desegretati, che arrivano fino agli anni ’70 c’è una bella sfilza di nomi. Tra le rivolte arabe dello scorso anno e la rivolta contro lo scia di Persia e l’avvento di Khomeini la similitudine è scarsissima. L’Iran era una nazione ricca con un re corrotto ed al servizio degli USA ai quali vendeva il petrolio a prezzo di favore. La gente voleva tornare ad un maggiore rigore morale,secondo i precetti della loro religione e farsi rispettare dagli occidentali. Nel Nordafrica c’è disperazione e povertà, la gente
    non vede futuro, però dopo le rivolte, le compagnie occidentali continuano a fare lucrosi affari, ed i nuovi capi di Stato non parlano, neanche alla lontana degli USA e della GB, come nuovi Satana.

  16. Già diritto e dovere di parlare del suo credo, non di perseguitare gli altri. Nello stato libico, già all’epoca di Ghedaffi, l’apostasia dall’islam era punita con il carcere. Non risultano violazioni dei diritti umani in Turchia? Questa è una sua perla. E la questione curda, l’occupazione di Cipro, la galera per chi parla del genocidio armeno cosa sono? Lo sa che in Turchia è reato fare proselitismo ed è praticamente impossibile aprire un luogo di culto non musulmano? Militarmente è intervenuto con il Ciad, ma ha finanziato movimenti in Mauritania, Namibia, Sud Africa, Thailandia, Sud Africa e altre decine di paesi (e lui che si lamentava di violazione dalla sovranità. Ha attentato alla vita di alcuni governanti arabi. Non so che cosa legga lei, ma mi sembrano solo complottismi che vedono in ogni parte del mondo l’America. Curiosità. Se è vero poi che hanno fatto una guerra in Afganistan solo per le risorse, chi ha buttato giù le torri gemelle?

  17. E’ ultima volta che rispondo perché non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Io porto fatti concreti, acclarati, cito libri come il test-intervista ad un giudice serio come Rosario Priore, cito un testo di Brzezinski e mi vedo etichettato come complottista! La tua ultima domanda, provocatoria è semplicemente penosa; d’altronde sei intervenuto su questo sito solo per provocare, era chiaro sin dall’inizio. Anziché fare lo spiritoso medita su tutte le castronerie che hai scritto e che dimostrano la tua grandi ignoranza. Definire l’Islam un’ideologia ed equipararlo a nazismo e comunismo! Non conoscere i principi di quella religione e pretendere di sputare sentenze! L’apostasia in tutti gli stati musulmani è punita: in quelli moderati con il carcere, negli altri con la condanna a morte. Nell’Afghanistan liberato dagli americani, si viene condannati a morte! Poco tempo fa è stato condannato a morte un giovane convertitosi al cristianesimo e solo l’intervento dell’Italia gli ha salvato la vita. In Libia, ora con i musulmani messi al potere dai neo-colonialisti occidentali hanno intenzione di ripristinare la shaaria e quindi per gli apostati ci sarà la condanna a morte, bel progresso vero? Nella Libia di Gheddafi i cristiani potevano professare liberamente il loro credo senza problemi, leggere l’interviste dell’arcivescovo di Tripoli, mons. Martinelli. (Un altro complottista?). Che nei decenni scorsi la Libia abbia finanziato vari movimenti di liberazione in Africa è cosa arcinota. Ma, in quel periodo anche altre nazioni lo facevano o intervenivano direttamente, come la Francia o Cuba. In quegli anni le potenze ex coloniali cercavano di mantenere l’influenza sulle ex colonie e sulle aree vicine. Perciò finanziavano e rifornivano di armi alcuni dei gruppi che si contendevano il potere. Poi c’era l’Unione sovietica che cercava d’inserirsi in quel continente ed anch’essa appoggiava con soldi ed armi, vari movimenti ed in alcuni casi, Angola e Mozambico, faceva intervenire le truppe cubane. questo provocava la risposta degli USA che armavano la parte opposta. Perché quelli che erano al governo in GB, Francia, USA, Cuba e URSS non sono da considerare sullo stesso piano di Gheddafi? Perché, stando alla tua interpretazione della storia, per i primi questo comportamento era ammissibile? Perché quei governanti non sono considerati criminali da uccidere alla stregua del Colonnello? Dov’è la differenza? Ricorda che Gheddafi sosteneva tutti i movimenti di liberazione, tanto che nei suoi campi di addestramento c’erano pure gli irlandesi dell’IRA. Si arriva dopo alle domande sulla Turchia, volte a dimostrare l’intolleranza del regime di Erdogan. Qui cadono le braccia: non si sa se ridere o piangere! Scrivi che Erdogan non ha fatto passi da giganti per il suo paese. Strano gli ultimi dati economici il PIL turco è cresciuto del 9,6%!! Persino i rivali greci sono andati a chiedere l’aiuto turco (fonte: Bloomberg). Affermi che in Turchia ci sono violazioni dei diritti umani ma non dici quali sono e sfotti pure. Cerchi di rafforzare il tutto parlando di questione curda, mancanza di libertà religiosa e occupazione di Cipro. La mancanza di libertà religiosa è una balla colossale, vai in Turchia e puoi entrare liberamente in una chiesa cristiana o ortodossa oppure in una sinagoga ebraica. Erdogan non perseguita gli ebrei, ti stupisce? I Curdi furono massacrati quando c’era ancora l’impero ottomano; la legge che vieta di ricordare del genocidio armeno fu opera dei governi massonici militari e laicisti che la tua “Grande Stampa ” rimpiange. Per finire, Cipro, dove già c’era una forte comunità turca, fu occupata qualche decennio fa. Come si fa ad imputare questi fatti ad Erdogan non si riesce a capire! Ma quando si hanno i paraocchi si ricorre agli argomenti più illogici pur dimostrare che le proprie idee (si fa per dire, sono quelle della stampa di regime), sono vere.
    Mi rifiuto di discutere ancora con chi dimostra di non possedere minimamente un pensiero logico, oltre a non avere il minimo spirito critico. I tuoi interventi sono preoccupanti perché dimostrano come la “Grande Stampa” riesce a fare il lavaggio del cervello alle persone. Ti consiglio di recarti ad Istanbul: è una bella città e la vita non è cara, potrai vedere quanto è duro il regime di Erdogan. Ti faccio presente che non ha nemmeno proposto di reintrodurre la shaaria.
    Oltre ai bei monumenti potrai andare a messa nella bella chiesa di Sant’Antonio, nel centro della città, vedrai che non ti succederà nulla. Poi,lì vicino c’è Istiklal Caddesi, la via dello shopping, dove potrai ammirare tante belle ragazze. (Il velo lo portano poco più della metà: quell’estremista di Erdogan non l’ha reso obbligatorio). Infine, per constatare quanto è repressivo il suo regime, specie sotto il profilo morale, la sera ti consiglio la zona di Piazza Taksim e quella lungo il Bosforo. Ci sono le migliori discoteche, piene di belle ragazze! Per alcuni, la vita notturna di Istanbul è più frenetica di quella di Barcellona, io non sono in grado di fare il paragone, posso solo assicurarti che ad Istanbul ci si diverte alla grande. Quindi scoprirai, con meraviglia, che i musulmani non sono criminali da assimilare ai nazisti e ai sovietici, con i quali, come tu affermi “ci sarà sempre guerra”, ma sono, in gran parte brave persone.
    P.S. : studia di più.
    Paolo

    d

  18. Il tuo caro Erdogan voleva introdurre il reato di adulterio. Viva la moderatezza! I diritti umani te li ho elencati. e è non è violazione dei diritti umani mettere in carcere giornalisti perché affermano che quello degli armeni è genocidio? Erdogan si è arrabbiato con la Francia perché ha votato a proposito una legge contro il negazionismo. La repressione dei curdi e l’occupazione di Cipro continuano tutt’oggi e non serve a giustificare dire che anche quelli di prima lo facevano. Sulla libertà religiosa e i diritti umani leggiti i rapporti di “Aiuto alla chiesa che soffre” e di “Amensty international” o sono anche loro asserviti alla grande stampa? Non paragono l’islam al nazismo, ma i regimi e i terroristi che vorrebbero imporre la sharia. Se poi non ti scandalizzano le lezioni di Ghedaffi, mentre nel suo paese non c’è libertà religiosa non so che farci. Il presidente tunisino, poi, sarà filoccidentale, ma le repressioni partito dal partito di Ennhada che sta togliendo seggi ai propri avversari politici, e mentre in Turchia e in Algeria i militari sono intervenuti per evitare la presa del potere dei partiti fondamentalisti, in Egitto si alleano con fratelli musulmani e salafiti, stanno riallacciando rapporti con l’Iran e meditano di stracciare il trattato di pace con Israele, il più stretto alleato USA (ma anche questo gli americani lo avranno calcolato).
    PS. Ultimo commento anche il mio. Non ti ho insultato, a differenza tua, e sei stato tu a venire a commentare il mio commento quindi non capisco come ho fatto a provocare.

  19. Niente di particolare , sei solo impermeabile ai fatti. Continuiamo pure l’esportazione di democrazia che tanto bene sta recando al mondo. C’è la grande stampa e la sua etica laica (sempre molto flessibile) che vogliamo di più..

  20. Avevo solo dimenticato una cosa:. sul ruolo degli USA nelle rivolte della “Primavera Araba”, sulla preparazione e gestione del vergognoso e criminale attacco alla Libia, sulla volontà Usa di tenere in stato di guerra il Mediterraneo, sulle ingerenze anche in Russia, su come la guerrafondaia amministrazione Obama-Clinton ci stia portando sull’orlo della III guerra mondiale, ha ampiamente scritto il generale Piero Laporta, Capo di stato Maggiore, già direttore del Centro Alti Studi Difesa. Non scrive sulla “Grande Stampa, ma su “Italia Oggi”. E’ un complottista pure lui o è un alto ufficiale ben informato, arrivato al massimo della carriera che può permettersi, avendone anche il coraggio, di dire cose scomode e lontane dalle verità ufficiali adottate dalla “Grande Stampa” e dagli acritici devoti dell’esportazione della democrazia e delle “guerre umanitarie” .
    Paolo

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