SINODO, SCISMA E VATILEAKS, FENOMENOLOGIA DI UN DISORDINE

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Qualche settimana fa, proprio su questo blog, mi interrogavo sul rischio di un possibile scisma che potrebbe coinvolgere l’attuale Chiesa Cattolica. Avanzai l’ipotesi, seppur in punta di piedi, proprio dallo scontro che stava avvenendo da quasi due anni in merito al Sinodo e ad alcune aperture che si davano come ormai ratificate. Il Sinodo sulla famiglia ancora non si era concluso e tutto il mondo cattolico e non era in attesa di vedere se questi cambiamenti fossero inclusi in maniera chiara e distinta all’interno della Relatio Finalis. Purtroppo il documento finale del Sinodo non ha dissipato i dubbi e le incertezze ma sembra

averne creati di nuovi. Il pensiero va all’ormai noto n. 84 della Relazione, dove con un neolinguaggio orwelliano tipico della Chiesa post conciliare, si è tentato di mettere un freno a coloro che richiedevano un cambiamento radicale nella prassi (ma si badi, anche nella dottrina, come hanno avuto modo di dimostrare eminenti teologi e cardinali) tranquillizzando quelli che temevano un rovesciamento della Tradizione, ma dall’altra parte si è voluto enfatizzare una certa presa di distanza dal passato.

Il risultato è stato un testo che almeno su questo punto ha di fatto scontentato tutti, poiché sia nell’uno che nell’altro caso la posizione emersa non è assolutamente chiara e apre di fatto una possibilità ossimorica ad entrambe le posizioni. Ora, per usare una metafora calcistica, la palla passa al Santo Padre, che dovrà prendere la decisione servendosi anche di questo ambiguo passo della Relatio. Il 4 novembre scorso Sandro Magister riporta nel suo blog l’analisi del teologo domenicano francese Thomas Michelet, firma della prestigiosa rivista “Nova et Vetera” della facoltà teologica di Friburgo, il quale afferma che il rischio che si corre interpretando il documento come un’apertura a valutare caso per caso la situazione tenendo conto anche dei differenti episcopati, è quello di creare un vero e proprio scisma di fatto. “Se in un Paese i preti incoraggiati dalle “linee guida” del proprio vescovo – sostiene Michelet – finiscono con lo stabilire delle pratiche pastorali identiche, ma divergenti con quelle di altri Paesi, ciò potrebbe condurre a uno scisma di fatto, legittimato per ambedue le parti da una doppia lettura possibile di questo documento”. Uno scisma, quindi, non sancito sulla carta con la nascita ufficiale di un’altra chiesa, ma rappresentato in concreto dalla tolleranza di “credi” differenti all’interno del medesimo mondo cattolico, il tutto ratificato dal placet dei Sacri Palazzi. Ed è questo un elemento di assoluta novità del mondo cattolico. Quando si parla di ricorsi storici o di situazioni analoghe presentatesi nel corso della storia forse si dimentica che le derive progressiste o tradizionaliste sono state sempre combattute dalla gerarchia vaticana (e non raramente da Santi e Sante) e dalla chiarezza dei documenti ufficiali. Ora sembra vero il contrario: è proprio il frutto di un documento ufficiale (certo, consultivo, ma rimane sempre la voce dei vescovi) a creare, secondo Michelet, una confusione tale da generare un pericoloso scisma.

Ad aggravare la già caotica situazione che si sta creando all’interno della Chiesa su dottrina e prassi è venuto il recente e burrascoso scandalo “vatileaks 2”, che ha travolto come uno tsunami il tentativo di Papa Francesco di operare una riforma della Curia e dello IOR. Potrà forse risultare fastidiosamente complottistico, ma i tempi e i soggetti al momento caduti sotto la ghigliottina mediatica fanno di sicuro riflettere. In particolare l’attacco che in queste ore sta subendo il card. Pell (voluto da Papa Francesco come primo prefetto della Segreteria per l’economia), uno dei tredici firmatari della lettere, segno di trasparenza e correttezza, pervenuta a Papa Bergoglio durante il Sinodo, che i soloni del cambiamento radicale hanno subito etichettato come eversiva e complottista. Sempre secondo alcuni vaticanisti, sembra che sia stato proprio il card. Pell, insieme al Prefetto Sarah, a rappresentare l’argine più grande nella difesa della dottrina e della Tradizione durante i lavori del Sinodo. Ma affermare che lo scandalo vatileaks sia in atto per colpire certi prelati considerati “tradizionalisti” è indubbiamente riduttivo e marginale. Rimangono da capire non tanto i motivi ma soprattutto i moventi di tale operazione, visto che i due arrestati, Monsignor Vallejo Balda e l’ex collaboratrice laica Francesca Chaouqui, che di fatto hanno tramato alle spalle di Bergoglio, sono, di fatto, persone di fiducia da lui stesse nominate per riformare la Chiesa. Il mistero s’infittisce.

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