La Laudato si’ in parrocchia: qualche problema c’è

di Stefano Fontana.

La Laudato si’ nelle parrocchie, le comunità ecclesiali impegnate per l’”ecologia integrale”, la lotta alla cultura “dello scarto” tramite la cura della “casa comune”, il “voto col portafoglio” e l’economia circolare e generativa. Questi sembrano essere i motivi della attuale mobilitazione della Chiesa italiana nella settimana della Laudato si’, iniziata il 24 maggio, ma poi anche nell’anno speciale dedicato interamente all’enciclica [LEGGI QUI]. C’è però un problema: cosa c’è di cattolico in tutto questo?

La Caritas italiana ha appena pubblicato il Dossier “Sviluppo umano integrale al tempo di coronavirus – Ipotesi di futuro a partire dalla Laudato si’” [LEGGI QUI]. La FOCSIV sta preparando un vero e proprio manuale, una “guida per parrocchie e comunità sull’ecologia integrale, nella settimana della Laudato Sì” [LEGGI QUI] . Si mira al coinvolgimento attivo delle parrocchie, si intende quindi fare un lavoro di base e popolare. Ma proviamo a vedere i tipi di iniziative che vengono proposti.

In una diocesi è stata realizzata una rete a cui partecipano ormai 500 utenti di energia rinnovabile. In un’altra diocesi si è creato un “welfare di accoglienza”: le persone immigrate lavorano in progetti di recupero dei terreni secondo il concetto dell’economia generativa. In un’altra diocesi è stato acquistato un furgone elettrico per il trasporto di persone disabili, il quale furgone è stato anche presentato al Papa. In un’altra diocesi ancora si promuovono stili di vita secondo il principio del “voto col portafoglio”. Infine in un’altra è stato organizzato una specie di giubileo per scoprire nella Bibbia i passi che riguardano l’ecologia integrale.

Questi sono alcuni esempi che vengono proposti come tipologie di intervento alla luce della Laudato si’. Come valutarle? La prima cosa che balza agli occhi è che si tratta di iniziative che intervengono su questioni controverse e che non è detto che costituiscano un bene. L’etica sociale che anima queste proposte è incerta e discutibile. Le energie rinnovabili sono veramente pulite? Non si fa gli interessi di nuovi gruppi economici? Lo smaltimento delle tecnologie impegnate è così ecologico come si dice? E’ poi vero che le non rinnovabili sono dannose e esauribili? Il welfare di accoglienza riguarda anche gli immigrati irregolari? Il furgone è una cosa buona perché trasporta i disabili o perché è elettrico? Il “voto col portafoglio” è così ideologicamente puro come si vuol far credere? È la Bibbia che deve illuminare il problema ecologico o si deve leggere la Bibbia a partire dal problema ecologico per farle dire ciò che non dice?

Inoltre la guida della FOCSIV è realizzata con il contributo del progetto dell’Unione Europea: “Make Europe Sustainable for All” per un’Europa verde, salutare ed equa [LEGGI QUI]. Questi concetti e programmi che vengono dall’Unione Europea portano soldi ma anche impongono paletti su come realizzarli. Per esempio iniziative di ecologia integrale contro il fenomeno dell’aborto non sarebbero ammesse. Quando si prendono soldi dall’Unione Europea si incorpora anche la sua ideologia e così i progetti, compresi quelli per l’aria o l’acqua pura, diventano impuri.

Si impone poi un’altra valutazione. Tutti gli interventi sopracitati riguardano o l’ambiente o l’equità sociale, soprattutto sul lavoro, nessuno riguarda la vita, la procreazione e la famiglia. Gli elementi di “ecologia umana” che per Giovanni Paolo II e Benedetto XVI erano principali e fondamentali, ora sono spariti. C’è un impegno per la biodiversità mediante la piantagione di alberi o la creazione di fattorie ecologiche didattiche ma le espressioni aborto, embrioni umani, figli programmati in laboratorio, genderismo, eutanasia, suicidio assistito, utero in affitto non si sentono mai. Non si capisce allora che razza di ecologia integrale sia questa che viene proposta. Evidentemente essa non è né ecologia (ma ambientalismo ideologico) né integrale (perché lascia fuori le cose più importanti).

Fonte: Osservatorio Internazionale Card. Van Thuân

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