Greccio, 24 dicembre, anno del Signore 1223, giusto 799 anni fa. Il borgo è in gran fermento. I pochi abitanti sono pressoché tutti coinvolti nella sacra rappresentazione che quella notte metterà in scena la nascita di Gesù (poi lo chiameranno “presepe vivente”). Quel giullare di Francesco d’Assisi non finisce di stupire. Ha un’indole teatrale e quando
parla dei fatti accaduti 1200 anni prima, ti pare di toccarli e di vederli. Ma questa volta è lui che vuole vedere, commuoversi. E desidera “immedesimarsi”, che è come dire: “io Francesco mi faccio una medesima cosa con te, Maria, che deponi il Bambino nella mangiatoia; vedo il bue e l’asinello, sento il calore umido del loro alito e il profumo del buon letame, ascolto il canto dei miei frati che sono come angeli per me… Che gusto, quando i cinque sensi sono in azione! Che esperienza interessante!”.
INTER-ESSE: esserci in mezzo, esserci dentro da “attore”, cioè attivamente, in azione dentro il Fatto, e non passivamente da spettatore esterno. A me questa esperienza dell’immedesimazione è accaduta e accade oggi grazie al carisma di don Giussani ed alla compagnia generata da lui; e mi sorprendo a guardare dentro le parole con la coda dell’occhio sulla Parola fatta carne, perché altrimenti tutto si potrebbe ridurre ad un estetismo filologico per palati fini. A me piacciono queste parole che profumano di letizia e di letame.
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