Per i pro-life d’America è un momento storico d’oro. Per i pro-life dell’UE e italiani è invece un periodo molto difficile

La giornalista Maria Gallagher – ex femminista pro-choice convertitasi alla causa pro-life, oggi Direttore Legislativo presso la Pro-Life Federation della Pensilvania -, ha scritto un articolo in cui elenca i dieci principali motivi che spiegano perché gli attivisti pro-life degli Stati Uniti stiano vivendo un momento storico particolarmente entusiasmante.

10. La vita ha vinto nella cabina elettorale. Un candidato presidenziale pro-life e un candidato pro-life alla vice-presidenza hanno conquistato la Casa Bianca. Le elezioni speciali per il Congresso si sono disposte a nostro favore. Leader pro-life sono presenti sia alla Camera che al Senato, e in numerosi uffici governativi di tutto il Paese.

9. Sono sempre di più le persone che stanno aprendo gli occhi sulla crudeltà dell’industria dell’aborto. I video investigativi del Center for Medical Progress e di Live Action mostrano la cattiva condotta tenuta da coloro che sopprimono la vita dei bambini non nati innocenti.

8. I Social Media hanno permesso di diffondere il messaggio pro-life come non mai. Video virali delle ecografie, immagini chiare delle fasi di sviluppo del bambino non nato e articoli intuitivi stanno facendo il giro di Facebook, Twitter, Instagram e LinkedIn, educando le persone come mai prima d’ora alla nobile causa pro-life.

7. Il clero fa sentire la propria voce sulle politiche pro-aborto socialmente fallimentari. Non ha paura di dire la verità sugli orrori dell’aborto, infanticidio, eutanasia e suicidio assistito.

6. La generazione dei Millennial [i nati tra il 1980 e il 2000] è dal 1973 – anno in cui la Corte Suprema degli Stati Uniti ha deliberato la Roe v. Wade – la generazione più-prolife di tutte. I sondaggi nazionali mostrano che i giovani di oggi sono decisamente molto più pro-life dei giovani delle generazioni precedenti.

5. Le donne che rimpiangono i loro aborti stanno rendendo pubbliche le loro storie. Le donne che promuovono la campagna “Silent No More Awareness” (www.silentnomoreawareness.org) vogliono evitare che altre facciano i loro stessi tragici errori.

4. Le donne che hanno fatto ricorso all’aborto stanno ricevendo speranza e guarigione dalla ferita post-aborto grazie a organismi come “La Vigna di Rachele”.

3. La “Marcia per la Vita” continua a essere un fenomenale successo, attirando nella Capitale centinaia di migliaia di persone (soprattutto giovani), in nome di coloro ai quali non è mai stata data alcuna possibilità di vita.

2. L’ammontare totale degli aborti è al suo livello più basso da quando l’aborto è stato legalizzato a livello nazionale.

1. Stai contribuendo a salvare vite offrendo alternative positive all’aborto, facendo volontariato nei centri di sostegno alla gravidanza, educando la tua comunità tramite i gruppi locali del “National Right to Life” (NRLC), e appoggiando gli affiliati al NRLC come la Pro-Life Federation della Pensilvania.

Tutte queste ragioni – conclude Gallagher – ci dicono che il 2017 è un tempo straordinario per essere pro-life. E tu lo stai rendendo così. Le future generazioni ti saranno profondamente debitrici per la tua dedizione, i sacrifici e la perseveranza.

La situazione nel Vecchio Continente e in Italia

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La stessa congiuntura positiva non si riscontra nell’Unione Europea e, per quanto ci riguarda, in Italia dove, al contrario dell’America, l’attuale periodo storico si sta dimostrando davvero arduo per i pro-life. Vediamo perché.

Democrazia “terminale” e tradimento dei cattolici

La vita NON ha vinto nella cabina elettorale, perché nell’Unione Europea e in Italia la democrazia è morta o, come ha sottolineato in un video-editoriale Stefano Fontana – direttore dell’Osservatorio Internazionale Card. Van Thuân sulla Dottrina Sociale della Chiesa -, si trova allo stadio “terminale”. Quella che abbiamo davanti – afferma Fontana – è una democrazia “in stato comatoso, una democrazia fasulla che consiste in una cooptazione dei nuovi candidati in una cerchia ristretta di potenti, determinata e sostenuta dai poteri forti”.

L’Unione Europea è in mano a un’élite di burocrati eletta da nessuno, anti-vita, antinatalista, anti-famiglia che detta le regole, condanna chi non si allinea al pensiero unico mondialista e boccia, come le pare e piace, le iniziative che non rientrano nella sua agenda mortifera, anche violando con arroganza i trattati che essa stessa ha fissato. Pensiamo, giusto per fare un esempio, all’iniziativa “One of Us” (“Uno di Noi”), sottoscritta da quasi 2 milioni di cittadini europei, che chiedeva di rispettare la vita umana fin dal concepimento con il riconoscimento giuridico dell’embrione e di fermare il finanziamento di attività che prevedono la produzione in serie e la distruzione di embrioni. Ebbene, la proposta – frutto di un lavoro di due anni che ha coinvolto persone pro-life di tutti i 28 Stati membri, e che ha rispettato scrupolosamente i requisiti previsti dall’art. 11 del Trattato sull’Ue – è stata arbitrariamente bocciata dall’euroburocrate di turno.

3-jean-claude-junckerPrima nel 2014, dalla Commissione uscente a guida Barroso il quale, senza fornire alcuna spiegazione, ha comunicato che non avrebbe trasmesso la proposta al Parlamento europeo. E poi dalla Commissione guidata da Juncker, il quale con assoluta arroganza ha asserito di avere “un monopolio sull’iniziativa politica”, aggiungendo che “la delusione degli organizzatori non è di nessun interesse per la Commissione”. È perciò palese il fatto che, più che trovarsi nel campo della democrazia, i pro-life europei sono ostaggio di un vero e proprio potere totalitario, che in maniera dispotica e prepotente respinge ciò che è in contrasto con l’agenda unica mondialista di lorsignori.

I pronunciamenti transnazionali contro la vita ormai non si contano più. Tra i più recenti ricordiamo nel 2015 l’approvazione da parte del Parlamento Europeo (441 sì contro 205 no) del “Rapporto Tarabella”, in cui si stabilisce che l’accesso ad aborto e contraccezione devono essere agevolati perché trattasi di un “diritto”. Pensiamo poi alle sentenze della Corte Europea e alle pressioni del Consiglio d’Europa nei confronti di Stati come Irlanda e Polonia per imporre l’aborto dall’alto. E il costante attacco all’obiezione di coscienza con richiami puntuali al nostro Paese perché – dicono – le donne italiane fanno fatica ad abortire a causa dell’alto numero di medici obiettori. Ricordiamo nel 2016 la condanna all’Italia del “Comitato europeo dei diritti sociali” (un organismo del Consiglio d’Europa) su un ricorso presentato dalla Cgil, per aver “discriminato i medici non obiettori” e “violato il diritto alla salute delle donne” a seguito delle “notevoli difficoltà” che costoro incontrano nell’accesso ai servizi di interruzione di gravidanza. Per un’analoga ragione, a marzo 2017 ci è giunta la reprimenda del “Comitato per i diritti umani dell’Onu” che si dice “preoccupato per le difficoltà di accesso agli aborti legali a causa del numero di medici che si rifiutano di praticare interruzione di gravidanza per motivi di coscienza”.

4-maggiordomi-italiciLa vita NON ha vinto nella cabina elettorale neanche in Italia. Infatti, dopo il colpo di Stato ordito nel 2011 contro il Governo Berlusconi, per “rovesciare un governo democraticamente eletto” e “sostituirlo con un altro gradito dai mandanti internazionali”, con la complicità del presidente della Repubblica Napolitano e grazie alle manovre della BCE di Draghi che confezionò “il famoso imbroglio dello spread”, nel nostro Paese si sono succeduti già quattro governi non eletti dal popolo, espressione diretta dei principi anti-vita che caratterizzano i potentati che li hanno messi al posto di comando, con il solo scopo di realizzare i dettami dell’agenda unica mondialista mortifera.

Ai quattro “maggiordomi” dei poteri forti (Monti, Letta, Renzi e Gentiloni) si è unito il gruppo politico degli “utili idioti”: i cattolici dell’NCD di Alfano, che hanno tradito il proprio mandato e i principi che avrebbero dovuto rappresentare per un “piatto di lenticchie” (la poltrona), permettendo alla sinistra progressista e alla catto-sinistra più “sinistra” che mai, di emanare leggi anti-famiglia come la legge “Cirinnà” e il “divorzio breve”, e anti-vita come la depenalizzazione delle droghe “leggere”, e di portare avanti leggi mortifere come quella sul testamento biologico e l’eutanasia. Degni figli dei loro padri: i cattolici “adulti” dediti al compromesso del “male minore” che in passato ci hanno dato il divorzio, l’aborto legale e la fecondazione extracorporea. Il risultato è che, nel Parlamento italiano, i politici pro-life fermi sui principi non negoziabili e contrari su di essi a qualsivoglia riduzione del danno, si contano sulle dita delle mani e, alcuni di quei pochi sono pure sparpagliati in partiti “anti-vita” o che hanno subìto in seguito mutazioni “anti-vita” e “anti-famiglia”.

Questo è lo scenario politico con cui devono avere a che fare i pro-life italiani: un Moloch mortifero nazionale e transnazionale oppressivo e prepotente e, al momento, nessuna maggioranza parlamentare che permetta di portare avanti le loro istanze, sia per il deficit di democrazia che il nostro Paese sta vivendo da più di cinque anni, che per il tradimento o la “metamorfosi” di quei politici che avrebbero dovuto rappresentarli in Parlamento.

Chiesa silente sui “principi non negoziabili” o, peggio ancora, schierata coi nemici

5-bonino_bergoglioLo stesso scenario si ritrova in ambito ecclesiale, con pochissimi pastori coraggiosi rimasti a difendere nell’agone pubblico i “principi non negoziabili” e l’omertà, su questi temi, a partire dalle alte sfere. O, peggio ancora, con sconcertanti iniziative ecclesiastiche, volte alla conquista dei “nuovi diritti”, in cui vengono chiamati a pontificare i nemici nuovi e storici della vita.

Questa situazione è stata in più occasioni denunciata dal prof. Fontana. In un articolo del 22 agosto su La nuova Bussola Quotidiana, Fontana segnalava l’attuale “tendenza del magistero sociale a non dare indicazioni chiare davanti a leggi e a politiche evidentemente contrarie all’ordine morale e divino”, al punto che ormai “capita sempre più spesso che il cattolico impegnato nella società si senta con le spalle scoperte quando si impegna per la vita o per la famiglia”. Il 19 settembre, sempre sul medesimo quotidiano online, Fontana denunciava il clima che attualmente si respira in varie parrocchie e diocesi italiane dove oggi la parola d’ordine sembra essere diventata quella di non essere “divisivi”. “Nelle parrocchie – scrive il professore – non si può parlare di aborto o di gender, di ideologia omosessualista o di perversioni insegnate a scuola. Non se ne può parlare perché – si dice – sono temi che dividono la comunità”. Lo stesso succede “nelle diocesi” le quali “non apprezzano le prese di posizione pubbliche dei cattolici e le loro iniziative contro il nuovo umanesimo disumano perché sarebbero divisive”. Il risultato è che “per non produrre divisione ci si imbavaglia spesso, al punto che chi dovrebbe insegnare non insegna”. “Spesso – ribadisce Fontana – i fedeli sono lasciati soli su questioni fondamentali di morale e di fede e si chiedono tra sé perché mai chi di dovere nella Chiesa non li confermi e non li sostenga in battaglie che fino a ieri erano considerate assolutamente doverose e meritorie”.

Emblema di questa nuova tendenza è il giornale cattolico Avvenire. Dopo la recente e imponente sponsorizzazione del quotidiano della CEI per spingere a livello politico l’approvazione della legge sullo ius soli, una legge che, sia ben chiaro, “non chiama in causa nessun principio assoluto della morale e della Dottrina sociale della Chiesa”, il prof. Fontana si è posto le seguenti domande: “Perché ad Avvenire non hanno fatto una copertina simile quando il Parlamento, sopportando per due volte la fiducia di questo governo che ora vuole lo ius soli, e quindi senza esame e senza discussione, ha approvato la legge Cirinnà che di principi assoluti della morale naturale e della Dottrina sociale della Chiesa ne negava almeno un centinaio? Perché Avvenire non ha fatto una copertina del genere quando è stata staccata la spina del ventilatore al piccolo Charlie Gard, che era innocente e che in quel modo veniva ucciso (non “moriva”, veniva ucciso), aprendo così un possibile abisso di malvagità legalizzata? Perché Avvenire non fa una copertina di questo genere ogni anno, nella ricorrenza dell’approvazione della legge 194 sull’aborto legale, in virtù della quale sono stati uccisi in Italia sei milioni di bambini nel seno delle loro madri?”.

Avvenire – è la conclusione di Fontana – ormai è solo ideologia: “Spingere al rompete le righe sulle questioni morali assolutamente negative e, al contrario, imporre di serrare i ranghi su questioni che possono stare anche altrimenti è ideologia”. “Il cattolico che contrasta le pretese ciniche e narcisistiche dei ‘nuovi diritti’ deve sentirsi in colpa – continua Fontana -, come il cattolico che nella legge sullo ius soli vede troppe carenze e soprattutto una accoglienza priva di identità. Si vuole che chiudiamo gli occhi, sia sulle conseguenze disastrose delle nuove leggi della neo borghesia ‘illuminata’, sia sul fatto che la legge sullo ius soli non regge ad un esame veramente realistico”.

E se questa omertà della Chiesa sui “principi non negoziabili” non fosse già abbastanza grave, dobbiamo purtroppo prendere atto che le cose stanno andando persino peggio, visto che con sempre più frequenza assistiamo a situazioni in cui tali principi non solo sono accantonati, ma addirittura apertamente contrastati.

6-ucl-lovanioRicordiamo il recente caso dell’Università cattolica di Lovanio, in Belgio, che ha sospeso e poi sottoposto a procedimento disciplinare il prof. Stéphane Mercier solo per aver affermato ciò che il magistero ha sempre sostenuto, e cioè che l’aborto è l’uccisione di un innocente. Il prof. Mercier ha spiegato agli studenti che il termine “IVG (Interruzione volontaria di gravidanza) è un eufemismo che nasconde una menzogna: la verità è che l’aborto è l’assassinio di una persona innocente” ed è un omicidio “particolarmente abietto, perché l’innocente in questione è senza difesa”. Dopo il fatto ci si sarebbe aspettato un tempestivo intervento a difesa del professore, da parte del clero e degli organi ecclesiastici chiamati in causa, e in effetti i vescovi belgi sono prontamente intervenuti, ma solo per dissociarsi collettivamente da lui facendo presente che consideravano la sua posizione “grottesca”. Anche la portavoce dell’Università Cattolica di Lovanio (UCL) è intervenuta, ma per sostenere che quelli del prof. Mercier “sono degli argomenti assolutamente inaccettabili visto che UCL difende il diritto fondamentale all’aborto” poiché è uno dei “valori” della loro università.

Da Roma, invece, la risposta al licenziamento e al linciaggio mediatico del professore e al proclamato “diritto fondamentale all’aborto” difeso in quanto “valore” da un’università cattolica, è stata un assordante silenzio. La Congregazione per l’Educazione cattolica, che avrebbe dovuto sentirsi interpellata, non ha dato segni di vita. Nessuna reazione neppure dalla Pontificia Accademia per la Vita, guidata dall’arcivescovo Vincenzo Paglia, che è anche Rettore dell’Istituto Giovanni Paolo II per gli studi su Famiglia e Vita.

Pensiamo poi, per fare qualche altro esempio, alla posizione a favore del testamento biologico del vescovo Sanchez Sorondo – Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze sociali e membro del comitato etico della Fondazione Veronesi – che ha firmato, e quindi approvato, il controverso documento sul testamento biologico elaborato da detto Comitato. E non solo, Sorondo è anche l’organizzatore della conferenza internazionale sul clima che si terrà il prossimo 2/4 novembre in Vaticano: tra gli “esperti” relatori, chiamati peraltro a pontificare sull’argomento ideologico del “cambiamento climatico”, figurano tre dei massimi sostenitori delle politiche di controllo delle nascite, cioè dell’aborto.

Lo stesso scenario lo ritroviamo quando dai vertici della Chiesa ci spostiamo in ambito locale, dove gli esempi ormai si sprecano. Ricordiamo tra i tanti casi, la premiazione conferita nel 2016 a Beppino Englaro dal Padre Alfredo D’Anna, parroco della comunità di Santa Tecla (Catania). “L’abbiamo premiato per l’amore infinito che quest’uomo prova nei confronti della figlia. La chiesa è dialogo e non si può ignorare che il tema dell’eutanasia sia rilevante” ha dichiarato il parroco. La premiazione ha suscitando la risposta indignata dell’associazione Sicilia risvegli onlus che, amaramente, ha commentato: “Questa è la società attuale, che premia gli assassini dei propri figli”; e, nella sua pagina facebook, ha aggiunto: “La chiesa cattolica vergognosamente ha premiato Beppino Englaro, noto caso mediatico, per aver fatto staccare i tubi alla figlia Eluana. È questo il vero volto della chiesa cattolica. Vedere le foto della premiazione a noi fa accapponare la pelle”.

bonino-viale-chiesa-san-defendente-a-roncoA titolo di esempio citiamo anche il caso accaduto a Biella a luglio di quest’anno dove, nella chiesa di San Defendente a Ronco di Cossato, il parroco ha fatto salire in cattedra noti abortisti, mentre alcuni pro-life che per questo motivo protestavano sono stati scortati fuori dalla polizia. Giovanni Ceroni, presidente del “Movimento per la Vita” di Biella ha raccontato che il parroco ha presentato la star della serata, l’abortista Emma Bonino, “con parole di vera ammirazione”, che la conferenza pro-immigrazione della Bonino ha ricevuto “l’appoggio fattivo del direttore regionale della Caritas piemontese” e che il quotidiano della diocesi “ha dato un risalto mediatico all’iniziativa prima e dopo”, mentre “le voci di dissenso sono state praticamente oscurate”. Ceroni ha aggiunto che il sostegno del direttore della Caritas a alla parrocchia non è una novità, visto che si trovava “in prima fila durante gli interventi di Beppino Englaro quando costui dal presbiterio propagandava la necessità di legalizzare l’eutanasia”, infatti in passato la parrocchia ha organizzato “un ciclo di più conferenze per promuovere la legalizzazione dell’eutanasia” in cui è stato “ospite per ben due volte Beppino Englaro, anche lui chiamato a parlare dal Presbiterio” come la Bonino.

Ceroni afferma inoltre che “ad un certo punto della conferenza nel presbiterio oltre a Emma Bonino c’era anche Silvio Viale, il noto medico che si è speso per portare in Italia la pillola RU486, meglio conosciuta come ‘pesticida umano’”. Quindi, conclude Ceroni, “i due più noti abortisti viventi in Italia si trovavano nella chiesa, entrambi protetti dalle forze dell’ordine” le quali hanno invece allontanato, scortandoli fuori dalla Chiesa, “due pro-life”. Uno aveva chiesto “se nell’accoglienza espressa dalla Bonino ci fosse posto anche per i bambini abortiti”, l’altro (Alberto Cerutti) ha dichiarato in un’intervista: “Mentre la Bonino era intenta a spiegare come l’Italia stia vivendo un periodo in cui il calo demografico è del 27%, ho semplicemente detto ad alta voce che era stata lei con le sue scelte abortistiche, ad essere tra i responsabili del calo demografico. Da qui sono stato preso è accompagnato fuori dalla chiesa”.

Insomma, i nemici storici della vita – tuttora perseveranti e mai pentiti – oggi vengono chiamati a pontificare nelle parrocchie e nelle Chiese, mentre i pro-life vengono allontanati dalle forze dell’ordine. Tuttavia, come biasimare questi parroci, se la Bonino la incontriamo tra i relatori delle conferenze immigrazioniste a fianco del segretario della CEI, Nunzio Galantino? E se addirittura gli elogi pubblici a costei “per quello che fa” e per essere una “grande dell’Italia di oggi!provengono dalla massima autorità della Chiesa?    

Alcune considerazioni sulla “Marcia nazionale per la vita” e conclusioni

8-principi-divisiviLo scenario politico ed ecclesiale che ci ritroviamo, fa sentire i suoi effetti anche nei confronti della “marcia nazionale per la vita”, istituita nel 2011, che dalla sua seconda edizione si tiene ogni anno nella capitale. Dopo il primo anno, la marcia aveva fatto registrare un incremento progressivo di presenze, che sono andate però scemando negli ultimi anni, soprattutto in concomitanza con il nuovo corso della Chiesa volto a “costruire i ponti e abbattere i muri”, che di fatto si traduce, come già detto, nell’accantonamento dei principi non negoziabili in quanto “divisivi”.

In un video-editoriale dedicato alla marcia nazionale per la vita svoltasi il 20 maggio 2017, il prof. Fontana faceva “due constatazioni piuttosto tristi e un po’allarmanti”: la prima, che alla marcia “i presenti avrebbero dovuto essere molti di più visto l’argomento in questione” e, la seconda, il fatto che essa sia “passata sotto silenzio, non solo sui giornali laici, ma anche sui principali mezzi di comunicazione cattolici”. Qualche incomprensione tra le associazioni, che in effetti vi è stata, non è però sufficiente – osservava Fontana -, a spiegare questo scenario. Quello che preoccupa di più è che si percepisce come “un adeguamento all’aborto, come se l’aborto fosse ormai stato metabolizzato in Chiesa, dagli uomini di Chiesa”. Il professore notava in proposito che i vescovi ad aver aderito alla marcia, benché in aumento, siano ancora molto pochi, mentre quelli che hanno marciato con i partecipanti siano addirittura pochissimi.

Fontana individua quindi le responsabilità soprattutto nella Chiesa “dialogante” dei nostri giorni, in cui “le manifestazioni in piazza rischiano di essere accusate di essere una inutile prova di forza, mentre bisognerebbe privilegiare lo stile del dialogo”. Una strategia che però “non sembra aver prodotto grandi risultati se sono i deputati sedicenti cattolici che votano leggi contro la vita e mai deputati non cattolici, o laici come si suol dire oggi, che votano leggi a favore della vita”.

La Chiesa italianascrive in un articolo Fontanaè bloccata sui contenuti. I principi non negoziabili non sono più considerati da nessuno dei punti di convergenza degni di questo nome. Oggi a parlarne si rischia grosso. Perfino sui temi chiari della biopolitica si parlano lingue diverse”. E ancora: “Bisogna osservare che la tendenza a passare sopra ai contenuti è piuttosto diffusa nella Chiesa di oggi. Stiamo diventano una Chiesa atematica… No a verità che dividono, ricerca di un con-venire indipendente dai contenuti ma sufficiente in se stesso”. E così ci ritroviamo con “la CEI che lancia la campagna ‘parrocchie ecosostenibili’ ma non dice più una parola veramente significativa sull’aborto di Stato”, che i ponti vengono tesi “smussando la dottrina” e, come abbiamo visto, con le parrocchie che vengono aperte “ad atei, abortisti, buddisti”.

Per quanto riguarda il discorso sulla presenza dei cattolici in politica, rilanciata a fine luglio dal cardinale Gualtiero Bassetti, Fontana cita una statistica che “ha rivelato che la maggior parte degli appartenenti a congregazioni religiose vota per il PD che certamente non può dire di ispirarsi alla Dottrina sociale della Chiesa. Moltissimi cattolici laici – ma anche preti e vescovi – sono per il riconoscimento delle coppie omosessuali, per l’adozione di minori da parte loro e per l’eutanasia: non si creda che il caso Biella sia isolato”. Ebbene, se sono questi contenuti “sbagliati” che i cattolici dovrebbero promuovere in politica è meglio che costoro se ne tengano opportunamente a distanza, “meglio che i cattolici non si impegnino in politica – scrive Fontana – se, impegnandosi, fanno approvare leggi come la Cirinnà senza che i vescovi dicano niente in merito”.

Solo la verità unisce – conclude Fontana –. La convergenza in politica non sarà mai data dall’esserci, ma dai contenuti di questo esserci. E questi contenuti, in Italia, oggi sono lasciati volutamente incerti, quando non se ne indichino di secondari e inadatti, lasciando da parte quelli veramente importanti”.

Concludiamo dicendo che, per i pro-life europei e italiani, questi sono i giorni della resistenza, del mantenere viva la speranza, i giorni per formarsi al corretto insegnamento della Dottrina Sociale della Chiesa, del continuare ad affermare la bontà dei principi non negoziabili, ognuno come può e con gli strumenti di cui dispone. Infatti, come ha scritto il cardinale Caffarra nell’ultimo documento che ci ha lasciato: “Viviamo un momento di lotta, da cui nessuno deve disertare, poiché ciascuno ha comunque almeno una delle tre armi: la preghiera, la parola, la penna. E restare in pace: ‘I miti possederanno la terra’”.

I pro-life costretti a combattere con questo enorme moloch mortifero che pare fortissimo e invincibile, non dimentichino nemmeno il discorso di Giovanni Paolo II al convegno “Il diritto alla vita e l’Europa” del 18 dicembre 1987, in cui affermò: “Non vi spaventi la difficoltà del compito. Non vi freni la constatazione di essere minoranza. La storia dell’Europa dimostra che non di rado i grandi salti qualitativi della sua cultura sono stati propiziati dalla testimonianza, spesso pagata col sacrificio personale, di solitari. La forza è nella verità stessa e non nel numero”.

Insomma, le cose prima o poi cambiano, se c’è chi non desiste e continua a fare il bene e a proclamare la verità. Gli attuali “padroni del mondo”, propagatori di politiche arroganti, oppressive e mortifere, si credono invincibili dall’alto del loro immenso potere. Illusi. Non sanno e non vedono, avvolti come sono dalle tenebre che hanno abbracciato, che l’unico “Padrone della storia” è Dio “che muove i cuori e guida gli avvenimenti secondo il suo beneplacito” (CCC n. 269). E tra i pro-life europei e italiani, i cuori che si fanno guidare da Lui non mancano!

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