Addio Sardine

di Giuseppe Leonelli.

Giovedì la presentazione del cosiddetto “manifesto valoriale”, poi le Sardine prenderanno una “legittima pausa di riflessione e di riposo”. E’ il messaggio che Santori ha scritto nella chat interna del gruppo che ha fondato sei mesi fa a ridosso delle elezioni regionali in Emilia Romagna. Un messaggio fedelmente riportato da Repubblica. “Sono conscio che qualcuno preferisce farmi le scarpe e screditare me e le persone che mi supportano” ha scritto Santori nella chat parlando anche di “frustrazione e saccenza”.

Insomma le Sardine si prendono una pausa di riflessione. Come gli innamorati che preferiscono mitigare l’addio con un arrivederci. Per annacquare l’amarezza della fine. Per non dirsi tutta la verità in un momento. Già, perchè l’impressione netta è che le Sardine dopo questo riposo non torneranno. Almeno non nella forma che si erano date. Alcuni membri verranno inglobati dal centrosinistra, altri la loro ricompensa l’hanno già avuta, come la sindaco di Marzabotto, Valentina Cuppi eletta presidente del Pd, senza essere iscritta al Pd, altri ancora resteranno silenti in attesa di nuovi sviluppi. Che arriveranno.
Una cosa deve essere chiara, del resto. In questo caso, a differenza delle storie d’amore al tramonto, non si tratta di un fallimento. L’innamorato dal quale le Sardine si prendono una pausa ha infatti un volto preciso ed è quel Partito Democratico che hanno contribuito a salvare da una possibile debacle in terra emiliana. Il Pd di Bonaccini ha fatto leva sull’entusiasmo fintamente apartitico di Santori e compagni per scardinare il modello leghista e il gioco – complice la scarsa verve della candidata del Carroccio – è riuscito perfettamente.
L’Emilia Romagna è rimasta saldamente nelle mani della sinistra, il nemico sovranista è stato respinto e ora – portata a termine la loro missione – i pesciolini tanto amati dall’ex premier Prodi, dopo aver trovato anche un palcoscenico nazionale, possono godersi il meritato riposo. Il sonno dei giusti che serve peraltro a evitare ulteriori nuovi scivoloni come quello della foto coi Benetton nei giorni dello scontro su Autostrade.
Le sardine non torneranno, abbiamo detto, ma il bisogno del Pd di creare stampelle popolari che legittimino la progressiva perdita d’identità partitica resta ed è per questo che l’addio di Santori è avvolto da una ombra di tenere nostalgia e non certo di distacco doloroso.

“Sarebbe un bello spreco rovinare le amicizie o le connessioni che sono nate in questi mesi soltanto per un non detto o un sentito dire. E le sardine non sopportano gli sprechi”. Si legge alla fine della lettera di Santori. E c’è da scommettersi che il Pd non sprecherà questo tesoro. Certo, fra qualche anno bisognerà ammantarlo di una veste nuova, fingere si tratti di un movimento completamente diverso e nato dal basso. Ma nulla andrà sprecato. L’arma sardinesca che ha consentito di salvare il fortino rosso è troppo preziosa per non essere riutilizzata. Magari già alla prossima chiamata alle urne in Toscana. Prima però occorre percorrere un passaggio inevitabile: le Sardine devono estinguersi perchè dalle loro ceneri possa nascere un nuovo bluff, utile, anzi indispensabile, al Sistema.

Fonte: l’Occidentale

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