Noto: “Dopo piazza San Giovanni, scatto del centrodestra nei sondaggi”

Intervista di Pasquale Ferraro.

Quanto la manifestazione del 19 ottobre ha “fatto bene” al centrodestra? E soprattutto, il governo riuscirà a superare la prova delle elezioni regionali? Domande d’attulità politica che abbiamo rivolto ad Antonio Noto di Noto Sondaggi per sapere anche cosa ne pensano gli italiani.

Antonio Noto, dopo la manifestazione del 19 ottobre, la sensazione è che il centrodestra sia in buona salute…

Noi abbiamo presentato Porta a Porta un sondaggio che dava un decremento della coalizione di centrosinistra ed un incremento del centrodestra. Ora bisogna capire se questo trend è dovuto più alla manifestazione di sabato o più agli effetti della manovra. E’ difficile capirlo. Sempre nel sondaggio che abbiamo presentato, in merito all’opinione sulla manovra, prevalgono pareri negativi anche dall’elettorato Pd e 5Stelle. Ora c’è da capire se la crescita del centrodestra è dovuta più alla percezione della manovra o alla prova di vitalità di Piazza San Giovanni.

Dunque, il trend del centrodestra sembra vincente…  

Non solo è vincente, ma è come se in questa settimana ci fosse stato uno scatto a favore del centrodestra.

M5S e Pd potrebbero mettere in difficoltà la coalizione di centrodestra?

Per ora, a livello nazionale, no. I quattro partiti del centrodestra che stiamo testando (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Cambiamo! ndr) hanno qualche punto di vantaggio sulla coalizione di governo.

La manifestazione del 19 ottobre potrà influire nei prossimi mesi a livello di consenso?

Potrà certamente influire se a partire dalla manifestazione di Piazza San Giovanni si crea una comunicazione tale che continua a dare valore a quel messaggio. Come qualsiasi forma di comunicazione, se rimane solo un momento spot è destinato ad evaporare, se invece la comunicazione su quelli che sono stati i motivi che hanno portato la gente a scendere in piazza continuano a rimanere vivi anche nei prossimi mesi, allora il messaggio può avere un riscontro maggiore.

Le piazze lasciano ancora il segno?

Sì, lasciano il segno per due motivi: c’è una parte di elettorato rappresentato da coloro che scendono realmente in piazza (e possono essere 50mila, 100 mila, 200 mila), i quali hanno un legame emotivo/sentimentale con quella coalizione; poi ci sono una serie di elettori che vedono la piazza attraverso la tv e i media e questi  sono di numero molto maggiore rispetto a coloro che si sono recati in piazza. In questo senso diciamo che la piazza ha un doppio valore: ha il potere di galvanizzare sia chi è stato presente fisicamente,  sia coloro che ne sono stati spettatori attraverso tv, siti internet e giornali. Ecco, da questo punto di vista, la piazza rimane un ottimo indicatore del trend del consenso.

Piazza San Giovanni per la prima volta ha sancito il passaggio della leadership del centrodestra da Berlusconi a Salvini, quanto questo influisce sull’elettorato moderato?

Io su questo elettorato moderato ci credo poco, poiché tutti coloro che si dichiarano moderati nella realtà non lo sono: Renzi si dichiara moderato, Berlusconi pure. Tutto sommato ci può essere un elettorato più moderato all’interno  del centrodestra, ma non lo vedo all’interno centrosinistra. Se guardiamo la comunicazione dei leader ci accorgiamo che, in realtà, non è una comunicazione moderata perché quest’ultima non attrae più consensi. Berlusconi secondo me ha fatto un calcolo: la tematica di questa settimana è che Renzi, anche se non lo dice in maniera netta, vuole conquistare l’elettorato di Forza Italia. Ecco, quando sondiamo l’elettorato di Forza Italia e chiediamo se in futuro si sentono, indipendentemente dal voto, più attratti dal partito di Renzi o dalla Lega, gli elettori azzurri guardano più al centrodestra e alla Lega piuttosto che al partito di Renzi. Per questo il messaggio di Berlusconi è stato studiato a tavolino ed è andato a soddisfare le esigenze del proprio elettorato, quello zoccolo duro che, nonostante le avances del leader di Italia Viva, guarda al centrodestra.

Gli elettorati Pd e M5S appaiono sovrapponibili.  Sembra quasi che all’incremento degli uni corrisponda la discesa degli altri…

C’è da dire che è ancora una coppia giovane e, soprattutto, non sappiamo se continuerà ad essere tale. In ogni caso, nei sondaggi nazionali noi, per la verità, registriamo una flessione di entrambi. Da quando è nata questa alleanza il Pd ha perso quattro punti. Certo, li ha persi anche per via di Renzi ma non solo: aveva già avuto una flessione prima che l’ex premier lasciasse il Pd. Dall’altra parte, anche i 5S hanno perso qualche punto. Di fatto, si può dire che non è un alleanza che ha attratto consensi, anche perché è stata battezzata nel momento peggiore per attrarre consenso, ovvero quando si vara la manovra.

Come si stanno avvicinando le nuove generazioni al voto? Ci dobbiamo aspettare qualche sorpresa ambientalista?

Diciamo che sono due contesti diversi, in quanto l’interesse dei giovani alle tematiche ambientaliste non si sta trasformando in una partecipazione attiva alle urne. Non c’è ancora questo legame.

Da un punto di vista politologico, come si immagina il quadro partitico da oggi ai prossimi anni?

E’ impossibile fare previsioni, perché abbiamo visto che il quadro politico cambia non da un anno all’altro, ma da un giorno all’altro. Chi avrebbe mai pensato a Luglio ad un’alleanza Pd-M5S generata da Renzi? Io ritengo che le prossime tre elezioni regionali in Umbria, Calabria ed Emilia- Romagna ci potranno far capire se ci saranno o meno elezioni politiche a breve. Poi ci sarà la tornata di maggio e questa potrà essere foriera di altri scenari. E’ chiaro che se l’alleanza di governo dovesse perdere contemporaneamente Umbria, Calabria ed Emilia-Romagna – e non è detto che accada – è ovvio che la questione si porrebbe molto prima della tornata di maggio. In ogni caso, il banco di prova maggiore è indubbiamente l’Emilia-Romagna…

In che senso?

Le spiego: il centrodestra potrebbe vincere in Umbria e in Calabria. In questo caso è molto probabile che non accada nulla al governo, dato che il centrosinistra le dà già quasi per perse. Ma se il centrodestra dovesse vincere in Emilia-Romagna non può non accadere niente. Anche perché parliamo di una regione pulita, senza scandali e con un Presidente comunque apprezzato e con una buona reputazione. E’ ovvio che diventerebbe una questione puramente politica. Per cui, il 26 gennaio è la prova del nove per sapere se questo governo dura o è destinato a traballare.

Fonte: l’Occidentale

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