Il papa in Germania: il peggior nemico dell’Occidente è l’Occidente stesso

Se ho compreso bene la lezione di papa Benedetto XVI in Germania, mi sembra che abbia voluto dire questo: Dio, oltre che Amore, Caritas, è anche Logos, Ragione.

Da un punto di vista religioso il discorso è chiaro: amare, senza ragione, vuol dire non amare, o meglio, amare ciò che non va amato. Anche l’amore, infatti deve essere razionale, logico, indirizzato al Bene.

Sembrerebbe semplice ma non lo è così tanto: non mancano preti o opinionisti che spiegano che in fondo la prostituzione è un altro modo di amare, o che uccidere un figlio, con l’aborto, perché non si può mantenere “decentemente”, è un modo, un altro ancora, per dimostrare il proprio amore.

Politicamente il discorso del papa mi sembra sintetizzabile in questi termini: il nemico dell’Occidente è l’Occidente stesso, nel momento in cui rinnega la sua storia, piena di umane miserie, ma anche di greco-romana e biblica grandezza.

L’Europa cristiana è patria dell’arte, dell’astronomia, della medicina, di tutte le scienze: è il luogo in cui si realizza la vocazione naturale della nostra ragione a indagare la realtà. Ma tutta la realtà, secondo la sua ampiezza, la sua altezza, larghezza, e profondità.

L’Occidente è nemico di se stesso quando imbriglia la ragione, imponendogli dei confini (il regno delle cose materiali), e spacciandoli per orizzonti.

E’ incredibile come sia stato notato poco spesso questo paradosso: l’Illuminismo non nasce come esaltazione della ragione, ma come limitazione della stessa al fenomenico, al tangibile, ai singoli e piccolissimi perché, in una parola, a ciò che all’uomo interessa meno.

L’Illuminismo prostra la ragione, come fa Kant, quando la fa a spezzatino, sminuzzandola come fosse un pezzo di carne; quando fa uscire Dio da una finestra della ragione (la ragion pura), e ne crea un’altra (la ragion pratica), per farLo entrare di nuovo, ma non compiutamente; quando, infine, spiega che tutto l’ordine esistente, quello che ogni ragione desidera, e miracolosamente trova, è soltanto un ordine fittizio, soggettivo, che non appartiene al noumeno, cioè alla realtà vera (terribile, incredibilmente irrazionale, questa distinzione razionalistica tra realtà “vera” e realtà “falsa”).

L’Occidente, ancora, è nemico di se stesso, come Cronos con i suoi figli, quando nega il diritto naturale, cioè la legge fondata sulla ragionevolezza, e non sull’arbitrio dei numeri, delle cangianti assemblee parlamentari; quando sostiene che la libertà può coincidere con l’auto-distruzione, con il suicidio, l’eutanasia, la clonazione, la manipolazione genetica, l’adozione di bambini a copie omosessuali, la possibilità di drogarsi (mentre la libertà è legata alla ragione, in quanto è la Verità a farci liberi, e non viceversa).

Che poi un mondo che è nemico di se stesso crolli, non è una novità: lo temevano a suo tempo i “laudatores temporis acti”, i catoniani sostenitori del “mos maiorum”. Rispettare il costume dei padri, la Tradizione, significa rimanere lungo una strada che prosegue, ma che è partita da un punto e ha raggiunto parecchi obiettivi.

Invece noi rigettiamo il Dio dei Padri, e il costume dei padri, come Lucifero col suo non serviam, come Adamo ed Eva con la loro idea di poter fare loro la realtà, di essere padroni del bene e del male. Fare bambini in vitro, cos’è, prima che una azione immorale?

La negazione violenta, irrazionale, della nostra figliolanza, umana e divina, e la negazione di un ordine razionale, che si protrae nella storia. L’Occidente, inoltre, fa ridere, sorridere, amaramente, quando si difende dallo straniero mostrandogli videocassette, come in Olanda, dove vi sono donne o uomini che si baciano tra loro.

Ride, con sarcasmo, dentro di sé, l’asiatico o l’africano, che potrà anche adorare un dio che non esiste, ma non è ancora arrivato al punto di negare totalmente la realtà dei rapporti naturali, il diritto naturale di cui sopra.

Solo fastidio possiamo suscitare, e senso di disgusto, quando proponiamo ad altri qualcosa che è ancora peggio di ciò che essi stessi già hanno.

Li confortiamo nel loro disprezzo, non guadagniamo la loro stima, perché ci mostriamo deprecabili, non come singoli uomini, che poco importa, ma come civiltà.

In queste condizioni l’Occidente, già scientifico e poi scientista, si riempie di maghi, indovini, new agers, credenze orientaleggianti; intanto uomini terrorizzati dal vuoto abbracciano altre religioni, che sembrano piene di spiritualità, come il buddismo, o che offrono certezze rassicuranti, e un po’ di rigore, come l’Islam.

Anche qui, a causa di un malinteso immenso: da due secoli ci insegnano che la ragione è una certa, misera cosa, che vola solo basso, ma che va bene così, e che la fede è una bruttissima faccenda, il contrario della ragione.

Perché allora non provare il contrario, anche l’irrazionalismo più esasperato, scambiato per spiritualità, si chiede qualcuno, se i frutti del razionalismo sono questi?

E mentre le credenze più strane fanno i loro proseliti, molti sacerdoti, vescovi, e talora cardinali, si danno da fare non per insegnare Cristo, il Logos, ma per fare cerimonie sincretiste, multireligiose, come se si potesse dialogare adorando insieme dei diversi, e non attraverso il riconoscimento di un comune denominatore, la ragione, che può aprire alla adorazione di un Dio razionale e misteriosamente grande.

Dobbiamo batterci il petto, come prima arma di difesa.

Del resto il primo nemico dell’uomo, ciò che lo porta alla morte spirituale definitiva, per un male interno, o esterno, è il peccato, cioè l’azione che noi compiamo contro noi stessi e contro il nostro bene.

Quando invece un cristiano identifica il suo primo nemico nell’altro, che sia un uomo, un popolo o un sistema religioso o politico, è già finito, a piè pari, nell’ideologia: il mondo lo cambiamo a partire da noi stessi. E’ questo l’insegnamento di Cristo.

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Autore: Francesco Agnoli

Laureato in Lettere classiche, insegna Filosofia e Storia presso i Licei di Trento, Storia della stampa e dell’editoria alla Trentino Art Academy. Collabora con UPRA, ateneo pontificio romano, sui temi della scienza. Scrive su Avvenire, Il Foglio, La Verità, l’Adige, Il Timone, La Nuova Bussola Quotidiano. Autore di numerosi saggi su storia, scienza e Fede, ha ricevuto nel 2013 il premio Una penna per la vita dalla facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, in collaborazione tra gli altri con la FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) e l’Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana). Annovera interviste a scienziati come  Federico Faggin, Enrico Bombieri, Piero Benvenuti. Segnaliamo l’ultima pubblicazione: L’anima c’è e si vede. 18 prove che l’uomo non è solo materia, ED. Il Timone, 2023. Ha una pagina youtube: https://www.youtube.com/channel/UC4keWMPfcFgyMAe3ke72HOw