La sottile tentazione del buonismo

Vorrei riprendere un sottile concetto emerso in occasione della serata con Magdi Allam di mercoledì sera. Il vicedirettore del Corriere della Sera afferma che, per facilitare l’integrazione degli immigrati sarebbe opportuno intervenire con delle misure all’ingresso, quali dei test sulla conoscenza della lingua e della cultura italiana, da fare ad esempio negli Istituti Italiani all’estero. Dice inoltre che si potrebbero investire parte delle risorse al fine di consentire ai potenziali immigrati di seguire dei corsi per metterli effettivamente nella possibilità di arrivare in Italia. Questo consentirebbe di dare molte più chanche di integrazione rispetto alla situazione attuale che vede immigrati residenti da anni che non conoscono ancora la lingua italiana.
A questo punto dell’incontro, un ragazzo, sicuramente in buona fede, prende la parola e dice di sentirsi sconcertato da molte delle affermazioni di Magdi Allam ed in particolare si chiede a quale imprenditore bresciano o agricoltore pugliese possa interessare, se il l’immigrato che raccoglie pomodori o il manovale che costruisce muri, conoscano o meno l’italiano e la cultura del Paese che li ospita. E poi aggiunge, se volessimo vedere la cosa da un punta di vista cristiano, dobbiamo tenere presente che la carità cristiana implica l’accettazione dell’altro.
Emerge chiaramente quella che è la “sottile tentazione del buonismo”, e fermandosi in superficie, sembrerebbe persino condivisibile. Ma si povero immigrato, vieni che ti accetto, ti spalanco le porte, è lo stesso se non sai nulla dell’Italia, se non conosci la nostra cultura, se non sai nemmeno dove si trovi geograficamente, tanto devi solo raccogliere pomodori, in fondo non ti chiediamo null’altro che fare il tuo lavoro.
Ma, Magdi Allam ci ha dato la vera chiave di lettura della questione.
E’ proprio perché mi interessa, che tu immigrato, ti integri nel nostro Paese, mantenga la tua dignità, sia rispettato come persona, proprio perché non voglio considerarti solo come due braccia che raccolgono pomodori, come un robot che acquisto per quello che ha da darmi, proprio per questo all’inizio ti aiuto a faticare per avere tutto quel bagaglio di competenze che poi ti permetteranno di interagire con la nostra cultura e di vivere nel nostro Paese.
Questa è la vera chiave di volta, questa è la vera questione dell’immigrazione, non quel multiculturalismo privo di regole che appiattisce le identità in nome di un’uguaglianza che altro non è se non una sottile forma di razzismo, in quanto non considerando l’immigrato meritevole della stessa nostra dignità non gli forniamo tutti gli strumenti che li permetterebbero un’integrazione più facilitata. Un progetto di difficile realizzazione, dirà qualcuno. Certo, ma non vale forse la pena di tentare.

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