Conte traballa e il centrodestra stavolta sembra davvero voler fare squadra

Un primo giorno di scuola dove ci si è ritrovati da un lato fissando alcune buone intenzioni, ma allo stesso tempo mostrando la consapevolezza concreta di essere chiamati a una responsabilità che va oltre il recinto dei singoli interessi di partito.

Si è tenuto questa mattina alla Sala Salvadori della Camera dei Deputati il primo vertice del centrodestra allargato dopo le evidenti crepe mostrate dal Governo Conte alla doppia prova del Mes e del Recovery Fund.

Alla presenza di Berlusconi, Tajani e Ronzulli per Forza Italia, Salvini e Giorgetti per la Lega, Meloni e La Russa per Fratelli d’Italia, Toti e Quagliariello per Idea-Cambiamo, Cesa per l’Udc e Lupi per Noi con l’Italia, la prima riflessione emersa è stata quella relativa alla mancanza di espansività mostrata sinora dalla coalizione di centrodestra. Il primo a certificare il desiderio di aprire a forze politiche meno rappresentative in termini percentuali è stato Salvini stesso, mentre la Meloni ha tentato di vestire i panni della insegnante ‘rimproverando’ i partiti più piccoli per la mancanza di compattezza sul voto in Parlamento sul Mes di ieri.

Ma, al di là delle schermaglie iniziali, l’esigenza di allargare la coalizione è stata condivisa da tutti. Complementari i rischi e i vantaggi che questo new deal comporta per i contraenti più ‘pesanti’ e per quelli con ‘meno azioni’. Da un lato infatti il rischio di Lega, Fdi e in parte di Forza Italia è quello di vedere aumentare la complessità della discussione interna, dall’altro lato i piccoli si assumono, una volta coinvolti nella discussione, l’obbligo di lealtà e l’impegno a marciare all’interno di un perimetro preciso davanti a scelte condivise. Un tavolo non più a tre, ma più ampio, dove ogni convitato, pur non avendo evidentemente pari peso, può vantare pari dignità rispetto agli altri. Insomma, un coinvolgimento e un allargamento del campo del centrodestra che nelle intenzioni di tutti dovrebbe consentire non solo di intercettare un elettorato vasto, ma anche di elaborare una proposta politica più articolata e in grado di raccogliere il testimone nel caso di improvvisa (e a questo punto non così remota) crisi di Governo.

Perchè, al di là degli aspetti metodologici, è stata proprio la possibile caduta del Governo Conte il merito della riunione di centrodestra di questa mattina. Evidente la crescente debolezza dell’esecutivo e del premier Conte in particolare, e se è vero che al momento domina una situazione di stallo senza crisi e senza sbocchi, è pur vero che sul tavolo che si aprirà sulla governance del Recovery fund tutto potrebbe accadere e la situazione potrebbe precipitare.

La crescente insofferenza del Pd e lo sgretolamento dei 5 stelle sono elementi che hanno fatto da soli il gioco della opposizione che, pur divisa, ha incassato importanti segnali positivi. Ora, è evidente, serve compattezza sulla legge finanziaria e la volontà di non massimizzare il consenso dei singoli partiti privilegiando viceversa l’unità. Insomma, il centrodestra ha capito che deve farsi trovare pronto perchè la caduta di Conte non è affatto remota. Passare dalla consapevolezza alla costruzione di una vera squadra compatta sarà l’obiettivo dei prossimi vertici della ‘nuova’ coalizione allargata.

Fonte: l’Occidentale

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