SOGNO E VERITÀ DELLA VITA. Le fiabe dei Fratelli Grimm insegnano sempre

Estate, vacanze, tempo di viaggi e di sospirati soggiorni nelle località turistiche, ma anche tempo privilegiato di letture, per chi  ancora è appassionato frequentatore di librerie e biblioteche. O per chi, semplicemente, si prende del tempo per regalarsi, di nuovo, la compagnia ineguagliabile dei libri che “abitano”, silenziosi e forse un po’ impolverati, gli scaffali della propria abitazione.  

Andare di nuovo in cerca dei vecchi “amici cartacei”, come ho fatto poche settimane fa, comporta spesso,

inevitabilmente, che ci si incanti davanti a pagine lette anni prima: pagine che si spalancano davanti agli occhi e al cuore con sorprendente freschezza, suggerendo spunti preziosi, passati “sottotraccia” nella lettura iniziale.

È il caso di questa raccolta di fiabe di Jacob e Wilhelm Grimm, curata – per i tipi della Mondadori- curato da Laura Mancinelli e con un prezioso scritto conclusivo, del 1974, di W. H. Auden.

Wystan Hugh Auden

La raccolta di fiabe – come si segnala in quarta di copertina- è quella pubblicata dai Grimm nel 1819, “nella quale si realizza il miglior equilibrio tra il rigore filologico di Jacob e la felice mano letteraria di Wilhelm”.
Scorrono, pagina dopo pagina, i celeberrimi protagonisti delle fiabe di ogni infanzia, (Cenerentola, Biancaneve, Hansel e Gretel, Rosaspina, Raperonzolo, Pollicino, Cappuccetto Rosso…)  restituiti nella loro versione originale- spesso ridotta dalla, pur pregevole, cinematografia disneyana o dalle numerose pubblicazioni audio e video degli anni passati –   ma anche tantissimi altri personaggi e storie generalmente sconosciute, offerte con passione e rigore filologico al pubblico dei lettori grandi e piccoli, facendo tesoro della ricchissima tradizione orale tedesca.
 Ecco quindi, solo per citare alcuni di questi personaggi, “ Il fedele Giovanni”, “ Il prode piccolo sarto”, “ Gianni testa fina”, “ Madama Holle” , “ Federico e Caterinella”, “ La saggia Ghita”…Fino ad arrivare, in conclusione del già nutritissimo repertorio,  a una sezione dedicata alle “Leggende per bambini”, nella quale si trovane racconti con protagonisti radicati in modo specifico nella tradizione cristiana, l’humus nel quale le fiabe – come ha sottolineato anche lo psicanalista Bruno Bettheleim, autore di un imprescindibile saggio sul tema, “ Il mondo incantato”-  sono nate e dal quale traggono parte della loro simbologia e del loro “sentire”: ecco allora, sempre per citarne alcune,  “San Giuseppe nel bosco “; “ I dodici apostoli”, “ Il bicchierino della Madonna”, “ Il cibo di Dio”…

La figlia della Madonna Fonte Childstories

La pregevole introduzione a questa edizione delle “Fiabe” , ad opera di Laura Mancinelli, non manca di sottolineare che “ ciò che più sorprende nel confronto tra le raccolte di fiabe popolari, è una straordinaria analogia di temi e azioni, quasi che nella formazione di questo patrimonio le distanze geografiche e i confini nazionali  non esistano”:  è infatti  la natura dell’uomo tout court che -nella sua dimensione a misura di bambino- parla attraverso di esse, evocando paure, angosce, speranze , desideri,  pure rabbie e frustrazioni,  espressi in modi diversi a seconda della provenienza geografica, ma  comuni a tutto il genere umano. “Io chi sono?”  “La mia persona è degna di stima e di amore?” “Saprò fare qualcosa di buono nella vita?”  “Quale è il mio posto particolare nel mondo?” “Perché il male?” “Come il male può essere sconfitto?” 

Fratelli Greem – Fonte Wikipedìa

Nella raccolta dei fratelli Grimm la sana saggezza popolare, intessuta della sensibilità cristiana, non censura l’orrore di cui possono essere piene le vicende della storia, universale e particolare: i genitori , in un periodo di carestia, sono spesso capaci di azioni terribili come l’abbandono dei figli; chi ha il compito di proteggere il bambino potrebbe essere il suo peggiore nemico, impedendone, con l’odio e la gelosia,  una naturale uscita dal contesto domestico; sui sentieri della vita si possono incontrare personaggi ambigui  che, con la violenza e l’inganno, attentano all’inestirpabile, personale,  desiderio di compagnia, di amore e di felicità, magari approfittando subdolamente di una condizione di bisogno materiale. Ma il lieto fine -il famoso “vissero per sempre felici e contenti”-  non è mai sentimentale o pedantemente moralistico: il “regno” che il protagonista o la protagonista alla fine conquistano -spesso contro ogni previsione del “mondo” sulle loro capacità-  è ottenuto dopo un percorso pedagogicamente corretto, dove ogni passo rispetta sia la necessità di mettersi in gioco  con intelligenza e audacia nelle difficoltà, sia  l’unicità esistenziale ed emotiva  della persona la quale, solo gradualmente,  anche facendo errori nel cammino,  sboccia al suo destino di bene e di compimento: magari aiutata, come è nel caso della fiaba de “La figlia della Madonna”, dalla severità amorevole di una protagonista celeste. 

A tutti, l’augurio di poter attingere di nuovo a questo patrimonio di saggezza e di umanità profondissimo, per ritrovare non solo, nostalgicamente,  la parte di sé bambina, ma anche uno sguardo grande alla propria esistenza, abbracciata, stimata e ritenuta degna di speranza e di bene,  pure dentro l’inevitabile fragilità  che la contraddistingue. 

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