Tutte le conseguenze della storica sentenza della Corte costituzionale tedesca

di Antonio Pilati.

Il tempo delle scorciatoie è finito, decreta la Corte tedesca con tutto il peso dell’economia più forte d’Europa. Ciò consegna agli Stati e alle istituzioni quattro messaggi forti… Ventisette Stati, così differenziati per storia e cultura, sembrano giunti al limite di un lungo e complicato processo di condivisione giuridica: gli interessi politici divergono e gli stratagemmi tecnici, che hanno dominato per tanti anni, non funzionano più

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Difesa dei poteri degli Stati. Richiamo al valore vincolante dei Trattati. Sono i due punti cruciali che rendono la sentenza della Corte Costituzionale tedesca emessa il 5 maggio un passaggio fondamentale per la vita dell’Unione Europea.

Gli Stati hanno legittimazione popolare e possono cedere poteri agli organismi comunitari soltanto quando ciò consegue da decisioni dei Parlamenti che rappresentano i cittadini elettori. Se gli Stati membri non vigilassero e la Corte di Giustizia europea non verificasse, “concederebbero agli organi dell’Ue un’autorità esclusiva sui Trattati, anche nei casi in cui l’Ue adottasse un’interpretazione giuridica che equivalga per l’essenziale a una modifica del trattato o a un’espansione delle sue competenze”.

I Trattati non possono essere bypassati: essi stabiliscono una ripartizione delle competenze fra Stati membri e organi sovranazionali che non può essere elusa: modifiche nel quadro dei poteri richiedono modifiche dei Trattati. La Corte di Giustizia non ha tutelato questa linea di demarcazione e ciò di fatto “consente alla Bce di espandere gradualmente il proprio ambito autonomo di potere; quanto meno, esonera in gran parte o completamente l’azione di Bce dal controllo giurisdizionale. Tuttavia, per salvaguardare il principio della democrazia e difendere le basi giuridiche dell’Unione europea, è indispensabile rispettare la divisione delle competenze”.

La decisione della Corte tedesca vincola la Bundesbank e il Governo di Berlino. Per questa via mette in discussione la linea strategica seguita dall’Ue dopo la crisi economica del 2008. I Trattati danno funzioni circoscritte alla Bce (stabilità monetaria ovvero controllo dell’inflazione); quando la crisi si acuisce, le divergenze fra le economie nazionali, già molto profonde, si allargano pericolosamente: gli Stati forti reggono, quelli deboli hanno crescenti difficoltà a sostenere il proprio debito. Whatever it takes è la risposta straordinaria a una situazione straordinaria – cioè non prevista dai Trattati che hanno come sfondo l’idea di una continua espansione (il problema è l’inflazione, non la crescita). Prolungata nel tempo, la risposta straordinaria diventa normale: tuttavia, essendo monetaria, non risolve i problemi strutturali, li attenua soltanto e – in cambio – inasprisce i problemi politici. Di fatto è una scorciatoia che sopperisce a revisioni dei Trattati o a iniziative decise dagli Stati (eurobond) che appaiono impraticabili dati i contrasti politici.

Il tempo delle scorciatoie è finito, decreta la Corte tedesca con tutto il peso dell’economia più forte d’Europa. Ciò consegna agli Stati e alle istituzioni quattro messaggi forti.

Primo: solidarietà è un concetto morale, non appartiene alla sfera dell’economia e tantomeno a quella della politica. Usarlo fra Stati, soprattutto se con insistenza, segnala propensione alla chiacchiera o intenti truffaldini. Chi è debole, come l’Italia, può contare solo sulle proprie forze: altrimenti cede ulteriori poteri di decisione sulla propria economia (modello Troika).

Secondo: la Francia ha lanciato una sfida per la supremazia in Europa (difesa comune; rapporti più stretti con Trump; tentativi, più o meno finti, di asse latino), ha dimostrato di non avere i mezzi (economia, alleanze) per reggerla e ora vede suggellata la sua condizione di junior partner – nel migliore dei casi – entro l’assetto duale del potere europeo.

Terzo: la Germania tutela con forza i propri interessi nazionali. E’ sovranista nei fatti. La congiuntura attuale, con lo scontro fra Stati Uniti, che le garantiscono sicurezza e riempiono di basi il suo territorio, e Cina, alleato economico, non la favorisce e quindi rimarca i rapporti di forza, stringe la presa nel suo più immediato campo d’azione.

Quarto: il richiamo al potere degli Stati non vale solo per l’economia o la Germania. La Polonia, messa sotto accusa dalla Commissione per aver violato l’indipendenza della magistratura, ha subito rivendicato il primato della legge nazionale. Ventisette Stati, così differenziati per storia e cultura, sembrano giunti al limite di un lungo e complicato processo di condivisione giuridica: gli interessi politici divergono e gli stratagemmi tecnici, che hanno dominato per tanti anni, funzionano più.

Fonte: l’Occidentale

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