Come nascono quei fenomeni sociali di dimensione globale che sono le “mode culturali”? E com’è possibile che tali mode possano penetrare e conquistare, in breve tempo, la coscienza di popoli interi fino a configurare, in certi casi, dei veri e propri cambiamenti di paradigma nella visione del mondo e della vita? E soprattutto: si tratta di fenomeni “spontanei” (ossia, per usare un’espressione comune, di “evoluzione” della mentalità e dei costumi) o si tratta, al contrario, di fenomeni almeno in parte “eterodiretti”?
In realtà, per decenni una storiografia condizionata dalla scuola marxista ha imposto l’idea che l’evoluzione della mentalità sia un fenomeno essenzialmente autonomo, dove il ruolo delle cosiddette “elite” culturali sarebbe solo quella di farsi voce dei cambiamenti prodotti delle masse piuttosto che di provocarli. Gli studi più recenti, tuttavia, non fanno altro che confutare questa idea, mettendo in luce, al contrario, l’importanza determinante che certe “agenzie culturali” hanno avuto (ed hanno tutt’ora) rispetto ai grandi cambiamenti culturali e di costume, specie di quelli avvenuti negli ultimi decenni e che così tanto hanno contribuito a trasformare la vita e la mentalità delle società occidentali.
– “Stati di Spirito” e “disordine organizzato”: come operano i poteri forti.
L’idea che esistano “poteri forti” capaci di influenzare e condizionare sia gli eventi storici che il pensiero dominante è certamente “pericolosa”: facilmente, infatti, può condurre ad un “complottismo” paranoide che finisce per vedere, in ogni accadimento, un inquietante dietro le quinte. Questo rischio, tuttavia, non può portarci a negare (o peggio ad ignorare) il reale influsso che certe lobby di potere hanno avuto ed hanno nel creare quell’humus da cui poi scaturiscono gli eventi storici. Nessuno storico serio, ad esempio, negherebbe oggi il ruolo determinante avuto dalle “società di pensiero” di ispirazione massonica nell’attuazione e nell’indirizzo successivamente preso dalla Rivoluzione Francese[1]; così come sarebbe ormai difficile negare la natura “elitaria” (e in qualche modo esoterica) di quei circoli culturali da cui hanno avuto origine ideologie come il Nazismo e lo stesso Comunismo.
Un’analisi straordinariamente lucida sull’origine delle “mode culturali” è quella del francese René Guénon, noto storico delle religioni e dei simbolismi, esoterista ma anche, in gioventù, grande frequentatore di circoli “occulti” (nonché 33° grado del Grande Oriente di Francia). Da conoscitore ed “esperto in materia”, infatti, Guénon tocca spesso, nelle sue opere, il tema dei meccanismi che generano quelli che il francese chiama gli Stati di Spirito collettivi: così, ad esempio, scrive l’esoterista,“è noto l’adagio: “Vulgus vult decipi”, che alcuni commentano: “Ergo decipiatur! […] Si può così tenere per sé la verità e diffondere nello stesso tempo errori che si sanno essere tali, ma che si ritengono opportuni”[2]. Si tratta, in sostanza, della legittimazione della menzogna, sapientemente diffusa allo scopo di raggiungere un “fine” conosciuto solo da chi è iniziato in tali faccende. Il Guénon, dal canto suo, depreca simili atteggiamenti, ma aggiunge laconicamente: “altri però possono giudicare le cose diversamente”. Secondo il Guénon, inoltre, un’altra strategia utilizzata dai “poteri forti” per condizionare l’opinione pubblica, sarebbe quella del balance of power, ossia il “ritenere che la coesistenza di due errori opposti, limitatisi per così dire reciprocamente, sia preferibile alla libera espansione di uno solo degli errori”. Così, spiega ancora Guénon, “può anche darsi che molte correnti di idee, per quanto totalmente divergenti, abbiano avuto un’origine analoga e siano state destinate a favorire quella specie di gioco d’equilibrio che caratterizza una particolarissima politica; in quest’ordine di cose, si commetterebbe un grave errore fermandosi alle apparenze”[3]. Si tratta qui, in tutta evidenza, di quella strategia che, ad un livello solo un po’ meno “esoterico”, può essere definita politica degli opposti estremismi, dove una certa tendenza finisce per neutralizzare quella opposta a vantaggio di …terzi.
Le affermazioni di Guénon, pertanto, sembrerebbero spalancare la finestra su di un mondo, quello della persuasione occulta, dove non esisterebbero il “caso” e la “spontaneità”, ma dove tutto, al contrario, sarebbe studiato in alte sedi, al fine di influenzare e “guidare” la massa dei profani verso fini che sfuggirebbero del tutto alle moltitudini, ma che sarebbero invece ben noti agli “iniziati”. Si tratta, certamente, di un’affermazione grave e, riconosciamolo, difficilmente “digeribile” dai più, perché negante del tutto la “spontaneità” degli eventi storici e dell’evoluzione della cultura. Senza tuttavia dover sposare in pieno questa ipotesi, è innegabile che essa descriva almeno un aspetto della realtà che è stato invece troppo spesso ignorato dagli storici.
Anche il massone italiano Gorel Porciatti, in una sua opera, afferma essere proprio questa la strategia utilizzata dai veri poteri forti (che sono anche poteri “occulti”, in quanto non si mostrano mai in prima persona, preferendo agire su di un piano “subliminale”). Scrive infatti il Porciatti: “Il motto Ordo ab Caos rappresenta la sintesi della Dottrina Massonica e ne rappresenta il Segreto fondamentale. Significa che la Grande Opera non può prodursi se non attraverso uno stato di putrefazione e di dissolvimento, ed insegna che non si può giungere all’ordine nuovo se non attraverso un disordine sapientemente organizzato”[4] . Questo riferimento all’utilizzo strumentale del “caos” in vista di un “ordine” conosciuto solo da pochi, getta peraltro una luce piuttosto inquietante su molti avvenimenti del mondo contemporaneo: introduce il (verosimile?) sospetto sulla vera natura e origine di fenomeni di massa che, apparentemente, sembrerebbero apparire come spontanei prodotti della “coscienza popolare” ma che, al contrario, potrebbero essere visti in altri luoghi come strumenti di un progetto le cui finalità sfuggirebbero persino agli stessi protagonisti “apparenti”.
Da questo punto di vista, ad esempio, può essere piuttosto interessante indagare sulle radici di quei grandi “movimenti di pensiero” che hanno trasformato (e persino stravolto) la mentalità contemporanea; uno su tutti la grande “rivoluzione” degli anni ’60, che all’insegna del mito della droga, della “liberazione sessuale” e del rifiuto dei legami e delle autorità tradizionali ha così profondamente trasmutato la coscienza dell’Occidente, dando origine a quel “tipo d’uomo” che rappresenta ormai la norma nella società contemporanea.
– CONTINUA nella Seconda Parte.
[1] Come scrive lo storico Bernard Fay, “gli storici che vedono nella Rivoluzione l’esito fatale degli abusi del vecchio regime, si compiacciono nel mostrare le ragioni che potevano avere il popolino, i contadini e gli operai per sollevarsi contro il governo di Luigi XVI; e per spiegare questi fenomeni trovano dei motivi economici, sociali, politici, che li soddisfano. Ma di solito toccano appena la parte avuta dall’alta nobiltà, senza la quale
[2] R. Guénon, L’errore dello spiritismo, Milano 1998, p. 36
[3] Ibidem
[4] U. Gorel Porciatti, Simbologia massonica. Gradi scozzesi, Roma 1948, p. 303