Virologi, moralisti e fancazzisti: i Savonarola della decrescita infelice

di Bilbo Baggings.

Nuovi Savonarola all’opera. Quale migliore occasione di una pandemia, di un virus, di una pestilenza! Non hanno letto Albert Camus, ma dovrebbero farlo, almeno si darebbero un tono culturale, da veri radical.

Eccoli col ditino alzato, da tutti i mainstream media, a pontificare banalità, ma talvolta anche propositi raggelanti. Pensano, alla fine, che il virus è una giusta punizione per il male che abbiamo fatto, perché “noi siamo colpevoli”.

Uno normale crede che bisognerebbe far di tutto per ritornare a vivere, commerciare, produrre, divertirsi, incontrarsi, proprio come si faceva prima.

E invece no. Ascoltateli: il virus è un messaggio della natura “che si ribella”, è un’occasione per “cambiare il nostro stile di vita”, dobbiamo renderci conto che “nulla sarà come prima”, ma non è uno svantaggio, anzi, è “un bene”.

Adepti della decrescita felice, millenaristi di ritorno, fancazzisti d’ogni tipo, moralisti da strapazzo. Tutti questi hanno vinto alla lotteria. Quando gli ricapita? Potranno far danni e delirare impuniti, esser mantenuti senza lavorare, facendo pure la morale agli altri…

Ci sono quelli che “il capitalismo è da ripensare” (si, magari prendendo spunto dalla Cina…), quelli che, sotto sotto, pensano che a Milano e in Lombardia se la sono proprio meritata: “troppo benessere”, troppo lavoro, troppe attività commerciali professionali industriali finanziarie immobiliari edilizie. E basta! “Impoveritevi un po’ anche voi!”.

C’è, immancabile, Saviano, dal suo attico di New York, c’è Serra che se la prende con i bergamaschi (e questo, permettete, è proprio inaccettabile: parliamo di gente che è morta da sola e in silenzio, senza una lamentela. Verrà il giorno di restituire a tutti costoro la straordinaria dignità che meritano).

Ci sono quelli che “finalmente l’aria è pulita”, e nei boschi “tornano cervi lupi cinghiali”.  Quelli che “aveva ragione Greta Thunberg”, il pianeta è proprio malato e ci ha mandato “un pesante avvertimento” (dove, semmai, si conferma che la suddetta ragazzina porta proprio sfiga….).

E ci sono poi loro, i nuovi guru del “distanziamento sociale”: virologi, infettivologi, epidemiologi, batteriologi (esistono anche questi?). Ma li sentite? Loro sì, hanno fatto il colpo grosso e raccolgono l’occasione della vita. La stragrande maggioranza di loro (tranne qualcuno) non ha capito un bel nulla del virus, quando era essenziale farlo. Ci hanno detto tutto e il contrario di tutto. Eppure sono su ogni canale televisivo, si collegano da ogni dove. Uno pensa che dovrebbero stare a spremersi le meningi per inventare rimedi che ci consentano di riprendere a vivere normalmente: farmaci, vaccini, tamponi, analisi sierologiche. In fondo, li pagano per questo. Invece stanno sempre in tv, come le star, a dirci come dovremo vivere e lavorare. Ci si chiede quando lo trovino, loro, il tempo per lavorare in laboratorio o in ospedale, cioè negli unici luoghi in cui dovrebbero legittimamente decidere qualcosa.

L’altro giorno, uno di questi “scienziati” affermava perentorio che “non si transige”: per contenere il contagio bisogna “tracciare le persone”, con le APP o con qualunque altro mezzo, “e chissenefrega della privacy”.

Ecco, io vorrei che qualche politico con le palle dicesse chiaro a questi “signori del distanziamento sociale” che andassero a occuparsi dei loro laboratori. Che spiegasse loro che, invece, si deve proprio “transigere”. Perché la salute (fisica e mentale) di noi tutti si protegge in tanti modi. Perché i beni e i valori che contano sono tanti, e tutti vanno tenuti in conto.  Perché la vita delle persone non può essere quella che ci prefigurano. E perché verrà pure il momento in cui potremo praticare non già il “distanziamento sociale”, ma quello mentale da tutte queste follie.

Fonte: l’Occidentale

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