E ora non stupiamoci della rabbia

di Corrado Ocone.

L’Italia tutta, non solo Napoli, è in rivolta. E le proteste non si fermeranno qui, come prevede Catello Maresca, il sostituto procuratore della città partenopea. Ora parleranno di strumentalizzazioni, di forze che cinicamente speculano sulla situazione, ecc. ecc. E sicuramente ci sarà stato pure chi lo ha fatto o lo sta facendo (camorra, ultras, centri sociali, “neofascisti”). Ma il problema non è questo. Il problema si chiama rabbia, disperazione, frustrazione, paura e mancanza di speranza (quella non velleitaria), fiducia (quella che si dà alle persone che hanno saputo meritarsela). E si chiama soprattutto in un modo: stanchezza di essere illusi, presi per i fondelli, trattati come bambini o dementi. Questo l’italiano medio, non solo chi va in piazza, non lo tollera più, non può tollerarlo.

L’italiano medio si fida, agisce responsabilmente, ma poi, se non sente parole di verità – quelle parole di verità che sono mancate sin dal primo momento in questa brutta vicenda- esplode: prima una miccia, poi un fuocherellino, poi il fuoco. E il popolo si fa anche plebe, lazzaro, ma tocca a una classe dirigente seria prevedere e fermare in anticipo questa débacle.

Agli italiani piacerà pure il Grande Fratello in tv, ma, alla fine, quando ne va di mezzo la loro libertà, il loro lavoro e la loro salute, sanno distinguere, soprattutto non possono permettersi che la gestione della cosa pubblica sia solo un reality show a caccia di link sui social. Ove sono i miliardi annunciati imminenti dall’Europa con tutti i megaprogetti da far partire? Ove è la “ripartenza” forte e felice annunciata in conferenza stampa dopo le varie kermesse, ad esempio quella -che oggi appare semplicemente ridicola- di Villa Pamphili? E ciò che di semplice e rapido, persino banale, si poteva e si doveva fare – ad esempio aumentare i posti letto in ospedale- perché non è stato fatto? Perché si sono buttati soldi al vento per finanziare monopattini e banchi a rotelle, soluzioni stupide per ogni mente dotata di un minimo di raziocinio o buon senso, invece di fare quel minimo che era indispensabile per non trovarci impreparati diventi alla “seconda ondata”, o anche semplicemente davanti a qualsiasi altra urgenza epidemiologica?

Ora che la frittata è fatta, bisogna spegnere l’incendio. Non possono però spegnerlo, fare da pompieri, gli stessi apprendisti stregoni che, con le loro azioni, hanno favorito il suo divampare. Non saremmo voluti arrivare a questo punto, ma ci siamo arrivati. In questo momento, ognuno faccia il suo dovere a cominciare dalle forze dell’ordine. Nessuno soffi sul fuoco, tutti siano responsabili. Ma il presidente della Repubblica, che ne ha il potere e l’onere, non stia fermo e prenda le soluzioni adeguate al caso. Per gli italiani onesti è l’unica ancora di salvezza rimasta in questo deserto.

Fonte: l’Occidentale

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