Il Front National e la Chiesa di Francia

le penI rapporti tra il partito fondato da Jean Marie Le Pen nel lontano 1972 e la Chiesa che è in Francia non sono mai stati lisci e semplici, ma piuttosto tesi, faticosi e assai conflittuali.

Ne faceva stato in un libretto Jean Madiran, uno dei maggiori intellettuali di area frontista, fondatore e a lungo direttore di Présent, l’unico quotidiano francese vicino al Front, con L’extrême droite et l’Église: réponse (1998). L’opera era un’argomentata risposta al calunnioso pamphlet di Xavier Ternisien L’extrême droite et l’Église (1997).

Non si contano più, negli ultimi 3 decenni, le prese di posizione di singoli vescovi, di associazioni cattoliche e perfino dell’intero episcopato francese contro la cosiddetta «Estrema destra».

Di norma i testi e i documenti in cui i prelati cattolici esprimono il loro dissenso e la loro opposizione al FN non parlano apertamente di politica, e neppure menzionano a chiare lettere un partito specifico. Si limitano, lasciandosi però capire da tutti, specie dai giornalisti e dai creatori d’opinione, a denunciare l’avanzata del nazionalismo, del razzismo, della chiusura, dell’estremismo, del radicalismo, dell’esclusione…

Giornali e mass media del sistema gongolano regolarmente interpretando, non a torto, questi brani contro la destra e i cosiddetti populisti, e in particolare contro il Front.

La cosa paradossale in tutto ciò è che il partito dei Le Pen si è sempre dimostrato rispettoso della Chiesa e della dottrina sociale cattolica, manifestando oggettivamente più vicinanza ai valori cristiani di quanto abbiano fatto, da sempre, i partiti della sinistra e del centro. Ad esempio, negli anni recenti, l’unico partito che si è espresso criticamente sull’aborto e contro lo snaturamento del matrimonio civile con la legge Taubira (2013) è stato proprio il Front National. Nella oceaniche Manif pour tous che hanno invaso Parigi nell’ultimo lustro, non sono mancati mai rappresentanti autorevoli del FN, come Marion Maréchal Le Pen, nipote di Jean Marie e più giovane deputata di Francia.

E ancora oggi, nei 144 punti che compongono il programma di governo di Marine, non se ne trova uno che possa dirsi in contrasto con il Magistero della Chiesa. Faccio notare che le personalità cattoliche francesi le quali davanti alla scelta tra l’ultraliberista Macron e la patriota-sociale Marine, sostengono quest’ultima, ormai sono troppe per essere citate. Fra tutti, ricordo solo la repubblicana ed ex ministro Christine Boutin, il politico identitario Nicolas Dupont-Aignan, lo scrittore vandeano (ed ex deputato) Philippe de Villiers, il filosofo Thibaud Collin, l’intellettuale Bernard Antony, e moltissimi altri.

Secondo tutti costoro il ragionamento è semplice. Marine Le Pen è oggi una scialuppa di salvataggio per una Francia lesionata dal terrorismo, dall’immigrazione islamica di massa e dalla perdita di tutti valori tradizionali, a partire dall’educazione e dal senso civico. Macron è l’espressione chimicamente pura dell’alta finanza mondialista, e questo nessuno lo nega in realtà (neppure il marxista Mélanchon), con l’aggravante di essere sistematicamente avverso ai valori cattolici e alla difesa della sovranità del paese.

Ciononostante, ancora una volta i vescovi francesi, dopo il risultato del primo turno delle elezioni e l’affermarsi di un ballottaggio Macron-Le Pen per il prossimo 7 maggio, hanno preso posizione. Pur senza prenderla apertamente, ma la hanno presa.

Il comunicato della Conferenza episcopale, uscito la sera stessa del primo turno delle elezioni (23 aprile), come se la Chiesa fosse una mera agenzia culturale e politica, dichiara che “i progetti populisti non possono fornire in nessun caso la certezza di un avvenire pacifico e invita gli attori della vita politica a denunciare i germi di odio e di divisione che essi portano”. Niente di meno! Sempre restando apolitici e apartitici, ovviamente.

Addirittura, nel medesimo Comunicato intitolato Entre deux tours e reperibile sul sito eglise.catholique.fr si ricorda che “il compianto René Rémond [storico del cristianesimo] faceva notare già nel 2002 che l’ascesa del Front National coincide con la discesa dei riferimenti cristiani nella società”. Sembra inconcepibile una intromissione così violenta e parziale nelle scelte politiche di una società democratica, ma tant’è. E si è arrivati a tanto dopo decenni di lettura più o meno marxista della politica, a base del manicheo “nazionalismo = chiusura e odio, anti-nazionalismo = pace e amore”.

Davanti a questo ennesimo tradimento e iniquo trattamento della libera scelta di oltre 7 milioni di cittadini di votare FN, tra cui non rari sono i cattolici credenti e praticanti, il Collettivo Antiochia, di cui fanno parte sacerdoti, religiosi e alcuni vescovi, ha emesso un comunicato in favore di Marine Le Pen e contro le intromissioni dell’episcopato nelle indicazioni di voto.

Vi si dice: “La Conferenza dei vescovi di Francia mentre afferma di non farlo, dà però dei consigli di voto ai cattolici francesi. Ciò è evidente, perché essa attacca un partito, ed uno solo. Il suo portavoce lo ha dichiarato già nel 2015: ‘La posizione della Chiesa di Francia sul Front National non è variata’. Infatti: ‘Il rifiuto dello straniero, il rigetto dell’altro [!], una concezione e una visione della società chiusa nella paura, pongono dei problemi’ ed ‘un certo numero di punti sviluppati dal Front National non sono conformi alla visione che il Vangelo ci invita a difendere’”.

Il Collettivo Antiochia si chiede ironicamente se risulti conforme alla visione del Vangelo “il programma di Emmanuel Macron, ultraliberale, oligarchico, mondialista, trans-umanista, tecnocratico, anti-famiglia, europeista, eutanasico, abortista ed eugenista”.

Perché, denuncia il Collettivo di sacerdoti, “due pesi e due misure?”. E conclude il coraggioso comunicato, inviato ai Vescovi scrivendo così: “E’ d’uopo costatare che la CEF (la Cei francese) si inganna di obiettivo, con una regolarità da orologio svizzero, da almeno 30 anni (…). Noi non guardiamo la televisione, e non leggiamo più le vostre dichiarazioni di voto, Eccellenze… Noi eravamo alla Manif pour tous e alla Marcia per la vita, e voi no… La situazione si aggrava ogni giorno. E noi condividiamo la sofferenza del popolo (…). Ecco perché senza fare appelli, e neppure canonizzare alcun politico e alcun programma, e senza neppure dare lezioni di morale a nessuno (…) noi diciamo soltanto che voteremo Marine Le Pen”.

Ma già nel 2002 quando fu Jean Marie Le Pen ad arrivare al secondo turno delle elezioni presidenziali assieme a Jacques Chirac, i vescovi si mobilitarono. Sul sito della Chiesa francese già citato, i vescovi ospitarono (e ancora ospitano…) il comunicato di una associazione cattolica, il Comitato contro la fame e per lo sviluppo. In questo testo delirante, datato 25 aprile 2002, il CCFD si dichiarava “estremamente preoccupato per la situazione politica creata dalla presenza al secondo turno del candidato del Front national” poiché “Le idee difese da Le Pen e il suo partito sono inconciliabili con la visione dell’umanità, della solidarietà e della speranza promosse dalla nostra associazione”.

Gli stessi Vescovi francesi, in una dichiarazione del 3 maggio 2002, dicevano alla lettera così (si faccia attenzione alle parole): “Il programma e le proposte di Jean-Marie Le Pen e del Front National sono fondate sui principi di esclusione, chiusura in sé stessi, intolleranza, rifiuto dello straniero, limitazione dei diritti e delle libertà, in nome di un ordine morale intransigente”!

Certo, una Chiesa in via di auto-secolarizzazione (Ratzinger) e di auto-demolizione (Paolo VI) come quella francese, non può che essere contraria ad ogni ordine morale, difeso con forza, coraggio e intransigenza.

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