Conte e il Natale new age: la Spiritualità piegata alla propaganda

di Giuseppe Leonelli.

“Considereremo la curva epidemiologica che avremo a dicembre ma il Natale non lo dobbiamo identificare solo con lo shopping, fare regali e dare un impulso all’economia. Natale, a prescindere dalla fede religiosa, è senz’altro anche un momento di raccoglimento spirituale. Il raccoglimento spirituale, farlo con tante persone non viene bene”. Dopo la lettera di risposta a Tommaso (o a chi per esso), il premier Conte si è lanciato ieri in una nuova omelia prenatalizia durante la tre giorni promossa dalla Cgil. Natale è raccoglimento non consumismo, Natale non è solo shopping ma riflessione, predica il premier. E sarebbero anche parole apprezzabili, pur oggettivamente un po’ abusate, se non fossero pronunciate in chiave evidentemente strumentale e finalizzate solo a giustificare un lockdown natalizio fino a poche settimane fa smentito ripetutamente.

Il Governo per la propria mancanza di prevenzione, per la propria incapacità a progettare una difesa davanti alla seconda ondata del coroanvirus, gioca ora la carta del sentimentalismo per far digerire l’indigeribile. Per far passare l’idea pauperistica e pseudo-francescana di un Natale in solitudine, da eremiti alla ricerca di se stessi. Eppure con la spiritualità, quella vera, non si scherza. Non è una carta da buttare sul tavolo per camuffare le proprie lacune. La spiritualità e il Silenzio, il ‘Deserto’ direbbero i Cristiani (cristiani che Conte si guarda bene da citare aggrappandosi al politicamente corretto della apertura a prescindere a ogni Fede religiosa), sono cose serie. Personali, intime, spesso dolorose. E invece eccole lì buttate in piazza, condite dal solito laicismo forzoso, per qualche consenso in più, per qualche like sulla bacheca Facebook.

Parole, quelle di Conte, che evocano un Senso ultimo, ma lo fanno solo per gioco, senza nemmeno nominarlo quel Dio Bambino che è il centro stesso del Natale. Tutto per non turbare la dittatura del relativismo religioso e per celare le radici cristiane, di più, vergognandosi delle radici cristiane, limitandosi a parlare di una spiritualità new age, una nebulosa buona per tutte le stagioni e che ha come unica condizione il “non assembramento”, altrimenti “non viene bene”.

Nemmeno Charles Dickens nel suo ‘Canto di Natale’ era riuscito ad immaginare cotanto cinismo. Scrooge, avido e arcigno vecchio ottocentesco, viene visitato dai tre Spiriti del Natale perchè dietro a quella maschera fredda Dickens stesso intravedeva dolcezza e verità. Ma se dietro alla maschera di dolcezza e verità traspare solo la freddezza, la proaganda e il calcolo machiavellico, allora – probabilmente – non c’è speranza. Nemmeno a Natale.

Fonte: l’Occidentale

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