Gervasoni in esclusiva: “Ecco il destino del Governo, del M5S e dei moderati”

Intervista di Federica Ciampa.

“Il sovranismo è soprattutto un fenomeno di reazione culturale alla globalizzazione e a questa forma di progressismo, molto diversa da quella della vecchia sinistra: si tratta di un progressismo che difende le minoranze. Ne è un esempio la politica del PD, la quale è sostanzialmente tesa a favorire immigrati, gli LGBT e così via, alienandosi completamente rispetto alle simpatie delle classi popolari ed incarnando delle battaglie volte a cambiare la natura umana e la società: genitore 1, genitore 2, la famiglia arcobaleno. Si tratta di aspetti sociali che i vecchi comunisti non volevano assolutamente cambiare, perché anche loro credevano nella famiglia naturale, nel padre, nella madre, nei figli. In passato, quindi, la sinistra tendeva a voler almeno rappresentare la maggioranza ed il proletariato, il quale, ormai, vota stabilmente a destra”

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Professor Gervasoni, partiamo con una curiosità: sui Suoi social network, per descrivere il Governo giallorosso, utilizza spesso la parola “cagoia”, coniata da D’Annunzio ormai un secolo fa. Perché proprio questa espressione?

Ho chiamato questo governo così in modo scherzoso, perché la nascita del Governo Conte bis coincide temporalmente con il settembre del 1919, quando stava partendo l’azione fiumana. D’Annunzio aveva riferito il termine “Cagoia” al Governo Nitti: è una parola che, al contrario di ciò che si può pensare, in dialetto triestino, fa riferimento alla lumaca ed, in qualche modo, ad un personaggio timoroso, quindi a mancanza di coraggio. A me l’operazione che ha portato al Conte bis è sembrata fondata sulla paura e anche sull’accostamento di forze politiche diverse, tutte unite per evitare le urne ed, eventualmente, per evitare che vincesse Salvini. Questa terminologia, tra il serio e il faceto, mi è apparsa efficace. Ad ogni modo, che questo Governo non stesse in piedi lo si poteva già vedere a Settembre, anche se quando ho iniziato ad utilizzare questo termine lo dicevamo in pochi, mentre ora hanno iniziato a scriverlo tutti i giornali.

Proprio con riguardo a Giuseppe Conte, Lei è sempre stato abbastanza critico nei suoi confronti, anche quando era sostenuto dalla Lega. Come mai questa diffidenza?

Ormai ho una diffidenza naturale nei confronti della cosiddetta “società civile” in politica, soprattutto quando questa non è legittimata dal voto. Per intenderci: Berlusconi era società civile in politica ma aveva preso un sacco di voti ogni volta che aveva ricoperto il ruolo di Premier. Invece, questi fenomeni per i quali vengono prese figure che non si sa bene da dove vengono, cosa fanno, qual è il loro passato, che cosa pensano, che non si sono mai esposte e vengono messe in ruoli di primissimo piano, come nel caso del Presidente del Consiglio, mi suscitano un certo sospetto fin dall’inizio. Dopodiché, vedendo una serie di comportamenti, in base ai quali la linea del primo Conte era una linea estremamente divergente da quella della Lega e degli stessi Cinque Stelle, mi è parso che non ci fosse nulla di buono da attendersi, come poi è avvenuto. Tuttavia, francamente, non mi aspettavo che Conte facesse una prova di forza di questo genere, nel momento in cui Salvini ha annunciato la sua volontà di far cadere il Governo ad Agosto. Quindi, in qualche modo, lo avevo sottovalutato, perché Conte, effettivamente, ha dei supporti importanti, sia a livello nazionale, sia a livello internazionale, che sono necessari per poter fare un’operazione di questo genere, senza avere dei voti.

Come professore, cosa ne pensa delle varie proposte dell’attuale Ministro dell’Istruzione Fioramonti, come, ad esempio, quella di introdurre delle ore di ambientalismo nei licei o di rimuovere il crocifisso nelle scuole?

Ricordo che ha proposto anche cose che non competono al suo Ministero, come, per esempio, le tasse sulle merendine. Rispetto ai due esempi che lei mi segnala, invece, per quanto riguarda la rimozione del crocifisso nelle scuole non è la prima volta che viene proposto. Si tratta di una proposta completamente assurda che accumuna Fioramonti ad alcune organizzazioni islamiche, le quali chiedono l’eliminazione del crocifisso in nome della laicità. Nel nostro ordinamento legislativo esiste il Concordato che, nonostante non parli espressamente del crocifisso nelle scuole, fissa un orientamento di fondo, in base al quale il nostro Stato ha un rapporto privilegiato con la religione cattolica. Questo ci differenzia, ad esempio, dalla Francia, nella quale, in seguito ad una legge del 1905, c’è una totale separazione dello Stato dalla Chiesa. Certo, il Concordato nella nuova versione voluta dal Governo Craxi riconosce anche ad altre Chiese un ruolo – ci mancherebbe altro –  però resta il rapporto privilegiato con la Chiesa cattolica. Ancora, la nostra identità nazionale è fondata sul cattolicesimo, quindi non si riesce a capire che male faccia questo simbolo, che, comunque, riguarda un Dio che si immola per l’umanità, aspetto che distingue il cristianesimo da tutte le altre religioni monoteistiche. Dunque, è particolarmente grave che un Ministro pensi che il crocifisso possa impaurire gli alunni e le giovani mente.

E sulle ore dedicate all’ambiente…

Queste mi ricordano un po’ l’ora di “mistica fascista”, che veniva fatta durante il fascismo, negli anni ’30, ed era propaganda allo stato puro, nonostante la propaganda entrasse anche nelle altre materie: in questo caso vi era un esponente del Partito Nazionale Fascista che si recava nei licei ad arringare i poveri studenti. Ora la nuova ideologia è l’ecologismo: non che la difesa dell’ambiente non sia importante – anzi! – però, nel momento in cui si trasforma sempre più in un’ideologia la questione diventa più discutibile. Semmai, la tutela dell’ambiente dovrebbe entrare, a mio avviso, nelle ore di educazione civica, che il Governo precedente aveva fatto introdurre, mentre questo Governo le ha rimandate e, probabilmente, nemmeno le porterà avanti. Ecco, in queste ore è giusto far rientrare anche il tema della difesa dell’ambiente. Poi, occorre capire cosa si intende con questa espressione: cioè, difendono di più l’ambiente quelli contrari al MOSE, lasciando che Venezia venga invasa dalle acque – per restare su un tema di questi giorni – oppure, quelli che, invece, sono favorevoli? Anche qui, a me sembra che in questa ora di “mistica ecologista”, diciamo così, sia prevalente la tesi di quelli che intendono l’ecologia come “non fare nulla”, il che, però fa sì che i disastri avvengano anche in maniera più rapida.

Andiamo sulla politica in senso stretto: ultimamente stanno nascendo dei partiti che puntano a riempire uno spazio al centro. Questo spazio c’è effettivamente oppure questi neo-partiti rischiano poi di non avere un numero sufficiente di voti?

Più che una nascita effettiva di nuovi partiti vedo molte chiacchiere su questa volontà di occupare il centro. Si tratta, comunque, di un vecchio discorso, perché è da decenni si parla di questo, cioè dal momento della scomparsa della Democrazia Cristiana. Secondo me, si tratta di un discorso fuori dal tempo, perché, ormai l’elettore centrista o moderato, che sceglie in base ai programmi, che vuole una proposta politica che comprenda sia elementi di destra, sia di sinistra – ammesso che sia mai esistito in passato – oggi è completamente finito. Questo non solo in Italia, ma in tutti i sistemi politici occidentali prevale la polarizzazione: basta guardare agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna, per citare due sistemi democratici più antichi.

Quindi, se capisco bene, i cosiddetti “moderati” sarebbero in realtà persone “arrabbiate”, magari perché colpite dalla crisi economica e dalle tasse. E’ così?

Sì. Il termine “moderato” ha una lunga storia, però oggi non si capisce bene che cosa indichi. Chi sarebbe il moderato? Non è possibile identificare l’astensione al 38%, con la volontà dei cittadini di volere un partito di centro: molti astensionisti sono delusi dai Cinque Stelle e non si ritrovano nella Lega o in Fratelli d’Italia; un’altra parte sono delusi dalla sinistra e non ritengono che i Cinque Stelle siano una valida alternativa; infine, ci sono anche quelli delusi dalla destra. Ad esempio, quando si parla di Forza Italia: è il partito che negli ultimi anni si è voluto dare – per così dire – una “riverniciata centrista”. Però non è mai stato un partito centrista, anzi, è sempre stato un partito con marcate caratteristiche conservatrici, tant’è vero che, negli anni d’oro del berlusconismo, Berlusconi veniva accusato dalla sinistra di essere fascista e populista. Il Berlusconi a cui io sono politicamente legato resta quello dello scontro nel Parlamento europeo contro Schulz; quello che ha messo in discussione molti tabù dell’Unione Europea; è anche quello che faceva le corna, in una foto di gruppo, durante un vertice europeo. Poi, a partire dal 2011, per tutta una serie di ragioni, hanno voluto darsi questa “riverniciata”. Però, gli italiani che lo votavano in massa non erano centristi, anche perché il centrismo era rappresentato solo da esponenti come Casini, i quali, guarda caso, sono finiti a sinistra.

Invece, per quanto riguarda il Movimento Cinque Stelle, secondo lei, che fine potrebbe fare?

Questa è una domanda alla quale non è facile rispondere, o meglio, alla quale è facile dare la risposta sbagliata nella previsione. Il Movimento Cinque Stelle nasce come movimento populista ed anti-establishment per eccellenza, almeno nella sua forma più estrema; poi si trasforma, in tempi abbastanza rapidi in un partito pro-establishment, nonostante nella retorica cerchi di mantenere l’espressione originaria. È difficile capire l’orientamento degli elettori. È difficile capire se quel risultato – che aveva portato a toccare picchi che solo da Democrazia Cristiana, in passato, era riuscita a raggiungere – sia dato da una prevalenza di elettori arrabbiati oppure se ci sia dell’altro. È difficile capire quale sarà l’evoluzione. Inoltre, c’è anche da considerare l’ipotesi – per il momento abbastanza lontana – che un Movimento Cinque Stelle ridimensionato possa assieme al PD ricomporre un’area di sinistra. Infatti, il Movimento Cinque Stelle nasceva come anti-sistema, né di destra, né di sinistra, però il suo impianto valoriale era certamente più di sinistra che di destra. Oppure il Movimento potrebbe cercare di ritrovare una sua verginità, tornando ad essere anti-establishment contro un eventuale Governo di destra-centro che si potrebbe formare allorquando ci si lasci andare al voto. Quindi, in realtà, ci sono diverse strade aperte. Io non sono convinto che muoia in così breve tempo, perché, nella scienza politica, è accertato che un partito che supera il 30% non vede la sua fine così facilmente: infatti, se si arriva a quei risultati, significa che nel Paese c’è un consenso che poi impiega del tempo ad esaurirsi, ammesso che debba esaurirsi.

Nel suo ultimo libro “La Rivoluzione Sovranista” si deduce che, ad oggi, chi fa la rivoluzione è il conservatore. Un’altra causa di ciò, oltre alla crisi del 2008, potrebbe essere riscontrata nel fallimento delle cosiddette “battaglie progressiste”, visto che ve ne sono sempre di nuove, che, però, non sempre sono prioritarie, per quello che identifichiamo come Paese reale?

Io nel libro parto dalla crisi del 2007-2008, però, poi, non do una lettura economicista dei fenomeni sovranisti: la crisi ha indebolito la classe media, portando con sé degli effetti sociali e culturali. Per me, infatti, il sovranismo è soprattutto un fenomeno di reazione culturale alla globalizzazione e a questa forma di progressismo, molto diversa da quella della vecchia sinistra: si tratta di un progressismo che difende le minoranze. Ne è un esempio la politica del PD, la quale è sostanzialmente tesa a favorire immigrati, gli LGBT e così via, alienandosi completamente rispetto alle simpatie delle classi popolari ed incarnando delle battaglie volte a cambiare la natura umana e la società: genitore 1, genitore 2, la famiglia arcobaleno. Si tratta di aspetti sociali che i vecchi comunisti non volevano assolutamente cambiare, perché anche loro credevano nella famiglia naturale, nel padre, nella madre, nei figli. In passato, quindi, la sinistra tendeva a voler almeno rappresentare la maggioranza ed il proletariato, il quale, ormai, vota stabilmente a destra. Ciò è dovuto naturalmente alla trasformazione della politica in bio-politica, un fenomeno ormai decennale, che trova origine nelle innovazioni tecnologiche. Questa opera di resistenza a tutela dell’umano è, oggi, svolta dalla destra. Si, esattamente. Ecco perché a me sembra che ora l’umanità sia più tutelata da questa nuova destra. Per cui, in effetti, la reazione di molti elettori – anche se, ovviamente, il tutto non può essere ridotto a termini elettorali – è stata quella di spostare la propria preferenza.

In questo senso si può dire che la sinistra ha perso contatto con il Paese reale…

Certamente. Ne sono un esempio la stampa e la politica progressiste, che – in questi giorni critici per l’ILVA – erano tutti impegnati nella denuncia di un razzismo e di un antisemitismo, inesistenti in Italia. Si tratta, infatti, di fatti di cronaca e di fenomeni marginali, riguardanti la minoranza della popolazione, che vanno certamente condannati, ma che sono stati anche ingigantiti. Io ho l’impressione che tutto ciò, nei giorni dell’ILVA, sia dovuto al fatto che la sinistra non ha niente da dire sull’ILVA ed il PD, in particolare, deve giustificare ai suoi elettori di essersi piegato alle richieste dei Cinque Stelle, votando a favore dell’eliminazione dello scudo penale. Non c’è niente di meglio che parlare di altro ed inventarsi l’ennesimo ritorno del fascismo e dell’antisemitismo, quando, poi, appunto, basta grattare un po’ per capire che l’antisemitismo, ad oggi, ha più a che fare con l’estrema sinistra, che con l’estrema destra: basti vedere questa nuova assessore a Napoli, appena nominata, che ha fatto affermazioni condannate persino dalla comunità ebraica, per affermazioni discutibili nei confronti di Israele. Tutti questi fenomeni fanno sì che la sinistra, andando avanti, si alieni sempre di più, anche rispetto ai suoi stessi elettori.

Allora sarà interessante vedere il risultato delle regionali in Emilia Romagna…

Sicuramente! Il risultato del 26 gennaio sarà fondamentale, perché se riuscisse a vincere la cosidetta destra-centro rappresentata dalla candidata Lucia Borgonzoni, vorrebbe dire che una quota abbastanza importante di elettori tradizionalmente di sinistra e progressisti si sono spostati a destra. Questo, aldilà del caso locale, avrebbe un significato notevole.

Fonte: l’Occidentale

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