Una sinistra inginocchiata alla propria ideologia

di Claudia Passa.

Se non fosse solitamente allergica a chiunque si genufletta davanti a Dio (salvo che si chiami Allah), se non fosse tetragona a qualsiasi legge di natura, questo bisogno della sinistra radical di inventarsi ciclicamente un feticcio farebbe quasi tenerezza. Rivelerebbe un bisogno di altro da sé, un anelito a una qualche forma di trascendenza.

E invece no. La scena dei parlamentari del Pd, la solita Laura Boldrini in testa, inginocchiati nell’aula di Montecitorio per scimmiottare i colleghi dem americani, fa letteralmente pena.

Non tanto e non solo per la strumentalizzazione di una vicenda certamente tragica, cui il tentativo di farne un uso politico non rende giustizia alcuna. Soprattutto, perché l’apparente espiazione di una presunta colpa collettiva suona così terribilmente ipocrita quando sottintende (a sproposito, peraltro) il dito puntato verso la metà avversaria del mondo da risultare insopportabile.

Hanno cancellato uomo e donna (salvo quando c’è da combattere battaglie epiche sulla declinazione della carta intestata). Hanno sdoganato la compravendita dei bambini (protestassero quanto gli pare ma è così). Hanno teorizzato (e codificato) il diritto a morire anche per mano altrui. Hanno negato qualsiasi legittimità a quel diritto naturale sul quale si fonda l’uguaglianza degli uomini su questa terra, e adesso si prostrano in una sceneggiata accusatoria, in attesa del prossimo vitello d’oro.

Li abbiamo visti occultare le nostre opere d’arte e voltarsi dall’altra parte di fronte a donne calpestate in ossequio all’islam. Li abbiamo visti rinnegare la libertà di pensiero in nome della lotta alla presunta omofobia. Li abbiamo visti in piazza al venerdì al seguito di una ragazzina svedese contro l’uomo cattivo che ha provocato il riscaldamento globale. Li abbiamo visti difendere il più spregiudicato e oppressivo dei regimi, che ha regalato al mondo il coronavirus. E adesso rieccoli al razzismo, perché c’è da contrastare la rielezione di Donald Trump e un bel movimento globale in nome di un uomo nero ucciso dalla polizia cittadina agli ordini di un sindaco democratico in uno Stato governato dai democratici non fa una piega…

E così, il nuovo totem è servito. Una sola preghiera: le vostre sceneggiate fatele fuori dal Parlamento. Preservate almeno le istituzioni, che sono o dovrebbero essere la casa di tutti. Se credete in un aldilà, genuflettetevi davanti a Dio perché accolga l’anima del povero George Floyd, che ora è ciò che conta. Se non ci credete, un consiglio: lasciate stare le ginocchia, perché senza la dimensione verticale prostrarsi è soltanto indice di sudditanza al feticcio ideologico di turno. E vi fa essere più ridicoli di quanto sembrate. Il che non è facile.

Fonte: l’Occidentale

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