Naumann esorta la Chiesa a parlare più spesso del peccato di aborto e striglia i politici cattolici pro-choice

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L’arcivescovo Joseph Naumann – recentemente eletto alla presidenza della Commissione pro-vita dell’episcopato americano – incarico che ufficialmente inizierà tra circa un anno sostituendo il cardinale di New York Timothy Dolan, attualmente alla guida della commissione – ha rilasciato un’intervista al Catholic World Report in cui indica quelle che saranno le priorità del suo nuovo ministero.

La questione pro-life era e rimane una delle questioni morali fondamentali”, ha dichiarato Naumann, quindi la sacralità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, resterà anche nel nuovo incarico uno dei temi primari e cari al presule, noto nel mondo pro-life americano per il suo forte sostegno alla causa della vita anche tramite la sua immancabile presenza ogni anno alla marcia per la vita di Washington D.C.

Il presule ha raccontato perché la difesa della vita sia un argomento che lo tocchi da vicino: “Mio padre è stato assassinato prima che nascessi. Era il dicembre del 1948 e io avevo appena tre mesi nel grembo di mia madre. Quindi, in un certo senso, ero parte di una gravidanza difficile, anche se all’epoca vi era una cultura diversa. Dal momento che la questione si è evoluta, diventando un problema della cultura odierna, il mio vissuto personale mi ha fornito una maggiore sensibilità verso le donne che affrontano una gravidanza in circostanze traumatiche”.

Naumann ha quindi spiegato come imposta un’omelia incentrata sull’argomento dell’aborto: “Inizio col riconoscere che probabilmente ci sono tra i banchi persone che hanno avuto un’esperienza diretta con l’aborto” e “presento la missione del Progetto Rachele, che aiuta le donne a guarire dall’aborto. Dico loro che questo aiuto c’è, se ne hanno bisogno”. Poi, prosegue l’arcivescovo, “spiego perché la questione sia così importante e perché il discorso della ‘scelta’ sia ingannevole” visto che “le persone non parlano di ‘scelta’ in altri ambiti, quando è implicata la soppressione di una vita umana” e – aggiunge – “ci tengo a sottolineare che quello che rende l’aborto così particolarmente distruttivo è il fatto che non toglie soltanto la vita a un bambino, ma ferisce la famiglia, perché l’aborto avviene nel grembo materno, l’unico posto in cui la vita dovrebbe essere più protetta”.

L’arcivescovo esorta quindi i sacerdoti a seguire il suo esempio, invitandoli a parlare più spesso del peccato di aborto durante le prediche: “Non possiamo non parlare al nostro popolo di questi peccati reali che colpiscono la vita della nostra gente. Se parliamo loro dei peccati che non commettono, a cosa serve?”. “Certamente – precisa Naumann – dobbiamo predicare l’argomento con sensibilità ed essere d’aiuto a coloro che hanno scelto l’aborto e ora lo rimpiangono”, ma il discorso non può essere eluso, perché “se la Chiesa tace sulla distruzione della vita, siamo negligenti e lasciamo i nostri giovani vulnerabili di fronte a questa tragica decisione”.

Naumann dà quindi una strigliata ai politici cattolici favorevoli all’aborto, come il senatore degli Stati Uniti Tim Kaine (ex candidato alla vicepresidenza) e Kathleen Sebelius (ex governatore del Kansas). “È particolarmente problematico – afferma – quando abbiamo politici cattolici che ostentano la loro cattolicità, ma assumono posizioni che non sono coerenti con l’insegnamento cattolico”, come ha fatto per esempio Kathleen Sebelius, che “parlava di come fosse cattolica, ma agiva in modo totalmente contrario all’insegnamento della Chiesa”. “È un problema per noi vescovi quando i politici cattolici fanno così”, continua il presule, perché “insegnano alla nostra gente che va bene essere cattolici e sostenere l’aborto legalizzato”.

Tim Kaine – continua Naumann – “è un altro esempio di politico che ha ostentato il suo background di cattolico, ma ha pronunciato molti discorsi pro-choice”. Quando i politici “fanno così, assumono un ruolo da insegnante e ingannano la nostra gente”, è come se dicessero: “io sono cattolico e pro-choice, anche tu puoi essere cattolico e pro-choice”, conclude Naumann.

Chissà se le parole del presule americano arriveranno fino alle orecchie di politici italiani come, per esempio, la senatrice del PD Laura Puppato che si definisce “credente” e contro l’aborto e, proprio per questo, difende la legge 194 (che l’aborto lo ha legalizzato); o di professori come Gian Benedetto Melis, medico cattolico, praticante e non obiettore che da “credente” difende l’aborto; o dei vertici dell’Università cattolica di Lovanio che hanno sospeso il prof. Mercier per aver affermato che l’aborto è l’uccisione di un innocente. La portavoce dell’Università ha spiegato che quelli del professore “sono argomenti assolutamente inaccettabili visto che l’Università cattolica di Lovanio difende il diritto fondamentale all’aborto” poiché è uno dei loro “valori”.

Viene poi da chiedersi: se, come giustamente sostiene Naumann, un politico cattolico che ostenta un background cattolico e poi si professa pro-choice, genera confusione e inganna la gente, un prete che invita a parlare dall’ambone la più famosa abortista italiana davanti a una Chiesa piena zeppa di fedeli, cosa fa? E se la medesima famosa abortista la ritroviamo durante una conferenza a fianco del segretario della CEI, Galantino? O, ancora, se persino il Papa un giorno afferma (giustamente) che l’aborto è sempre un omicidio, ma un altro giorno elogia pubblicamente la suddetta famosa abortista? Se cioè a propagare insegnamenti contrari all’insegnamento della Chiesa o a trasmettere un messaggio ambiguo sono i membri stessi della Chiesa, non è forse tutto estremamente più grave e sommamente confuso per i fedeli?

Non resta perciò che augurarsi che le parole di Naumann non si fermino alle orecchie dei politici cattolici favorevoli all’aborto, ma raggiungano anche quelle di certi sacerdoti e, magari arrivino anche più in alto, fino a più autorevoli e influenti timpani…

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