Caro Gesù Bambino,
ci risiamo: come lo scorso anno, mi ritrovo a scriverTi a pochi giorni dalla Tua festa e mi scuso subito per il ritardo nella speranza Tu possa, al solito, confermarTi comprensivo. E poi chissà che anche la qualità del servizio postale, complice il clima natalizio, non diventi un po’ più buona, così che Tu possa leggere queste righe in tempo. Ad ogni modo, per agevolare il tutto, stavolta sarò davvero telegrafico: nessuna lamentela e nessun resoconto – neppure minimo – sulle sventure di quaggiù. Del resto sei pur sempre il Figlio di Dio, figurarsi se hai bisogno di aggiornamenti: saprai già di tutto di più. Compreso l’esito di questa crisi che sembra ingigantirsi giorno dopo giorno.
Già, perché è proprio attorno a questa parola, “crisi”, che sembra ruotare oggi il destino del mondo. Come se le sorti del pianeta, anziché tra Betlemme e Nazareth, si decidessero sul serio tra Bruxelles e Washington; come se fosse dalle leggi del mercato, e non dalla Volontà di Tuo padre, che dipende tutto quanto. Ecco perché, se nella letterina precedente – consapevole di provocare – Ti proposi di abolire per un anno il Natale così da stimolare la nostalgia verso di Te, quest’anno, caro Gesù, non ci penso nemmeno. Infatti la Tua festa, per molti versi, abolita lo è già. Non solo: la si è ampiamente rimpiazzata con quell’esercizio di cordialità artificioso quanto insopportabile, almeno per il sottoscritto.
Non è dunque di ulteriori abolizioni del Natale, bensì di un Suo genuino ripristino che c’è bisogno: meno prediche contro il consumismo e più inni alla Tua venuta, caro Gesù. Per questo mi permetto, prima di lasciarTi, di rivolgerTi una preghiera. Che poi è al contempo la solita ma anche l’unica che abbia davvero senso: torna quaggiù; non dare troppa importanza, se puoi, alle nostre miserie, e donaci la possibilità di rivederTi, di far capire a tutti che il presepe non è un plastico architettonico, ma la riproduzione di Qualcosa di meraviglioso e di reale: il Tuo infinito Amore. E chissà che questo Natale non serva a svelare una volta per tutte la vera causa della “crisi”. Che non è frutto – come si seguita a dire in giro – di chissà quali diavolerie finanziarie, ma di qualcosa di molto più semplice e grave: il mancato stupore per la bellezza di un Bambino.
Che dire? Mi sono commosso….
Buon Natale
In questi giorni ho letto un paio di articoli di questo tenore. Mi fa piacere che anche chi ha spessore e scrive potendo diffondere idee e pensieri sia sintonizzato su questi contenuti. C’è immenso bisogno di rimettere in fila le priorità, solo così avremo meno problemi di ogni sorta.
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