De Bortoli fa il pontefice

Ha avuto modo di dirlo già Antonio Socci. Il Corriere di Ferruccio de Bortoli ha una ambizione smodata: indicare ai cattolici cosa devono fare, cosa devono credere, come devono comportarsi.

Per essere accettati dal salotto buono del Corriere. Ecco che de Bortoli ci dice di scendere in politica, di far cadere il governo e dà spazio, guarda un po’, ai cattolici che piacciono a lui (Riccardi su tutti). Per ergerli a veri rappresentanti del cattolicesimo in politica.

Un vecchio tentativo: guidare da fuori, influenzare, con il flautino magico dell’incantatore.

Fate come vi diciamo noi: diverrete presentabili. Ecco così che ieri de Bortoli ha dedicato ben due pagine alla santificazione del cardinal Martini. I cattolici che piacciono a de Bortoli sono quelli che seguno l’ex cardinale di Milano che ha giocato per anni a fare l’antipapa.

Come sempre, in cauda venenum: alla fine dell’articolo de Bortoli ci fa capire perchè a lui piace Martini: perchè dice il contrario di quello che dice la Chiesa. Leggere per credere:

Il sottotitolo di quelle Conversazioni notturne, che apparvero prima in lingua tedesca, è: Il rischio della fede. Riletto, in questa edizione commentata dei Meridiani, il libro conserva un’attualità sconcertante. Il riassunto dell’angoscia quotidiana del vivere moderno, la ricerca di risposte agli interrogativi sul senso della nostra esistenza. Credere è il coraggio di assumersi un «rischio totale», come totale fu quello di Cristo e di Davide. Non vi è distinzione tra fede e vita nel pensiero di Martini, nel quale il dubbio è tutt’altro che assente. «Dal dubbio nasce qualcosa di nuovo e di più profondo». E nelle Conversazioni i dubbi, scandalosamente, non mancano, sui temi delicati del fine vita, il sacerdozio femminile, l’ordinazione dei «viri probati», la sessualità, la riscrittura dell’enciclica Humanae Vitae, la contraccezione. Martini ammette di essere stato sempre persona prudente e timorosa, ma confessa di essersi convinto che un vescovo deve osare. Persino dare scandalo. «Abramo era una persona coraggiosa». Il suo ingresso a Milano, nel 1980, coincise con la ricorrenza di san Tommaso Becket, il vescovo assassinato del dramma di Eliot. Martini lo ricordò due anni dopo commemorando il cattolico Bachelet, ucciso dai terroristi. Il rischio della fede è anche questo. E «per il servizio della verità bisogna essere pronti ad amare le avversità».

 

Print Friendly, PDF & Email
Se questo articolo ti è piaciuto, condividilo.

Autore: Francesco Agnoli

Laureato in Lettere classiche, insegna Filosofia e Storia presso i Licei di Trento, Storia della stampa e dell’editoria alla Trentino Art Academy. Collabora con UPRA, ateneo pontificio romano, sui temi della scienza. Scrive su Avvenire, Il Foglio, La Verità, l’Adige, Il Timone, La Nuova Bussola Quotidiano. Autore di numerosi saggi su storia, scienza e Fede, ha ricevuto nel 2013 il premio Una penna per la vita dalla facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, in collaborazione tra gli altri con la FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) e l’Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana). Annovera interviste a scienziati come  Federico Faggin, Enrico Bombieri, Piero Benvenuti. Segnaliamo l’ultima pubblicazione: L’anima c’è e si vede. 18 prove che l’uomo non è solo materia, ED. Il Timone, 2023. Ha una pagina youtube: https://www.youtube.com/channel/UC4keWMPfcFgyMAe3ke72HOw